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Asse tecnologico e commerciale Usa-Ue, B. Quintieri (Tor Vergata): “In un mondo frammentato è la Cina ad avere la meglio”

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La sfida è riuscire a trovare un approccio multilaterale ai problemi che oggi sussistono tra Washington e Pechino, perché lo scontro frontale porta solo alla frammentazione e in un mondo diviso è la Cina che potrebbe avere la meglio sulla controparte occidentale. Sul tavolo i tanti problemi legati all’ambiente, all’inquinamento, alle tecnologie avanzate e alle catene del valore.

Il Consiglio UE-USA per il commercio e la tecnologia e la paura della Cina

L’area di commercio atlantica tra Stati uniti ed Unione europea vale più di 1000 miliardi di dollari, l’era Trump è finita, è il momento di rivedere le inutili barriere alle imprese e di tutelare i comuni interessi. Dopo diversi anni di rapporti tesi e a volte piuttosto ambigui, si rinsalda l’antico legame tra Stati Uniti ed Europa, grazie ad un nemico comune: la Cina.

Questo il pensiero della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in occasione del vertice con il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, da cui ha preso vita l’idea di un Consiglio per il commercio e la tecnologia UE-USA.

Due gli obiettivi di questo forum transatlantico: cooperare ed allinearsi sulle questioni tecnologiche di respiro globale, ad esempio il problema degli approvvigionamenti di semiconduttori, e nuovi piani di tassazione internazionale, più equa, in particolare per quel che riguarda le società di internet.

Qui la von der Leyen è stata chiara, riguardo l’argomento sensibile della “tassazione internazionale equa delle società”: “Abbiamo chiarito e discusso che la nostra proposta sarà non discriminatoria, non porterà alla doppia imposizione, una volta entrato in vigore il Primo Pilastro dell’accordo OCSE“.

Terzo elemento strategico è la collaborazione fattiva nello sviluppo di nuove tecnologie all’avanguardia per comuni applicazioni e di nuovi quadri regolatori sia per le piattaforme, sia per settori chiave come l’intelligenza artificiale e le biotecnologie.

Quintieri: “Multilateralismo per evitare un’insidiosa frammentazione globale”

L’idea alla base di questa iniziativa sembra essere quella di voler rafforzare il partenariato tra USA e UE. Dal punto di vista economico il legame tra le due sponde dell’Atlantico non è stato mai messo in discussione, ma certamente è stato logorato negli ultimi tempi da una serie di decisioni molto discusse dell’ex Presidente americano, Donald Trump, principalmente di natura protezionistica. Il Consiglio per il commercio e la tecnologia dovrebbe quindi avere finalità tecniche, per rafforzare le supply chain e l’integrazione delle catene del valore, dove oggi la Cina ha un ruolo di primo piano e sta costantemente migliorando il proprio livello di innovazione“, ci ha raccontato Beniamino Quintieri, Professore di Economia e finanza internazionale all’Università “Tor Vergata”.

Gli Stati Uniti hanno ancora la leadership in questi settori ad alto contenuto tecnologico, ma temono la concorrenza cinese e la velocità con cui questa si afferma e progredisce. Il Consiglio potrebbe essere il tassello di una strategia più ampia del Presidente americano, Joe Biden, per riprendere, rafforzare ed assicurarsi le relazioni transatlantiche – ha aggiunto Quintieri – con lo scopo dichiarato di contrastare apertamente Cina e Russia. Relazioni che si devono basare su una serie di valori e principi condivisi tra Usa e Ue, segnatamente diritti umani e tutela dell’ambiente. Tematiche su cui c’è molta più attenzione da parte di Biden, rispetto a Trump, e che sono pienamente condivise da Bruxelles“.

Il problema è che l’Europa si mostra molto più cauta in questa strategia americana aggressiva nei confronti di Pechino e Mosca. Non sarà facile per Biden ottenere il via libera da tutti i Paesi europei nell’isolare la Cina, perché la Cina resta il primo partner commerciale per molti di essi. Un esempio concreto è la Germania, per la quale il grande Paese asiatico rimane partner commerciale di rilievo e sbocco fondamentale dei propri prodotti. Per questo l’Europa si mostra e si mostrerà più cauta degli Stati Uniti“, ha proseguito il professore.

Ma non solo, ha precisato Quintieri, perchè dall’altra parte del mondo, “Paesi storicamente alleati degli Stati Uniti, come Giappone, Corea del Sud e Australia, hanno firmato assieme ad altri 12 Stati del Sud Est asiatico l’accordo di libero scambio con la Cina che prende il nome di RCEP. Ennesima dimostrazione del peso economico di Pechino nelle relazioni internazionali“.  

L’unica via di uscita possibile da questa situazione di impasse è un approccio multilaterale al problema. Così forse si potranno mettere sul tavolo alcune delle questioni si cui Biden si sta occupando e che però vedono la Cina mettersi di traverso. Multilateralismo per assecondare diversi interessi e portare la Cina al tavolo delle trattative, evitando una grande frammentazione commerciale a livello internazionale. In uno scenario frammentato il rischio più grande è ritrovarsi la Cina a fare da padrona, con nuove iniziative come la Nuova via della seta o le politiche economiche messe in campo in Africa. Bisogna portare la Cina ad accettare alcune regole, a farsi carico di alcuni accordi e a condividere alcuni punti di vista sul mondo e sul futuro che convergano in qualche modo con quelli europei ed americani, principalmente in ambito commerciale e ambientale, nonché del contrasto ai cambiamenti climatici”, ha concluso Quintieri.

Il gap crescente con la Cina

C’è in sostanza la necessità da parte americana di assicurarsi un nuovo patto di alleanza con i Paesi europei, perché la Cina è ormai una realtà ingombrante dal punto di vista di Washington, mentre nel vecchio continente non tutti i Governi hanno la stessa opinione su Pechino.

C’è l’impressione che Stati Uniti ed Europa abbiano il timore di un gap crescente con la Cina, soprattutto in campo tecnologico. L’economia di internet e quella digitale è cresciuta in Asia, tanto da creare nuove aree di influenza, proprio grazie all’intraprendenza di Pechino, che ha alimentato e cementificato questa crescita esponenziale con il controllo dello Stato.

Un’economia a guida statale molto forte, che agli occhi occidentali non fa perno su principi democratici e liberali, con ampio impiego di strumenti di censura, controllo e repressione delle libertà fondamentali.

La Cina è stato un grosso tema al G7. Per l’Ue ci sono modi di cooperare, ad esempio sui cambiamenti climatici, è un concorrente economico e per questo servono strumenti per assicurare pari condizioni, ma sulla questione dei diritti umani e dei valori è un rivale sistemico. Questa è la cosa che ci divide di più“, ha dichiarato la Presidente della Commissione Ue, secondo quanto riportato da rainews.it.

Autocrazie le ha chiamate anche il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, intervenuto al vertice NATO europeo, ma è un giudizio su Cina e Russia che Parigi e Berlino non sembrano voler condividere del tutto, perchè non tutti vogliono lo scontro diretto (visti i grandi interessi economici in ballo), preferendo la strada del dialogo e del confronto anche determinato, ma pur sempre collaborativo, con il gigante asiatico e Mosca.

Con l’accordo di oggi Usa e Ue rafforzano la propria alleanza, consolidando una nuova stagione di cooperazione. In particolare, molte produzioni italiane di eccellenza potranno beneficiare della sospensione a lungo termine dei dazi commerciali. Un ulteriore passo verso il ritorno ad una piena collaborazione nei fori multilaterali, di cui beneficerà tutta la comunità transatlantica”, ha precisato Draghi.

Riguardo alla Russia, la von der Leyen ha affermato di aver incaricato Biden di portare al Presidente Russo, Vladimir Putin, un messaggio chiaro: “Siamo uniti con gli USA”, specificando che “Le nostre relazioni con la Russia sono al momento in una spirale negativa”.

Che ne sarà dell’autonomia strategica europea?

A quanto pare, sembra perder quota l’idea di autonomia strategica europea forte, che per qualche anno sembrava praticabile. Biden non la considera una buona idea, mentre per molti Stati europei è più semplice rimanere sotto l’ombrello atlantico, anche se il prezzo da pagare è una certa dipendenza da Washington.

Sull’argomento è intervenuto ancora Draghi: “Vorrei infine sottolineare l’importanza cruciale che l’Italia dedica al rafforzamento della cooperazione NATO-UE. Stiamo costruendo un’UE più forte anche nel campo della sicurezza e della difesa, nella ferma convinzione del positivo contributo basato sulla complementarietà che l’architrave europeo può fornire per rafforzare ulteriormente la NATO. Vorrei sottolineare a tutti i nostri alleati non appartenenti all’UE che questo è ciò che inequivocabilmente intendiamo per “autonomia strategica dell’UE”.

L’Europa, dal canto suo, non deve semplicemente seguire i grandi cambiamenti interni che la stanno caratterizzando (molti dei quali indotti dall’emergenza sanitaria legata al Covid-19), ma deve anche sapersi inserire e trarre vantaggi dai movimenti che stanno condizionando la geopolitica e il commercio a livello internazionale.