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Amazon apre il suo primo negozio a Manhattan

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Semplice esperimento o nuova offensiva? La domanda nasce spontanea alla notizia che Amazon, colosso delle vendite online – che sta scalando la classifica dei marchi più importanti del mondo – sta per aprire il suo primo negozio ‘cemento e mattoni’ a New York.

Dovrebbe debuttare, secondo il Wall Street Journal che ha rivelato l’informazione, in tempo per le feste di Natale, sulla 34esima strada, a pochi passi dalle insegne di Macy’s e da uno dei monumenti più famosi di New York, l’Empire State Building, che nel 2013 ha totalizzato qualcosa come 4,3 milioni di visitatori.

Il negozio dovrebbe inizialmente funzionare da mini-deposito e da punto di esposizione dei dispositivi elettronici targati Amazon, come l’eReader Kindle, il Fire Phone o il decoder Tv Fire TV. I clienti potranno, ad esempio, ritirare un prodotto ordinato all’ultimo minuto su internet o effettuare dei resi o dei cambi.

Ora che la decisione sembra sia stata presa e l’offensiva ai distributori tradizionali lanciata, resta da capire se il modello sarà replicato anche in altre città e, soprattutto, senza contraccolpi per l’attuale modello economico, che ha fatto la fortuna della creatura di Jeff Bezos.

Il successo di Amazon, infatti, è legato soprattutto al fatto che la società non si deve accollare molti dei costi che gravano sui negozi tradizionali come gli affitti, gli stipendi dei commessi e tutti gli altri costi legati alla gestione di una rete di negozi fisici.

Un interrogativo tanto più significativo se si considera che anche se i ricavi di Amazon crescono a ritmi impressionati – di pari passo con la popolarità e il valore del brand – non così si può dire della sua redditività: il secondo trimestre 2014 si è chiuso infatti con un rosso di 126 milioni di dollari (erano 7 milioni lo stesso periodo dello scorso anno), a fronte di ricavi in crescita 23% a 19,3 miliardi di dollari. Sempre nello stesso trimestre, le spese operative sono aumentate del 24% a 19,4 miliardi di dollari. E per il 2014 le previsioni non sono proprio entusiasmanti visto che la società stima una perdita operativa tra i 400 e gli 810 milioni di dollari.

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