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Amazon e Goldman Sachs pronti ad una nuova ondata di licenziamenti a causa dell’AI

Amazon si prepara a tagliare fino al 15% del personale all’interno della sua divisione Risorse Umane, denominata internamente PXT (People eXperience and Technology), che conta oltre 10.000 dipendenti a livello globale.

Secondo fonti interne, i licenziamenti potrebbero estendersi anche ad altre aree del business, in particolare nella divisione consumer. Sebbene non sia ancora chiaro il numero esatto di posti di lavoro coinvolti né il calendario preciso dei tagli, le discussioni interne suggeriscono una svolta significativa rispetto alle consuete pratiche di ‘attrito non rimpianto’ (URA) usate dall’azienda.

L’iniziativa arriva nel contesto di una strategia aziendale volta a contenere i costi operativi e reindirizzare capitali verso l’espansione dell’infrastruttura AI e cloud, con investimenti annuali previsti fino a 100 miliardi di dollari.

Il CEO Andy Jassy, noto per la sua impronta orientata alla razionalizzazione, ha già guidato tra il 2022 e il 2023 il più grande taglio di personale nella storia di Amazon, con oltre 27.000 posizioni aziendali eliminate. Jassy ha recentemente sottolineato l’importanza per i dipendenti di adattarsi all’era dell’AI, dichiarando che chi saprà contribuire allo sviluppo e all’integrazione interna dell’AI avrà un impatto significativo.

Al contrario, coloro che non si allineeranno potrebbero non trovare più posto nell’organizzazione. Nel frattempo, Amazon ha annunciato l’assunzione di 250.000 lavoratori stagionali per il periodo natalizio nel settore logistico, sottolineando il divario crescente tra le funzioni operative e quelle corporate.

L’interesse dell’azienda per l’automazione tramite AI sembra destinato a ridisegnare radicalmente la composizione e il ruolo della forza lavoro nel prossimo futuro.

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Goldman Sachs pianifica tagli al personale nell’ambito della nuova ristrutturazione operativa basata sull’AI

Goldman Sachs ha annunciato una nuova fase di trasformazione del suo programma interno OneGS, ribattezzato “OneGS 3.0”, con l’obiettivo di ottimizzare l’efficienza operativa attraverso un massiccio utilizzo dell’AI.

La banca ha comunicato ai dipendenti che l’iniziativa comporterà una ‘riduzione limitata di ruoli’ e il blocco dell’espansione dell’organico fino alla fine del 2025. Secondo la leadership del gruppo, guidata dal CEO David Solomon, questo processo servirà a riorganizzare profondamente la struttura interna, rafforzare la produttività e migliorare il servizio ai clienti.

L’integrazione dell’AI non si limita a semplici strumenti di supporto, ma mira a ridefinire interamente il modello operativo, intervenendo su attività strategiche come l’onboarding dei clienti, l’abilitazione alla vendita, la gestione dei fornitori e il reporting regolamentare.

Il cuore della visione di Goldman è che l’automazione generativa potrà liberare risorse e potenziare le capacità umane, non sostituirle del tutto. Nonostante ciò, l’annuncio dei tagli ha sollevato dubbi sull’effettivo impatto occupazionale, anche se la banca prevede comunque una crescita netta dell’organico entro la fine dell’anno.

La trasformazione è descritta come un’iniziativa pluriennale, che verrà monitorata attraverso sei parametri chiave: esperienza del cliente, redditività, produttività, resilienza, benessere dei dipendenti e gestione del rischio.

Il progetto riflette una visione ambiziosa in cui l’AI non è solo uno strumento, ma il catalizzatore principale di un cambiamento culturale e strutturale.

Tuttavia, resta da vedere se tali trasformazioni, motivate da efficienza e innovazione, sapranno garantire anche stabilità occupazionale e mantenimento della cultura aziendale.

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