Finestra sul mondo

Arrestato il leader dei gilet gialli, Il Regno Unito chiede aiuto alla marina per l’immigrazione, Stati Uniti

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Francia, arrestato il leader dei gilet gialli Eric Drouet

03 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – Eric Drouet, uno dei leader dei gilet gialli, e’ stato arrestato ieri sera nei pressi degli Champs Elyse’es, a Parigi, insieme ad altri manifestanti. Lo riferiscono i media francesi, spiegando che Drouet e’ accusato di aver organizzato una manifestazione non autorizzata. Nel pomeriggio il rappresentante dei gilet gialli aveva indetto una mobilitazione nella capitale francese “per scioccare l’opinione pubblica”. L’annuncio ha attirato circa una cinquantina di persone, che si sono presentate sul posto senza indossare i gilet gialli. Drouet era gia’ stato fermato a fine dicembre nel corso di un’altra manifestazione, durante la quale le forze dell’ordine gli trovarono una sorta di manganello. Drouet sara’ giudicato il 5 giugno prossimo per “porto di arma proibita di categoria D” e partecipazione a gruppo formato in vista di violenze o danni”. Il leader della France Insoumise, Jean-Luc Me’lenchon, ha reagito su Twitter alla notizia dell’arresto di ieri sera, definendo l’episodio come un “abuso di potere” condotto da una “polizia politica”. Me’lenchon in queste ultime ore ha creato una forte polemica a sinistra per aver elogiato la figura di Drouet. Il leader del movimento Generations-s, Benoit Hamon, ha criticato queste posizioni ricordando che Drouet ha votato per il Front National di Marine Le Pen alle ultime elezioni presidenziali. Dichiarazioni smentite dallo stesso Drouet, che ha negato di aver dato la sua preferenza al partito di estrema destra.

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Regno Unito, ministro Interno Javid chiede sostegno marina militare contro immigrazione illegale

03 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – ministro dell’Interno britannico Sajid Javid, ha chiesto aiuto alla marina militare per contribuire a fronteggiare la crisi dei migranti che cercano di attraversare il Canale della Manica, avvertendo che c’e’ il rischio che intere famiglie di disperati affoghino nel tentativo di raggiungere le coste del Regno Unito. La notizia e’ sulle prime pagine di tutti i principali quotidiani del paese, che riportano il contenuto di una lettera ufficiale inviata ieri, 2 gennaio, da Javid al ministro della Difesa, Gavin Williamson. Nella missiva, il ministro dell’Interno chiede alla marina una motovedetta e sorveglianza aerea per aiutare a pattugliare le coste meridionali del paese affacciate sulla Manica. La richiesta arriva dopo l’impressionante aumento del flusso migratorio registrato durante il periodo delle feste natalizie, che ha destato sensazione ed allarme nell’opinione pubblica del Regno Unito. Intanto ieri, a Manchester, l’Agenzia nazionale contro la criminalita’ organizzata ha arrestato due uomini, un cittadino britannico e uno iraniano, accusandoli di essere “trafficanti di uomini”. La richiesta di Javid a Williamson, sottolinea il “Telegraph”, arriva dopo le dichiarazioni rese ieri dal ministro della Difesa in un programma televisivo dedicato al tema dell’immigrazione illegale. Williamson ha detto che le Forze armate del Regno Unito “sono pronti a fornire assistenza” nel contrasto all’immigrazione illegale. Per il ministro della Difesa, suggerisce il “Telegraph”, si tratta di una richiesta di maggiori fondi per il proprio dicastero. Secondo il “Telegraph”, Williamson fatichera’ a trovare nel bilancio della Difesa le risorse necessarie a mantenere la promessa di aiutare le forze dell’ordine del Regno Unito a fronteggiare la crisi migratoria. Una crisi che, ricorda il “Telegraph”, non ha fatto ancora nessuna vittima, ma che potrebbe in ogni momento registrare una tragedia. Sono, infatti, migliaia i disperati accampati sulle coste del nord della Francia, soprattutto profughi in fuga dall’Iran, pronti anche ad affrontare le pessime condizioni del mare nel periodo invernale pur di approdare nel Regno Unito.

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Stati Uniti, riunione alla Casa Bianca si conclude senza accordo, proseguono negoziati per superare stallo governativo

03 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – I leader del Congresso statunitense non sono stati in grado di raggiungere un accordo per porre fine alla parziale chiusura del governo federale durante l’incontro di mercoledi’ alla Casa Bianca con il presidente Donald Trump. Secondo quanto riferito dalla stampa Usa, il presidente ha invitato tutti a tornare alla Casa Bianca venerdi’ per ulteriori negoziati. I leader democratici e repubblicani del Congresso non hanno riferito se hanno mutato o meno posizione in merito alla richiesta di Trump di ottenere 5 miliardi di dollari per finanziare la costruzione del muro al confine con il Messico. Il leader della maggioranza al Senato, Mitch McConnell, ha affermato che lo stallo potrebbe protrarsi per settimane. “Non penso che siano stati fatti particolari progressi oggi (ieri), ma abbiamo discusso tutti gli aspetti ed e’ stata una discussione civile”, ha detto ai giornalisti l’esponente repubblicano. “E siamo fiduciosi che in qualche modo nei prossimi giorni o settimane saremo in grado di raggiungere un accordo”, ha concluso McConnell. I Democratici hanno pero’ ribadito di essere categoricamente contrari alla richiesta del presidente circa il muro di confine, mentre i Repubblicani si sono impegnati a non accettare una proposta sostenuta dai Democratici senza l’approvazione di Trump. Una volta assunta la guida della Camera dei rappresentanti, nella giornata di oggi, i Democratici intendono approvare una legge per rifinanziare otto dipartimenti federali fino al 30 settembre, che comprende il delicato budget del dipartimento per la Sicurezza interna, che controlla in particolare la sicurezza delle frontiere, fino all’8 febbraio.

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Stati Uniti, Trump afferma di aver sostanzialmente licenziato il segretario alla Difesa Mattis

03 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha affermato mercoledi’ di avere sostanzialmente licenziato l’ex segretario alla Difesa Usa, Jim Mattis. Durante un incontro con i giornalisti, poco prima della prima riunione di Gabinetto del 2019, il presidente statunitense ha criticato duramente l’ex capo del Pentagono, proprio mentre vicino a lui sedeva il nuovo segretario, Patrick Shanahan. “Che cosa ha fatto per me? Com’e’ andata in Afghanistan? Non molto bene”, ha detto Trump. “Non sono contento di quello che ha fatto in Afghanistan”, ha detto Trump, aggiungendo che “il presidente Obama lo ha licenziato, ed essenzialmente ho fatto lo stesso anche io”. Mattis e’ stato capo del Comando militare centrale sotto la presidenza Obama, ma si e’ ritirato nel 2013, dopo ripetuti scontri con il team sulla sicurezza nazionale di Obama sulla politica nella regione, in particolare per quanto riguarda l’Iran. Lo stesso Trump aveva annunciato che il segretario alla Difesa, Jim Mattis, sarebbe “andato in pensione” a febbraio, un addio comunicato poco dopo il ritiro delle truppe dalla Siria. Successivamente Trump ha annunciato che il vice segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Patrick Shanahan, avrebbe assunto la guida del Pentagono a partire dal primo gennaio 2019, anticipando di fatto l’allontanamento di Mattis che, in una lettera, aveva preso le distanze da alcune decisioni assunte da Trump in materia di Difesa e politica estera.

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Spagna, Vox chiede a Pp e Cs di eliminare le leggi contro la violenza di genere

03 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – Il partito di estrema destra Vox e’ intenzionato a rivendicare un ruolo di primo piano nei negoziati sulla nascita del nuovo governo dell’Andalusia. Lo scrive oggi il quotidiano spagnolo “El Mundo”, spiegando che la formazione di Santiago Abascal ha alzato i toni e fatto sapere che dara’ il suo appoggio all’esecutivo formato dal Partito popolare (Pp) e da Ciudadanos solo in cambio di alcune concessioni, come l’eliminazione delle leggi contro la violenza di genere. Il capolista di Vox in Andalusia, Francisco Serrano, ha infatti condizionato il via libera della sua formazione alla presidenza di Juan Manuel Moreno (Pp) alla soppressione del punto 84 del programma governativo concordato tra Pp e Cs che promuove un ampio “accordo contro la violenza di genere in Andalusia” e lo stop all’attuazione, “con sufficienti risorse di bilancio”, delle misure previste dalla legge 7/2018 del 30 luglio per la prevenzione e la protezione globale contro la violenza di genere. Serrano ha poi spiegato che Vox non vuole cedere ai “comandamenti della dittatura di genere”. La posizione del partito di estrema destra ha destato non poche polemiche e sollevato le ire della leader di Adelante Andaluci’a, Teresa Rodriguez, secondo cui si tratterebbe di “una chiara espressione della misogina di Vox e della sua complicita’ con gli omicidi legati alla violenza di genere”. “Il cuore piccolo e duro di questi gentiluomini non si ammorbidisce neanche di fronte ai novanta omicidi di donne e bambini” registrati nell’ultimo anno, ha lamentato la Rodriguez, puntando il dito anche contro Pp e Cs, colpevoli di aver reso Vox un autorevole interlocutore.

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Spagna, il 47 per cento degli elettori Psoe contrario al dialogo fra Sanchez e gli indipendentisti

03 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – Una buona parte degli elettori del Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) disapprova la strategia del governo di Pedro Sanchez nei confronti della Catalogna e le sue relazioni con il presidente indipendentista Quim Torra. E’ quanto emerge da un sondaggio realizzato dall’istituto Sigma Dos per il quotidiano “El Mundo”, secondo cui il 46,9 per cento dei militanti socialisti e’ contrario alla “politica di dialogo con i partiti separatisti” che Sanchez sta portando avanti nonostante il fatto che abbiano promosso il referendum illegale del 1 ottobre del 2017 e dichiarato unilateralmente l’indipendenza dell’autonomia dallo Stato centrale. L’elettorato del Psoe si presenta ugualmente spaccato anche di fronte a un’altra questione, ovvero alla eventualita’ di riapplicare l’articolo 155 della Costituzione contro la Catalogna. Lo studio evidenzia infatti che per il 44,7 per cento dei votanti di centrosinistra “ci sono ragioni sufficienti” per intervenire nuovamente dopo aver constatato che la Generalitat continua a promuovere il processo di indipendenza e a chiedere un nuovo referendum di autodeterminazione vincolante mentre minaccia di riprendere il percorso avviato dall’ex leader fuggitivo Carles Puigdemont, nel caso in cui Madird non dovesse cedere. Un altro 44 per cento di elettori socialisti ritiene invece che il ricorso al commissariamento per fermare i piani del governatore non sia giustificato.

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Regno Unito, Corbyn sfida maggioranza laburisti su richiesta secondo referendum Brexit

03 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – Il leader del Partito laburista britannico, Jeremy Corbyn, e’ pronto a sfidare la maggioranza dei suoi stessi militanti che gli chiedono di cambiare politica e di appoggiare la richiesta di tenere un secondo referendum sulla Brexit, nella speranza che un nuovo voto popolare decida di mantenere il Regno Unito all’interno dell’Unione europea. Lo scrive oggi il quotidiano britannico “The Guardian”. Ieri, 2 gennaio, Corbyn ha ribadito che la posizione del Partito laburista deve restare “conseguenziale”. Cio’ significa che il Labour pretendera’ che il primo ministro conservatore, Theresa May, corra a Bruxelles a negoziare un nuovo accordo sulla Brexit, qualora il Parlamento bocciasse quello da lei raggiunto il 25 novembre scorso con il presidente della Commissione europea, Jean-Caude Juncker; il voto su quell’accordo, ricorda il giornale, e’ largamente osteggiato da molti deputati dello stesso Partito conservatore al governo ed e’ in calendario alla Camera dei Comuni nella seconda settimana di questo mese di gennaio. Prima di allora, secondo Corbyn, sarebbe inutile parlare dell’idea di convocare un secondo referendum sulla Brexit. Quella opzione invece, come rivela l’ultimo sondaggio effettuato, e’ appoggiata dalla stragrande maggioranza degli iscritti e dei deputati del suo stesso Partito laborista; i quali tuttavia hanno ribaidto la loro “lealta’” nei confronti della leadership di Corbyn e sarebbero comunque disposti a seguire la disciplina di partito. In questi giorni cruciali in vista del voto parlamentare sull’accordo May-Junker per la Brexit, il “Guardian” riferisce che sono in corso grandi manovre da parte dell’ala sinistra del Labour: secondo le informazioni di cui il giornale dice di essere in possesso, i principali esponenti della sinistra laburista starebbero unendo le forze per un’ultimo tentativo di mantenere il paese nell’Ue prima che scatti il termine della Brexit. A questa iniziativa il giornale associa i nomi di Manuel Cortes, il segretario generale del sindacato dei lavoratori dei trasporti (TSSA); di Ann Pettifor, ex consigliera del cancelliere “ombra” dello Scacchiere John McDonnell; e del commentatore economico Paul Mason. L’idea sarebbe di chiedere un rinvio del ricorso all’Articolo 50 del Trattato costitutivo dell’Unione Europea, quello grazie al quale la premier Theresa May ha potuto dichiarare unilateralmente il divorzio del Regno Unito: in mancanza della ratifica parlamentare, infatti, il 29 marzo prossimo il paese uscirebbe senza alcun accordo sui futuri rapporti economico-commerciali con l’Ue; la cosiddetta “hard Brexit” e’ considerata un tremendo rischio da parte dall’intero mondo economico britannico, che ne teme le conseguenze pratiche e normative. Per questo, scrive il “Guardian”, l’idea di un rinvio dell’Articolo 50 sarebbe condivisa anche dalla centrale sindacale unica (TUC) e da esponenti laboristi di punta come Chi Onwurah. Questo ultimo tentativo tuttavia, secondo il giornale, appare davvero disperato considerando che Corbyn e tutti i suoi piu’ stretti collaboratori nella leadership laborista hanno piu’ volte detto che la Brexit ci sara’ anche se il Labour dovesse vincere eventuali elezioni anticipate.

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Francia, il referendum di iniziativa cittadina proposta simbolo dei gilet gialli

03 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – Tra le rivendicazioni dei gilet gialli c’e’ quella riguardante il referendum di iniziativa cittadina (Ric), che in queste ultime settimane ha federato l’intero movimento, diventando cosi’ uno dei simboli della protesta. “Libe’ration” ripercorre l’itinerario di questa idea, che in realta’ non e’ nuova nel dibattito politico francese. La proposta e’ nata sul web dai militanti del gruppo “democrazia reale”, guidati da Etienne Chouard, professore di economia al liceo. “Visto che l’80 per cento dei cittadini sostiene i gilet gialli e visto che l’80 per cento dei cittadini e’ favorevole al referendum di iniziativa cittadina, e’ un’occasione d’oro per difendere questa idea semplice e rivoluzionaria” ha affermato Chouard su Facebook. Il quotidiano ricorda che durante l’ultima campagna presidenziale il referendum di iniziativa cittadina e’ tornato al centro del dibattito grazie ad alcuni candidati che hanno considerato il “referendum di iniziativa condivisa” creato nel 2008 dall’allora presidente Nicolas Sarkozy poco efficace. Negli anni ottanta questa misura figurava nel programma del Front National, all’epoca guidato da Jean-Marie Le Pen. Tuttavia, il quotidiano attribuisce la paternita’ del RIC a Yvan Bachaud, dentista in pensione, che ha sviluppato l’idea di una forma di coabitazione del governo con il popolo. Bachaud ha cercato piu’ volte di presentarsi alle elezioni presidenziali senza pero’ riuscirci.

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Germania, aumentato nel 2018 il numero degli occupati a 44,8 milioni

03 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – Il numero degli occupati in Germania e’ aumentato nel 2018 “per il 13mo anno consecutivo”. Lo ha reso noto oggi il governo tedesco in un comunicato diffuso ieri 2 dicembre, in cui si precisa che nell’anno appena trascorso gli occupati in Germania sono cresciuti a 44,8 milioni. Rispetto al 2017, i tedeschi con un impiego sono 562 mila in piu’, con un incremento del 13 per cento. Il dato e’ “il piu’ elevato dalla riunificazione” della Germania nel 1991. Secondo quanto riferito dal quotidiano tedesco “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, il settore dei servizi registra il maggior numero di nuovi occupati con 384 mila posti di lavoro. Seguono i comparti dei servizi pubblici, dell’istruzione e della sanita’ con 190 mila nuovi occupati. L’incremento di posti di lavoro nel settore manifatturiero e’ stato di 139 mila unita’. Aumenta l’occupazione anche nell’edilizia, con 37 mila persone che hanno ottenuto un impiego in questo settore.

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Italia-Germania, premier Conte, “di Merkel ci si puo’ fidare”

03 gen 11:01 – (Agenzia Nova) – Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha espresso il proprio apprezzamento per le capacita’ negoziali del cancelliere tedesco Angela Merkel e del suo governo. In un’intervista pubblicata oggi dal settimanale tedesco “Die Zeit”, Conte ha affermato di “aver molto apprezzato lo stile di governo del cancelliere Merkel” e di voler approfondire ulteriormente la collaborazione tra Italia e Germania. Conte ha poi rivelato di aver “delegato al cancelliere tedesco il proprio diritto di voto a un vertice dell’Ue a meta’ dicembre” al quale il presidente del Consiglio “sarebbe arrivato in ritardo”. A tal riguardo, Conte ha evidenziato: “Si’, e’ vero, lo confesso: di Merkel ci si puo’ fidare”. Durante l’intervista con “Die Zeit”, il presidente del Consiglio e’ intervenuto anche sui difficili negoziati che hanno preceduto l’accordo tra Italia e Commissione europea sulla legge di stabilita’ per il 2019. “All’inizio delle trattative avevamo forti venti contrari, veramente contrari”, ha detto Conte, il quale ha definito il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker “un uomo che mantiene la parola. Durante i negoziati sulla legge di bilancio, Juncker era stato piu’ volte oggetto di coloriti commenti da parte dei vicepresidenti del Consiglio, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. In particolare, ricorda “Die Zeit”, Salvini aveva qualificato come il presidente della Commissione europea un “ubriaco”, la cui opinione gli era “totalmente indifferente”. A tal riguardo, Conte ha dichiarato a “Die Zeit” di aver richiamato Salvini e Di Maio a, “uno stile di comunicazione piu’ oggettivo”. A ogni modo, durante il confronto tra Roma e Bruxelles sulla legge di stabilita’, secondo Conte vi e’ stato “indubbiamente un innalzamento della tensione che ha minacciato di distorcere il rapporto degli italiani e del governo italiano con l’Europa”. Tuttavia, Conte ha notato che questo inasprimento dei toni ha riguardato “entrambe le parti” della disputa sulla legge di bilancio. “A Bruxelles si puo’ essere piu’ controllati nei toni, lo ammetto, ma quanto e’ stato detto li’ sull’Italia e’ stato molto violento”, ha dichiarato Conte. Il riferimento e’ alle affermazioni di alcuni commissari europei durante la controversia tra Bruxelles e Roma sulla legge di stabilita’, che hanno provocato l’indignazione del governo e dell’opinione pubblica in Italia. Conte e’ poi intervenuto sulle riforme che il suo governo intende attuare, in particolare in materia di pensioni, contasto all’evasione fiscale e azione contro la corruzione. “Nel governo vi e’ un forte bisogno di riformare veramente il paese, un bisogno estremamente forte”, ha affermato Conte. Il capo del governo ha poi evidenziato che i partiti della maggioranza, Lega e Movimento 5 Stelle, “non sono associati con i grandi potentati economici e non sono parte dell’establishment e cio’ facilita l’attuazione delle riforme”. Per Conte, in Itali “ora governa la politica del cambiamento”.

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