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App, cartelle cliniche online e 3D: come cambia la sanità italiana, in un Paese che invecchia rapidamente

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Siamo il Paese più vecchio d’Europa. Ce lo confermano i dati Eurostat, con l’Italia che mantiene il primo posto nell’Unione, segnando il record del più alto tasso di persone con età superiore ai 65 anni, il 35,2% per l’esattezza (nella fascia di età compresa tra 15 e 64 anni), contro una media continentale del 30,5%.
Oltretutto, un dato nazionale in crescita (nel 2017 raggiungeva il 34,8%).
Secondo l’Istat però il dato assoluto è molto più contenuto, ma sempre in costante aumento: solo gli over 65 in Italia sono il 23% (14 milioni circa) e saranno circa il 35% entro il 2050.

Da una parte ciò significa che la lunghezza media della nostra vita è aumentata (siamo arrivati a 82,6 anni), dall’altra che un numero crescente di persone anziane, con varie patologie più o meno gravi, si sta abbattendo sul sistema sanitario nazionale dando vita a numerose criticità.

Già nelle persone di 50 anni ed oltre, con limitazioni nelle attività quotidiane, il 25,9% ha almeno una difficoltà a preparare i pasti, fare la spesa e svolgere una attività domestica leggera e il 20,1% ha almeno una difficoltà ad usare il telefono, prendere le medicine e gestire le risorse economiche; se consideriamo la difficoltà nello svolgere occasionalmente una attività domestica pesante, la percentuale raggiunge il 38,1%.
I dati sono dell’Osservatorio sulla Salute (Rapporto 2018), secondo cui, è stato osservato che, tra gli ultra 65enni, l’11,2% ha molta difficoltà o non è in grado di svolgere le attività quotidiane di cura della persona senza ricevere alcun aiuto, quali mangiare da soli anche tagliando il cibo, sdraiarsi e alzarsi dal letto o sedersi e alzarsi da una sedia, vestirsi e spogliarsi e usare i servizi igienici, fare il bagno o la doccia.
Le quote di persone non autonome in queste attività si attestano al 3,2% tra gli anziani di età 65-74 anni, al 12,0% tra quelli della classe di età 75-84 e al 36,2% tra gli ultra 85enni.
Ben il 30,3% degli ultra 75enni ha molta difficoltà o non è in grado di usare il telefono, prendere le medicine e gestire le risorse economiche, preparare i pasti, fare la spesa, svolgere attività domestiche leggere e svolgere occasionalmente attività domestiche pesanti.

Una rapida occhiata ai dati ci fa capire subito alcune delle criticità sopra accennate per il nostro sistema sanitario nazionale: le strutture non sono in grado di accogliere questa fascia di popolazione in rapida crescita (siamo ormai a un terzo della popolazione totale); bisogna ripensare il sistema di assistenza e cura ai malati e alle persone non pienamente autonome, investendo nel settore domiciliare; è utile introdurre le tecnologie digitali ed informatiche proprio nella gestione delle domande e delle risorse, favorendo l’utilizzo di servizi online, dal teleconsulto alla cartella clinica condivisa, dagli smart device che ascoltano il nostro corpo all’intelligenza artificiale o il 3D, per la “presenza” virtuale di operatori e specialisti.

Nel mondo del caregiving, ad esempio, l’assistenza alle persone anziane è un settore in rapida ascesa, proprio per i motivi sopra elencati. Oggi ci sono delle applicazioni mobili che consentono di richiedere l’assistenza a casa per aiutare le persone con difficoltà motorie e/o cognitive a vario livello.
Un esempio è “Ugo”, oggi attivo a Torino, Milano e Genova, che offre assistenza personalizzata a 15 euro l’ora circa, ma ci sono anche servizi simili gratuiti, che contano sul volontariato.
A riguardo in Europa si sta lavorando alla piattaforma web Care4Dem per sviluppare un modello avanzate di welfare digitale di mutuo aiuto online (dovrebbe essere pronto per l’uso entro un anno).
In Emilia Romagna, Lepida ha messo in campo il servizio di eCare, svolto per le Ausl di Bologna e Ferrara, e il pacchetto di servizi online disponibili nell’ambito del welfare digitale grazie all’utilizzo delle credenziali del Sistema pubblico di identità digitale o Spid.

Anche quest’anno, inoltre, è stato lanciato il bando “Sprint4Ideas” da 45 mila euro per trovare nuove idee innovative per migliorare e rendere più efficaci la teleassistenza e le cure e l’assistenza a domicilio.

Il Policlinico di Bari ha sviluppato una tecnologia di mixed reality, che consente di effettuare consulti a distanza in 3D per pazienti colpiti da infarto o ictus, ad esempio, con la possibilità della comunicazione a distanza in tempo reale, lo scambio di dati e informazioni e di sfruttare la tecnologia di olopresenza di più operatori sanitari che grazie agli occhiali virtuali e aumentati possono valutare da remoto le condizioni del paziente a casa.
Il Policlino di Bari in questo modo ha già visto diminuire i ricoveri del 40%, con oltre 506 mila consulenze online nel 2017 e un risparmio di 30 milioni di euro.

Tutto questo può essere migliorato e potenziato grazie alla condivisione online di dati e informazioni tra paziente e medico/operatore/assistente, proprio grazie alle cartelle cliniche che sono passate dal supporto fisico tradizionale alla rete, con i referti che si possono leggere sul Pc e sullo smartphone.
È lo smart hospital, con le cartelle cliniche sempre online, ma anche gli operatori, via telefono o in chat, in attesa magari degli avatar dei medici che possono sbrigare le operazioni di routine.
Senza contare che in ambiente chirurgico ormai robots, software, intelligenza artificiale e sempre il 3D sono ampiamente utilizzate dalle strutture ospedaliere più avanzate, anche in Italia ovviamente.
Solo l’intelligenza artificiale applicata alla chirurgia e alla sanità nel suo complesso darà vita ad un mercato che supererà i 34 miliardi di dollari entro il 2025 e creerà certamente molti posti di lavoro, secondo uno studio Tractica, anche perché nel mondo dell’assistenza e della cura la tecnologia potrà solo potenziare e aumentare, certo non sostituire, la presenza umana accanto al paziente.

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