4.000 specie coinvolte, 13 milioni di sequestri in 6 anni. Italia è paese di transito
Non siamo in Florida ma sul litorale laziale: a Ladispoli, qualcuno giura di aver visto un caimano nel fosso Sanguinara. La foto gira sui social, la voce si è sparsa in fretta e in molti sono corsi a cercarlo. Sembra l’ennesima storia virale dell’estate, ma non è solo folklore. La presenza di animali esotici in città è spesso l’effetto collaterale di un fenomeno ben più serio: il traffico illegale di fauna selvatica, un mercato da 20 miliardi di dollari l’anno che tocca anche l’Italia, soprattutto come paese di transito.
Quante specie vengono sequestrate nel traffico illegale di animali esotici
Dietro squame, piume e artigli si nasconde una rete globale gestita dalla criminalità organizzata, che non ha nulla di esotico. Pangolini, pappagalli, serpenti, ma anche coccodrilli e caimani: tutti animali coinvolti in un traffico che non è affatto di nicchia. Secondo il Il Rapporto mondiale sul crimine contro la fauna selvatica 2024 dell’Unodc, il commercio illecito riguarda oltre 4.000 specie, di cui 1.652 vertebrati, e coinvolge 162 Paesi. Solo tra il 2015 e il 2021 sono stati sequestrati 13 milioni di esemplari per un totale di oltre 16.000 tonnellate di fauna selvatica. Una filiera parallela, invisibile e ramificata, che alimenta un business tanto redditizio quanto sottovalutato.
Quali sono gli animali più trafficati al mondo
Come si vede del resto bene anche nel grafico, nel traffico illegale di fauna selvatica, alcuni animali valgono più di altri. I mammiferi più colpiti sono 3: rinoceronti (coinvolti nel 29% dei sequestri), pangolini (28%) e elefanti (15%). Tre specie simbolo, finite nel mirino per corna, scaglie e avorio: beni rari, di alto valore e ricercati in diversi mercati internazionali.
Il report dell’Undoc, l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine, spiega che la domanda è trainata dalla medicina tradizionale asiatica – soprattutto nel caso di corna e scaglie – e dal valore ornamentale dell’avorio, considerato in molti Paesi un simbolo di status sociale. Nonostante i divieti, il commercio illegale continua perché il margine di guadagno resta molto alto e le reti criminali sono ben organizzate.
Il caso dei coccodrilli e delle anguille
Tra le specie più coinvolte nel traffico illegale ci sono anche i coccodrilli e le anguille europee, entrambi con una quota del 5% dei sequestri. I primi sono ricercati per la pelle, usata in pelletteria di lusso, ma anche per la carne e il commercio di esemplari vivi. Le seconde, invece, sono una prelibatezza molto richiesta in Asia e, poiché non si riproducono in cattività, devono essere catturate in natura allo stadio giovanile. Per questo vengono esportate illegalmente, spesso in grandi quantità, verso Paesi come Cina, Giappone e Corea del Sud. Seguono pappagalli, cacatua, serpenti e cavallucci marini, tutti con quote intorno al 2%.
Cosa viene sequestrato nel traffico illegale di animali esotici
Il traffico di fauna selvatica non riguarda solo animali vivi. Tra il 2015 e il 2021, il 16% dei sequestri ha riguardato coralli, spesso destinati al mercato degli acquari o utilizzati in gioielleria. Il 15% ha interessato esemplari vivi, catturati per essere venduti come animali da compagnia, nei circhi o in collezioni private. Al terzo posto ci sono i medicinali derivati da parti animali, che rappresentano il 10% del totale: prodotti usati nella medicina tradizionale, in particolare asiatica, a base di scaglie di pangolino, corno di rinoceronte o altri ingredienti ricavati illegalmente.
Seguono altri tipi di derivati: carne di animali protetti (6%), conchiglie ornamentali (6%) e oggetti in pelle come cinture, borse o scarpe, anch’essi al 6%. In molti casi le autorità hanno intercettato anche esemplari imbalsamati o parti animali nascoste in valigie, pacchi postali o container commerciali. L’ampia varietà dei beni sequestrati conferma quanto il commercio illegale sia articolato, difficile da tracciare e radicato in mercati molto diversi tra loro: da quello del lusso a quello della medicina, fino al collezionismo.
Le rotte del traffico di animali esotici
Le rotte più battute partono dall’Africa subsahariana o dal Sud-Est asiatico e arrivano in Cina, Vietnam, Hong Kong e Stati Uniti, che rappresentano i principali mercati di destinazione. L’Europa gioca un ruolo tutt’altro che secondario, soprattutto nel traffico di anguille europee, che da sole rappresentano il 70% dei sequestri europei. In questo sistema, anche l’Italia ha una sua posizione: non è tra i Paesi con i numeri più alti di sequestri, ma è considerata un Paese di transito.
Cosa succede in Italia agli animali sequestrati
In Italia, una parte degli animali esotici intercettati nel traffico illegale viene affidata ai centri di recupero del Wwf, che svolgono un ruolo fondamentale nella gestione degli esemplari sequestrati. Secondo i dati riportati nel report ogni anno vengono accolti circa 7.500 animali selvatici nei centri di Valpredina (Bergamo) e Vanzago (Milano). Di questi, oltre il 50% proviene da attività illegali di commercio o detenzione non autorizzata.
Inoltre, il 36% degli animali recuperati appartiene a specie protette dalla normativa internazionale. Questi numeri mostrano come anche l’Italia, pur non essendo tra i Paesi con i volumi più alti di sequestro, rivesta un ruolo importante come snodo di transito e come punto di intervento per la riabilitazione e la tutela degli esemplari confiscati.
Cosa si rischia a trafficare in animali esotici
Nonostante la gravità del crimine, trafficare in animali esotici resta spesso un’attività a basso rischio penale. I dati parlano chiaro: meno del 20% dei sequestri di fauna selvatica porta a una condanna giudiziaria. Questo accade perché le norme non sono uniformi a livello globale e l’applicazione della legge è debole in molti Paesi. Solo 86 Stati hanno adottato pene minime di almeno 4 anni di reclusione, come previsto dalla Convenzione Onu contro il crimine organizzato transnazionale per poter classificare il traffico come reato grave. Il che significa che in oltre la metà dei Paesi del mondo, chi viene colto in flagrante rischia sanzioni molto più lievi.
Il report sottolinea anche un’altra criticità: le leggi anticorruzione esistenti sono raramente applicate, sebbene offrano poteri investigativi più ampi e sanzioni più severe rispetto alla normativa ambientale. Questo consente alle reti criminali di approfittare di zone grigie normative, lacune nella cooperazione internazionale e scarsa volontà politica, mantenendo attiva una filiera che va dal bracconaggio alla vendita nei mercati finali. In sintesi, per molti trafficanti, il gioco continua a valere la candela.
Le operazioni contro il traffico di fauna selvatica
Nel 2020, la quota di commercio illegale sul totale del commercio di fauna selvatica ha raggiunto l’1,9%, più del doppio rispetto allo 0,8% registrato nel 2016. Un aumento netto, che dimostra quanto il traffico illecito resti attivo e adattabile, nonostante il rafforzamento delle misure di contrasto a livello globale. Il report sottolinea come le organizzazioni criminali abbiano modificato le rotte e le modalità di trasporto, spostandosi sempre più verso spedizioni via posta aerea e cargo commerciale.
Un aumento che contrasta con gli sforzi messi in campo a livello internazionale. Tra il 2017 e il 2023 si sono svolte 7 edizioni dell’Operazione Thunder, coordinate da Interpol e dalla World Customs Organization, con la partecipazione di oltre 100 Paesi in ciascun ciclo. A queste si affiancano 3 operazioni Cobra (2013–2015) e 5 fasi dell’Operazione Mekong Dragon (2019–2023), concentrate sulle rotte del Sud-Est asiatico. Queste azioni hanno portato a migliaia di sequestri ogni anno e contribuito alla diminuzione del commercio di avorio e corno di rinoceronte, ma i dati confermano che il traffico illegale resta diffuso, redditizio e difficile da debellare.
I dati si riferiscono al 2015-2021
Fonte: Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine