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Ambiente, in Cina lotta alla plastica e politiche green. Due mosse che possono cambiare il mondo

La Cina è il paese che produce più plastica al mondo. Le enormi quantità di rifiuti derivanti da questo materiale stanno avendo un impatto fortemente distruttivo sull’ambiente. Secondo il China National Resources Recycling Association, solo lo scorso annola Cina ha generato 63 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, dei quali il 30% è stato riciclato, il 32% trasferito in discariche, il 31% bruciato e il 7% disperso direttamente nell’ambiente. 

La Cina registra attualmente una delle percentuali più elevate al mondo per quanto riguarda i rifiuti di plastica mal gestiti. Nonostante il Paese generi una minor quantità di rifiuti pro-capite rispetto agli Stati Uniti, quasi 3/4 di essi finiscono in discariche o dispersi nell’ambiente, aumentando ulteriormente l’impatto ambientale cinese.

La Cina e il piano quinquennale contro la plastica

A fronte di questa emergenza ambientale, il governo cinese ha deciso di agire per ridurre drasticamente la quantità di rifiuti. Sta, infatti, per essere lanciato un Piano quinquennale, volto a rivoluzionare la supply chain della plastica e allo stesso tempo ampliare il mercato dell’industria energetica verso nuove opportunità: un mercato del valore di miliardi di dollari.

Secondo il Piano, entro la fine dell’anno saranno proibite la produzione e la distribuzione di stoviglie, cannucce e cotton fioc di plastica. Entro il 2025, in tutto il Paese non saranno più utilizzate buste non biodegradabili e lo stesso vale per gli imballaggi usati per le spedizioni.

L’utilizzo di prodotti chimici domestici contenenti microsfere plastiche sarà proibito entro la fine di quest’anno, mentre la loro vendita sarà ritenuta illegale tra circa due anni.

Cosa prevede il piano

Il piano prevede inoltre che le piattaforme di servizi e-commerce debbano redigere e rendere pubbliche delle regole per ridurre l’uso e trovare sostituti della plastica usa e getta. Secondo una stima citata dal New York Times e dal Workers’ Daily i servizi di e-commerce cinesi hanno utilizzato 25 miliardi di buste di plastica solo nel 2018. E il governo ha affermato che la cooperazione delle grandi aziende di online retail nell’implementazione del Piano risulterà fondamentale per la buona riuscita di questo.

Secondo John Richardson, Senior consultantdi Independent Commodity Intelligence Services (ICIS) il Piano del Governo centrale cinese ‘’…È uno scenario apprezzabile, che vede la Cina in testa a tutti gli altri Paesi nel processo di proibizione di plastica monouso, un prodotto che è privo di un reale valore sociale, creando allo stesso tempo un’industria del riciclo all’avanguardia e al passo con le migliori esperienze nel mondo”.

Oltre ad applicare l’interdizione dell’uso di plastica monouso, il Piano del governo include anche l’implementazione di rigorose politiche di riciclaggio dei rifiuti e di utilizzo di green packaging. Stando alle linee guida dichiarate, entro il 2025 l’inquinamento della plastica sarà finalmente tenuto sotto controllo in tutte le principali metropoli cinesi, dove il Piano verrà applicato inizialmente.

Il ruolo dei consumatori

Weng Yunxuan, Segretario generale della Commissione sulla plastica degradabile della China Plastic Processing Industry Associationha sottolineato, in una recente intervista, l’articolazione in fasi del nuovo programma: ‘’…Il divieto non verrà imposto tutto d’un tratto, ma passo dopo passo. L’attuale capacità produttiva (di materiali sostitutivi alla plastica in Cina riuscirà a colmare la frattura del mercato causata dal divieto.’’ Al contrario, alcuni attivisti civili sostengono che il Piano proposto dal governo cinese non sia abbastanza preciso e dettagliato per far fronte all’emergenza ambientale; rivendicano inoltre un utilizzo ed una promozione migliori dei materiali alternativi a quelli che per anni hanno maggiormente contribuito al danneggiamento del pianeta. A sostegno di queste critiche, Tang Damin, attivista di primo piano di Greenpeace East Asia, ha dichiarato che nonostante il programma si impegni a prospettare e far rispettare degli ottimi punti, in primis quello di vietare l’utilizzo della plastica monouso, sarebbero necessarie delle politiche di più ampio respiro al fine di combattere un intero sistema basato su questo materiale.

Il governo da parte sua esprime la convinzione che solo il tempo potrà favorire ulteriori riforme: le aziende e i consumatori devono prima abituarsi ai cambiamenti innanzitutto culturali già proposti per il prossimo futuro. Inoltre, è necessario contestualizzare la situazione cinese per comprendere il punto di vista del governo rispetto al suo piano d’azione per combattere il cambiamento climatico. Pur avendo molte aree fortemente popolose ancora in via di sviluppo, la Cina è uno dei primi Paesi a lanciare una legislazione che mira a ridurre drasticamente l’utilizzo della plastica, il primo passo per abbassare le emissioni di Co2 entro il 2035 ed eliminarle prima del 2060.

Un obiettivo ambizioso, ribadito peraltro dal presidente Xi Jinping durante la 65°Discussione globale delle Nazioni Unite tenutasi il 22 settembre 2020.

Secondo il Global Times, lo slancio cinese verso uno sviluppo verde ‘’forzerà’’ il Paese a promuovere un nuovo tipo di economia, volta ad assicurare condizioni migliori per l’ambiente, con riferimento non solo ai cittadini, ma anche ai lavoratori destinati a particolari linee di lavorazione.

Secondo He Jiankun, vicedirettore del National Committee of Experts on Climate Change:  ‘’…l’industria dell’energie rinnovabili, come quella eolica o solare, possono offrire da 1,5 fino a 5 volte i posti di lavoro attualmente garantiti dall’industria dell’energia tradizionale.’’ Anche per questo motivo un cambiamento delle politiche legate all’industria energetica viene considerato dalle autorità cinesi come un’enorme opportunità di crescita per il Paese.

Nonostante la popolazione sia abituata alla convenienza delle energie non rinnovabili e dei materiali che ne derivano, il Piano proposto dal governo potrebbe iniziare a smuovere le cattive abitudini acquisite ormai da decenni in Cina, come in tutto il resto mondo. Nei prossimi anni la buona riuscita delle nuove regole dipenderà dalla volontà dei singoli cittadini, delle grandi e piccole aziende e naturalmente dal modo in cui il governo imporrà le nuove regole.

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