Il caso

Antitrust, la Ue chiude le porte a Google

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L’Antitrust Ue si avvia a respingere anche le ultime proposte di Google con l’apprezzamento degli editori italiani. La palla passerebbe alla nuova Commissione guidata da Jean-Claude Juncker.

Sembra ormai certo che l’Antitrust Ue respingerà anche le ultime proposte di Google, presentate a inizio d’anno per far cadere le accuse di sospetto abuso di posizione dominante sul mercato della ricerca online.

Secondo il Financial Times, il Commissario Ue alla Concorrenza, Joaquin Almunia, dopo aver in un primo momento accolto positivamente i rimedi presentati dalla web company, intenderebbe adesso far cadere il tentativo di patteggiamento.

Google dovrà “trovare soluzioni” alle “preoccupazioni giustificate” segnalate a Bruxelles dai concorrenti, ha detto senza mezzi termini Almunia in un’intervista a Bloomberg Tv. Nel corso dell’estate “alcuni ricorrenti hanno introdotto nuovi argomenti, nuovi dati, nuove considerazioni – ha affermato Almunia – ora dobbiamo analizzarli e vedere se possiamo trovare delle soluzioni, se Google può trovare delle soluzioni ad alcune di queste preoccupazioni che riteniamo giustificate”.

Una volta completata l’analisi della nuova proposta di Google, se questa darà risposta alle preoccupazioni sollevate “allora possiamo avanzare verso una soluzione concordata nei prossimi mesi, se invece non siamo soddisfatti proseguiremo sull’altra strada della procedura tradizionale”, ha avvertito il Commissario.

Questa seconda opzione è quella che può portare a una multa sino al 10% del fatturato annuo della società.

I competitor di Google, che tra luglio e agosto sono stati chiamati a presentare le loro rimostranze sulle ultime proposte, hanno infatti illustrato i rischi cui si andrebbe incontro se fossero accolte, sostenendo che le misure di Mountain View non sono tali da evitare che l’azienda continui a esercitare il proprio monopolio.

A queste accuse si sono aggiunte più recentemente anche quelle degli editori europei, tra cui anche l’italiana Fieg, che già a maggio avevano presentato una denuncia.

La scorsa settimana gli editori, riuniti sotto varie sigle, hanno scritto una lunga lettera ad Almunia dove sostengono che gli impegni di Google non impediranno alla società di proseguire la “promozione abusiva dei suoi servizi“, anzi, se la Commissione le accettasse, “approverebbe formalmente il quasi-monopolio della ricerca“.

Oggi il Presidente della Fieg, Maurizio Costa, ha espresso ‘vivo apprezzamento’ su quanto riportato dal Financial Times relativamente alle dichiarazioni rilasciate dal Commissario Almunia.

Per il Presidente della Fieg, “una ricerca non discriminatoria realizzata con criteri imparziali nei confronti di tutti i siti web è prerequisito essenziale per lo sviluppo dei media e delle tecnologie a livello europeo”.L’intenzione manifestata dalla Commissione Ue a sollecitare un ulteriore confronto con Google alla ricerca di soluzioni più idonee a garantire lo sviluppo concorrenziale dell’attività di produzione e fruizione di contenuti editoriali online – ha concluso – va anche nella direzione della riaffermazione del principio, saldamente e in ogni occasione ribadito dalla Fieg, che l’utilizzo equo e corretto dei contenuti soggetti a proprietà intellettuale è fondamentale, anche e soprattutto per assicurare a tutti i cittadini una informazione libera e di qualità”.

Sul Financial Times, il presidente esecutivo di Google, Eric Schmidt, ha replicato agli editori, sostenendo che l’azienda non favorisce i propri prodotti nei risultati di ricerca rispetto a quelli concorrenti.

Schmidt ha precisato che “Le argomentazioni degli editori sono state ampiamente approfondite dalle Autorità europee e statunitensi per oltre sette anni. A oggi – ha aggiunto – nessun regolatore ha contestato a Google di offrire alle persone risposte dirette alle loro domande per la semplice ragione che è meglio per gli utenti”.

Ad aprire alla possibilità di riaprire le indagini è stato lo stesso Commissario, che nel weekend ha spiegato di volere ‘cercare di ottenere termini più vantaggiosi’, ovvero maggiori concessioni da parte di Google.

“Sono stati introdotti nuovi argomenti, nuovi dati, nuove considerazioni. Dobbiamo ora analizzarli e vedere se si può trovare una soluzione e se Google può allontanare preoccupazioni che troviamo giustificate”, ha indicato Almunia.

Il gruppo Mountain View ha ribadito la volontà di “continuare a lavorare con la Commissione europea per risolvere le preoccupazioni che sono emerse”.

Secondo alcuni osservatori, la decisione di Bruxelles riflette il clima politico in cui sta lavorando al momento la Commissione e sicuramente anche delle pressioni della Germania che non intende ammorbidire la propria linea contro Google, ritenuto responsabile di un’azione ‘aggressiva’ sul mercato europeo su tutti i fronti, dai problemi con gli editori agli escamotage ai quali ricorre per pagare al minimo le tasse nei paesi dove offre i propri servizi.

Se la Ue confermasse il rigetto delle proposte di Google, i tempi per la risoluzione di questa controversia aperta nel 2010 si allungherebbero ulteriormente e passerebbero nelle mani della nuova Commissione guidata da Jean-Claude Juncker che si insedierà a partire dal prossimo novembre.

Il neo presidente dell’esecutivo europeo è sempre stato molto critico nei confronti della policy sulla privacy di Google (più recentemente legata anche alle nuove richieste sul diritto all’oblio, ndr), ma ha evitato ogni commento sul caso antitrust.