La nuova intesa tecnologica che stringe l’alleanza tra Regno Unito e Francia
Mentre l’Europa si confronta con un panorama geopolitico sempre più instabile e l’escalation di minacce ibride, Regno Unito e Francia rispondono con una nuova alleanza strategica che unisce spazio, supercalcolo, intelligenza artificiale (AI) e resilienza delle infrastrutture più importanti.
Al centro di questa rinnovata cooperazione c’è l’Entente Technologique: un patto di ferro tra i due Paesi per garantire sicurezza digitale, crescita economica e sovranità tecnologica.
Un accordo siglato a Londra dal primo ministro britannico Keir Starmer e dal presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, in visita di Stato oltremanica, che potrebbe ridefinire in maniera sostanziale gli orizzonti geopolitici europei da qui ai prossimi anni.
La minaccia ai sistemi satellitari e la lezioni dal fronte ucraino
Il conflitto in Ucraina ha dimostrato quanto le nostre infrastrutture civili – dalla rete elettrica ai trasporti, fino alle transazioni finanziarie – siano vulnerabili alla disattivazione dei sistemi di Posizionamento, Navigazione e Timing (PNT), tradizionalmente affidati ai satelliti GPS/GNSS.
Dispositivi portatili a basso costo sono oggi in grado di interferire (jamming) con i segnali satellitari, falsificare (spoofing) le coordinate geospaziali, causare blackout digitali in settori critici.
Per questo Londra e Parigi annunciano una strategia congiunta per sviluppare tecnologie PNT alternative, più resistenti alle interferenze.
e-LORAN: il “backup” terrestre del GPS
Tra le tecnologie protagoniste del piano, spicca e-LORAN, un sistema sviluppato dal governo britannico in collaborazione con il National Physical Laboratory e aziende private.
Si basa su torri radio terrestri, molto più difficili da disturbare rispetto ai segnali satellitari, per garantire continuità operativa anche in scenari di guerra elettronica.
Il sistema, già in fase di test avanzato, mira a diventare una rete di sicurezza nazionale per infrastrutture PNT come smart grid elettriche, ferrovie digitalizzate, reti 5G e data center, comunicazioni finanziarie.
AI e supercalcolo: il nuovo dominio della difesa digitale
Un secondo asse strategico dell’accordo riguarda l’intelligenza artificiale, che diventa il motore della cyber resilienza predittiva. L’intesa prevede:
- la creazione di un ponte AI-supercomputing tra Isambard-AI (UK) e GENCI (Francia);
- l’uso dell’AI per simulazioni di attacco, risposta automatica e digital twin di infrastrutture critiche;
- la condivisione delle best practices tra l’AI Safety Institute (UK) e INESIA (FR) per la governance e la sicurezza delle AI “di frontiera”.
Questi strumenti sono parte dell’AI Opportunities Action Plan, il piano britannico per accelerare l’adozione dell’intelligenza artificiale nell’economia e nella pubblica amministrazione.
Reti critiche ed energia
Le smart grid energetiche moderne si basano su segnali sincronizzati a livello sub-millisecondico per gestire il bilanciamento dei carichi, le fonti rinnovabili e le risposte in tempo reale.
Senza GPS o alternative sicure, intere regioni rischiano sia interruzioni nella distribuzione elettrica, sia disservizi nei sistemi di trasporto o fallimenti nella risposta emergenziale.
L’intesa raggiunta tra i due Paesi mira quindi a “ridisegnare la resilienza sistemica”, combinando AI, backup radio e interoperabilità tra i due Paesi.
Autonomia tecnologica condivisa e un “blocco parallelo” all’UE?
La Entente Technologique rappresenta sicuramente un modello concreto di sovranità e autonomia tecnologica condivisa, focalizzato su spazio e resilienza PNT, AI per la sicurezza nazionale, reti critiche ed energia.
In un’epoca in cui la cyberwarfare si combatte anche dal basso orbita, questa alleanza pone le basi per una difesa europea integrata, sostenuta da innovazione, ricerca e investimenti pubblici e privati.
Londra e Parigi dimostrano che l’innovazione può e deve essere anche uno scudo digitale e geopolitico per l’intero continente.
Se il Regno Unito riesce a coordinarsi bilateralmente con la Francia (e magari in futuro anche con la Germania) su temi core come AI, Difesa e Spazio, potrebbe emergere un “blocco parallelo” tecnologico che avrebbe l’effetto (indesiderato o desiderato) di escludere la governance europea comunitaria.
Questo bypasserebbe la lentezza burocratica di Bruxelles, creando pressione politica su Commissione e Parlamento europei. Un rischio insomma e tutto sommato, visti i tempi che corriamo, neanche poi tanto ipotetico.
Londra è uscita dalla porta della Brexit per rientrare dalla finestra del RearmEU?
A pensarci bene, attraverso il nuovo leitmotive della centralità e massima rilevanza della Difesa europea, sta passando anche un dissimulato riavvicinamento di Londra a Bruxelles.
La Brexit non si tocca in Gran Bretagna, ma Starmer ha cercato fin dall’inizio la finestra giusta da cui rientrare in Europa.
Il Regno Unito ha già stretto patti strategici separati con Paesi UE (es. accordi con Danimarca e Italia sullo spazio) e Londra punta molto su flessibilità regolatoria, in contrasto con la tendenza normativa dell’UE (si pensi all’approccio soft del Regno Unito sull’AI vs l’AI Act europeo).
Si potrebbe assistere all’estensione di questo, come di altri accordi, ai progetti Horizon Europe, Copernicus o Galileo, a cui il Regno Unito ha in parte riacceso accesso. Magari l’inclusione del Regno Unito nei consorzi EURODEFENSE o nella futura EU Space Strategy for Security and Defence.
Il problema non è certo un riavvicinamento tra Europa e UK, al contrario, ma un eccessivo protagonismo britannico spalleggiato dalla Francia fa bene ad un’Unione europea non troppo unità e in fase di transizione politica?
Voglia di dettare l’agenda tecnologica europea o solo di protagonismo politico?
Parigi è da sempre promotrice dell’autonomia strategica europea, mentre il Regno Unito – fuori dall’UE – resta uno dei principali partner militari e nucleari della NATO (non a caso, tra gli accordi raggiunti questi giorni, c’è anche il coordinamento nella deterrenza nucleare in Europa e ben oltre).
Tuttavia, con progetti bilaterali come Comand AI, che mira a sviluppare tecnologie per la pianificazione delle missioni militari alleate, o i supercomputer condivisi per simulazioni militari e cyberdifesa, i due Paesi possono dettare l’agenda tecnologica che anche Bruxelles dovrà seguire.
Da non dimenticare che sono le due potenze nucleari europee e quindi hanno un peso enorme quando si parla di Difesa e riarmo. Chi ha l’atomica comanda, gli altri sono chiamati solo a mettere i soldi nei vari progetti.
Se l’UE saprà integrare questa leadership nella cornice del RearmEU, potrà beneficiare di questa come di altre partnership. Ma se il piano europeo resterà incastrato in tranelli burocratici o non supererà il rischio della frammentazione politica, Londra e Parigi potranno dettare standard de facto in settori chiave come: resilienza spaziale (es. e-LORAN), AI militare, infrastrutture energetiche strategiche e digitalizzazione della difesa.
Non a caso, Macron si è lasciato sfuggire una frase piuttosto eloquente a riguardo: “Il Regno Unito e la Francia devono dimostrare ancora una volta al mondo che la nostra alleanza può fare la differenza“, aggiungendo, “salveremo l’Europa con il nostro esempio e la nostra solidarietà“.
I due Paesi, infine, sono pilastri della NATO, un’organizzazione in forte fase riorganizzativa, con gli Stati Uniti defilati e la possibilità di una nuova leadership. In uno scenario del genere, le tecnologie chiave in possesso di Londra e Parigi saranno probabilmente condivise prima con l’Alleanza Atlantica che con l’UE (cosa che troverebbe anche il consenso dei Paesi dell’Europa orientale più vicini al fronte ucraino).