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Aruba Enterprise: nuovo studio su come l’IT sta supportando le strategie “green” delle aziende

SCARICA IL WHITE PAPER “SOSTENIBILITA’ E TECNOLOGIA. UN PERCORSO SEMPRE PiU’ COMUNE”

I vantaggi della doppia transizione

Per rilanciare l’economia e l’occupazione, la produzione e gli investimenti, dopo il duro impatto della pandemia da Covid-19 in Italia e nel resto d’Europa, ci si è affidati a due strategie complementari: la transizione digitale e la transizione ecologica.

Lo stesso Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, il PNRR, considera la doppia transizione come un caposaldo strategico, sia per consolidare l’exit strategy dall’emergenza sanitaria sia per tornare a crescere ed essere competitivi a livello internazionale, in tutti i settori chiave per la nostra economia.

Tracce di questa rilevanza le possiamo trovare nel Green Deal europeo per contrastare i cambiamenti climatici, o a livello mondiale nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile con i suoi 17 obiettivi da raggiungere (Sustainable Development Goals, o SDGs).

La convergenza delle due transizioni sta già generando vantaggi ed opportunità di business piuttosto concrete e verificabili. Ad esempio, uno studio del Capgemini Research Institute ha stimato che 6 organizzazioni su 10, nei settori dei prodotti di consumo, della vendita al dettaglio e dell’energia, abbiano già registrato un aumento dei ricavi da operazioni sostenibili.

Inoltre, tutte le realtà che hanno costruito una roadmap completa per accelerare l’implementazione di programmi di Information Technology “green oriented” hanno appunto  ottenuto punteggi “Environmental, social and corporate governance” o ESG più alti (nel 61% dei casi) e prodotto un miglioramento della soddisfazione dei clienti (56%) e un risparmio fiscale (44%) come risultato diretto dell’implementazione.

La nuova ricerca su sostenibilità e tecnologia: la scena italiana

Proprio sull’innovazione e sulla sostenibilità ambientale nel nostro Paese, è stato pubblicato un nuovo White Paper realizzato da TIG/Indigo Communication con la collaborazione di Aruba Enterprise e VMware, dal titolo: “Sostenibilità e tecnologia. Un percorso sempre più comune”, frutto di un progetto di studio a cui hanno partecipato una ventina di imprese italiane di diverse dimensioni.

L’indagine ha permesso di comprendere quanta sensibilità ci sia oggi in azienda sul tema della sostenibilità ambientale, chi ne sia responsabile, come sia valutato l’impatto sull’ambiente generato dall’IT, come si stia procedendo in direzione del cosiddetto green data center e quali siano le iniziative di breve e lungo periodo adottate o in fase di lancio.

Dalla survey è emerso come il percorso avviato dalle realtà che lavorano in settori come l’energia, il farmaceutico o le utility, chiamate in qualche modo a guidare la transizione verde del Paese, sia risultato più semplice e rapido. Così è stato anche per i settori finanziario, dei servizi e dell’high-tech dove, tuttavia, sono già presenti piani green strutturati.

Nelle realtà medio-grandi, poi è contemplata almeno una figura di responsabilità nell’area della Corporate Social Responsibility (Csr), ma non è infrequente la scelta di condividere tale funzione fra i diversi dipartimenti.

i ricercatori hanno suggerito, infatti, che dalla collaborazione fra Csr manager e CIO possono derivare molte delle iniziative destinate a supportare le strategie complessive di sostenibilità aziendale.

Green IT, la scelta del giusto provider

Rispetto ai data center e alle infrastrutture cloud, prevale l’idea di ridurre lo spazio occupato dalle risorse tecnologiche tramite operazioni di consolidamento, virtualizzazione ed esternalizzazione, quali elementi fondanti dell’abbattimento dei consumi IT.

Il cloud, in particolare, è uno degli elementi fondamentali di recupero di efficienza energetica in ambito IT.

In molti casi i processi virtuosi sono partiti dal basso, dalla dematerializzazione (con l’abbandono della carta) fino alla sostituzione di componenti obsolete. In un certo senso la transizione tecnologica sta già favorendo anche quella ecologica, perché viene ridotto il consumo di materie prime e di risorse naturali e allo stesso tempo vengono  diminuite le emissioni inquinanti tagliando l’impronta energetica delle organizzazioni.

Un altro esempio positivo è l’evoluzione del software applicativo verso una logica SaaS (Software as a Service), che consente l’eliminazione di server dedicati e, in casi più limitati, un miglior controllo sul rispetto di policy e parametri green, anche da parte dei fornitori esterni prescelti.

Massima attenzione poi all’adozione di policy green e alla scelta dei partner tecnologici.

In materia di green data center c’è spazio anche per i provider locali, soprattutto se ben strutturati ed espliciti nelle misure di attenzione al consumo energetico e al rispetto dell’ambiente. Questi hanno il vantaggio della maggior prossimità nell’allocazione dei dati: tema cruciale che ancora condiziona le decisioni di migrazione al cloud.

Limiti da superare

Non tutte le imprese, però, sono in grado di misurare il loro impatto ambientale, la loro impronta di carbonio e il ruolo che giocano nell’immenso scacchiere dei cambiamenti climatici.

Per migliorare le performance di sostenibilità ed efficienza energetica, le organizzazioni devono anche lavorare molto sulle competenze interne, sulla sensibilità e i comportamenti dei dipendenti e dei collaboratori così da raggiungere una maggiore consapevolezza sul tema.

Esiste anche qualche strumento utile, pur con tutte le incertezze che di volta in volta possono emergere.

È il caso del Power Usage Effectiveness (PUE), attualmente considerato l’indicatore primario per poter misurare l’efficienza energetica di un data center. Esso consente di valutare la quantità totale di energia consumata dal sito in un anno, rispetto all’ammontare di energia necessaria per il funzionamento delle apparecchiature informatiche.

Tuttavia, a livello generale, rimangono dubbi su come raccogliere le risorse finanziarie necessarie per portare avanti le due transizioni che, soprattutto in un momento storico come questo, non sono facili da superare e risolvere.

È su questi punti che si dovrà lavorare molto, sui comportamenti dei singoli e dei gruppi, sulle scelte di digitalizzazione dei processi e sul percorso intrapreso di abbattimento del footprint ambientale. L’IT non è solo chiamata a rendere più semplice la monetizzazione di una strategia di sostenibilità, ma deve anche guidare la transizione digitale verso un mondo più sostenibile.

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