L’offerta avanzata ad Altice avrebbe visto Bouygues Telecom, Iliad e Orange spartire fra loro il quarto operatore respinta al mittente.
Altice ha respinto l’offensiva dei suoi competitor, che avevano messo insieme una somma complessiva di 17 miliardi di euro per rilevare tutti gli asset dell’operatore per poi dividerseli.
L’offerta
L’offerta, di cui si parlava da tempo, avrebbe visto i principali concorrenti di SFR fare a pezzi l’azienda con Bouygues al 43% degli asset, Iliad il 30% e Orange il 27%.
Tutti e tre gli operatori avrebbero preso un pezzo del business consumer di SFR, compresi i clienti della banda larga fissa, mentre la divisione B2B sarebbe stata divisa soltanto fra Bouygues e Iliad.
Gli asset fisici della rete, sia fissa sia mobile, così come lo spettro, sarebbero stati suddivisi fra i tre partner.
L’offerta non comprendeva alcuni asset minori di SFR.
Valore totale
In totale, l’accordo ha valutato SFR circa 21 miliardi di euro, ben al di sotto del prezzo di circa 30 miliardi di euro richiesto dal miliardario proprietario di SFR, Patrick Drahi, il che potrebbe ben spiegare il rifiuto dell’offerta odierna.
I precedenti
Questo tipo di spartizione tripartita non sarebbe senza precedenti; in Brasile, nel 2020, ad esempio, Telefónica, Claro Brasil e TIM Brasil hanno stretto una partnership simile per spartirsi la divisione mobile dell’operatore di telecomunicazioni in difficoltà Oi. Tuttavia, si tratta di un’operazione piuttosto insolita, che potrebbe mettere a dura prova le autorità di regolamentazione nel valutare accuratamente l’impatto dell’accordo sui consumatori.
Ue storicamente contraria ai merger…
Storicamente, le autorità di regolamentazione dell’Ue sono state reticenti a consentire fusioni su larga scala che riducessero il numero di operatori di telecomunicazioni sul mercato, temendo che la riduzione della concorrenza avrebbe fatto aumentare i prezzi e ridotto gli incentivi all’innovazione. L’industria delle telecomunicazioni stessa, d’altra parte, chiede da molti anni un consolidamento, sostenendo che tali accordi siano fondamentali per sbloccare investimenti a lungo termine nel settore. Infatti, proprio il mese scorso, la GSMA è stata nuovamente invitata dalle autorità di regolamentazione a rivedere le proprie linee guida sulle fusioni per facilitare le fusioni e acquisizioni.
…Ma il sentiment sta cambiando
Tuttavia, il sentiment verso tali fusioni si sta distendendo. La recente fusione tra Three e Vodafone nel Regno Unito e Orange e MasMovil in Spagna suggerisce che ottenere l’approvazione normativa per un’operazione del genere, sebbene problematica, sia potenzialmente realizzabile.
Per ora, non è chiaro se Bouygues, Iliad e Orange torneranno al tavolo delle trattative. Ci aspettiamo ulteriori aggiornamenti a breve.
Più di 50 operatori in Europa, in Usa e Cina ce ne sono 3
Secondo un conteggio della Commissione Europea del febbraio 2024, attualmente nel continente operano 50 operatori di telefonia mobile e oltre 100 operatori di Internet fisso, la maggior parte dei quali offre entrambi i servizi. Nel 2024, questi operatori condividevano un mercato di 534 milioni di abbonamenti di telefonia mobile e 178 milioni di abbonamenti di Internet fisso. Ogni paese membro ha, in media, 3,5 operatori proprietari di reti proprie. Al contrario, ce ne sono tre negli Stati Uniti e tre in Cina.
La frammentazione frena gli investimenti
La Commissione non è insensibile a questa “frammentazione”, ha indicato in un Libro bianco sul settore delle telecomunicazioni del 21 febbraio 2024. Teme che i “bassi livelli di redditività” ostacoleranno lo sviluppo delle reti in fibra ottica e 5G, il cui costo stima in “oltre 200 miliardi di euro” entro il 2030. Per migliorare la salute economica degli operatori, Bruxelles vuole creare un mercato unico delle telecomunicazioni per favorire l’emergere di campioni europei in grado di offrire servizi comparabili in diversi paesi. Questa, almeno, è l’ambizione del regolamento sulle reti digitali che l’esecutivo europeo spera di adottare entro la fine del 2025.