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Apple-U2: se un ‘colpo’ di marketing si trasforma in un boomerang

Che fine ha fatto il vecchio adagio: ‘A caval donato non si guarda in bocca’? Di sicuro non lo conoscono i tantissimi che si sono lamentati, per non dire ribellati, a un regalo che Apple  sperava fosse gradito. Ma così non è stato. Parliamo, ovviamente, dell’album degli U2, ‘Song of Innocence’ che ha invaso, è proprio il caso di dirlo, l’archivio musicale dei 500 milioni di utenti iTunes. Un’imposizione, possiamo dire, che non tutti hanno gradito, inondando i social network di critiche più o meno ironiche. Da chi, i giovanissimi, ovviamente, che gli U2 di Bono Vox & Co. Non sanno neanche chi siano e avrebbero preferito magari un album degli One Direction, ai meno giovani, che hanno smesso di seguire la band da un po’ di tempo.

Gli U2, storica band irlandese capitanata da Bono Vox ha chiuso l’evento Apple dello scorso 9 settembre, in cui sono stati presentati il nuovo iPhone 6 e l’Apple watch. Bono approfitta dell’occasione per annunciare l’uscita dell’ultimo album ‘Song of Innocence’, il primo dopo 5 anni, e per comunicare, trionfalmente, che sarà disponibile da subito, e soprattutto gratuitamente, su iTunes.

Un colpaccio, penserà qualcuno, per Apple, da sempre considerata la regina del marketing e spesso presa ad esempio, ma che recentemente è stata bersaglio anche dell’ironia di Ikea.

O un colpaccio per gli U2 e la Universal, visto che secondo indiscrezioni ha versato royalties per 100 milioni di dollari?

Ma la realtà è stata una doccia fredda per entrambi: l’imposizione sotto forma di regalia non è stata gradita a molti utenti, che hanno chiesto a gran voce di poter rimuovere l’album (ah, che tra l’altro occupa parecchio spazio in memoria e non si poteva cancellare) spingendo Apple a correre ai ripari pubblicando una guida per eliminarlo dalla libreria iTunes. Un boomerang insomma.

Io personalmente ho ricevuto il regalo, ma non l’ho ascoltato, come invece hanno scelto di fare 33 milioni di persone, evidentemente più grate a Apple dei riottosi che hanno invaso i social network (qui il tema su Twitter) con le loro proteste, senza capire che comunque anche questa è stata pubblicità gratuita all’insegna del ‘purchè se ne parli’…

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