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Allerta a Roma, Attentato Londra, Hollande vs Fillon, Iraq, Sanità Usa, Germania

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Roma sotto stretta sorveglianza per i 60 anni dei trattati europei

24 mar 11:36 – (Agenzia Nova) – Il vertice dei capi di Stato e di governo dei 27 paesi dell’Unione Europea che si svolgera’ a Roma nel fine settimana in occasione del 60esimo anniversario dei trattati europei e’ posto sotto il segno di una grande tensione. Lo scrive il quotidiano economico francese “Les Echos” sin dal titolo della sua rubrica di prima pagina “Succede in Europa” in un reportage del suo corrispondente da Roma Olivier Tosseri. Tensione che non e’ dovuta soltanto alle polemiche seguite alle critiche del presidente olandese dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, che ha accusato i paesi del Sud di “spendere i loro soldi in alcool e donne e poi chiedono aiuto”; ne’ unicamente a causa delle affermazioni del primo ministro polacco, secondo cui l’Europa a velocita’ variabile che sara’ proposta nella dichiarazione finale del vertice condurrebbe ad uno “smantellamento” del progetto europeo ed al “caos”. Il caos che al momento spaventa di piu’ le autorita’ italiane e’ quello che potrebbe regnare nelle strade di Roma che domani sabato 25 marzo saranno attraversate da ben sei diversi cortei a cui si prevede parteciperanno almeno 30 mila manifestanti tra favorevoli e contrari all’Ue. Inoltre l’attentato di mercoledi’ 22 a Londra ha fatto tornare d’attualita’ il timore di attacchi jihadisti compiuto dai cosiddetti “lupi solitari”: la capitale della cristianita’ e’ spesso citata come obbiettivo da colpire nella propaganda dello Stato islamico (Isis); per sventarli, i servizi segreti europei sono mobilitati, inclusi quelli britannici. Alla minaccia terroristica si aggiunge quella dei Black Bloc, i violenti che provocano scontri con le forze dell’ordine e trasformano i centri cittadini in campi di battaglia e di saccheggio: in provenienza dalla Francia, dalla Germania e persino dalla Grecia, si sono dati appuntamento a Roma e potrebbero infiltrarsi nella manifestazione “Eurostop” organizzata dai sindacati e da gruppi e gruppuscoli di sinistra e di estrema sinistra, tanto che le autorita’ stanno pensando ad una sospensione o a restrizioni del trattato di Schengen. L’Italia, in occasione dei 60 anni dell’inizio della costruzione europea, avrebbe voluto mettere l’accento sulle questioni economiche e sociali, ma dopo l’attentato di Londra in vetta all’agenda ci saranno invece le questioni di sicurezza e della difesa: “Noi dobbiamo avere il coraggio di dire che l’Europa, se vuole fare sul serio, deve mettere piu’ risorse e fondi sulla sicurezza, sulla polizia e sulla difesa” ha dichiarato Matteo Renzi; “spese che devono essere fatte al di fuori del Patto di stabilita’, per proteggere le nostre citta’ e le nostre popolazioni”.

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Regno Unito, gli arresti salgono a nove dopo le perquisizioni di sedici proprieta’

24 mar 11:36 – (Agenzia Nova) – In primo piano sul quotidiano britannico “The Guardian” le indagini sull’attentato di Londra. Il terrorista e’ stato identificato in Khalid Masood, 52 anni, cittadino britannico nato nel Kent, nome di nascita Adrian Elms, convertito all’Islam solo in eta’ matura. L’uomo aveva precedenti penali per aggressioni, lesioni personali gravi, detenzione di armi e reati di ordine pubblico, ed era stato anche in carcere. Si era spostato piu’ volte nel sud dell’Inghilterra cambiando vari domicili a Londra e Birmingham. Si era anche avvalso di diversi nomi ed era noto ai servizi segreti, che pero’ non lo ritenevano ad alto rischio. Sono stati resi noti anche i nomi delle tre vittime, oltre al poliziotto Keith Palmer: Kurt Cochran, turista statunitense, 54 anni, e i britannici Aysha Frade, 43 anni, e Leslie Rhodes, 75. L’identita’ di Masood e’ stata rivelata solo dopo il raid che ha portato all’arresto di otto persone a Birmingham e nella capitale. L’ultima notizia e’ che il numero delle persone arrestate e’ salito a nove. Sono emersi alcuni dettagli sulle operazioni: sedici proprieta’ perquisite, 2.700 oggetti sequestrati, 3.500 testimoni ascoltati. La sicurezza e’ sotto i riflettori. L’agenzia di intelligence MI5 ha avviato un’inchiesta interna sul suo operato. Il governo non ha annunciato un giro di vite immediato sulla sicurezza; e’ atteso, pero’, nella prossime settimane un aggiornamento della strategia antiterrorismo, che potrebbe concentrarsi, in particolare, sul rafforzamento del controverso programma antiradicalizzazione “Prevent”. Cio’ che la premier, Theresa May, ha promesso, parlando alla Camera dei Comuni, e’ che il paese “non si fara’ intimidire”: “I nostri valori prevarranno”, ha dichiarato la leader di Downing Street. Un editoriale non firmato del giornale, attribuibile alla direzione, esorta a contrastare il cinismo: il tentativo di sfruttare quello che e’ accaduto per nuovi attacchi contro l’immigrazione e per proposte politiche divisive per il paese potrebbe anche riscuotere consensi, ma non servirebbe a ottenere risultati concreti. E’ un commento in linea con l’orientamento prevalente della stampa britannica, dove ricorrono gli inviti all’equilibrio nella risposta alla minaccia terroristica.

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Francia, Hollande denuncia le “menzogne” di Fillon sulla “gabinetto nero” all’Eliseo

24 mar 11:36 – (Agenzia Nova) – Si fa rovente in Francia il clima della campagna per le elezioni presidenziali di aprile-maggio: le prime pagine di tutti i giornali stamattina venerdi’ 24 marzo sono dominate dallo scontro al calor bianco tra il candidato del centro-destra Francois Fillon ed il presidente socialista Francois Hollande. Come riferisce esaustivamente il quotidiano conservatore “Le Figaro”, ieri sera giovedi’ 23 nel corso della trasmissione “L’e’mission politique” (“La tribuna politica”, ndr) sulla rete tv pubblica “France 2” Fillon ha sollevato un putiferio denunciando un “complotto di Stato”, scagliandosi contro Hollande ed accusandolo di aver messo in piedi al Palazzo presidenziale dell’Eliseo un “gabinetto nero” che sarebbe all’origine della “macchinazione” ordita contro di lui a suon di “presunti” scandali e chiedendo infine un’indagine indipendente su quanto starebbe accadendo. Il candidato del centro-destra in particolare ha citato le rivelazioni contenute nel libro-inchiesta “Bienvenue Place Beauvau, Police: les secrets inavouables d’un quinquennat” (“Benvenuti a Place Beauvau, Polizia: i segreti inconfessabili di un quinquennato”, ndr) in prossima uscita: i tre autori, ha ricordato Fillon, sono Didier Hassoux, Christophe Labbe’ e Olivia Recasens, tre giornalisti del settimanale satirico “Le Canard Enchaine'” e quindi non sospettabili di simpatie per il centro-destra. Hollande gli ha risposto a stretto giro con un durissimo comunicato, condannando a sua volta a brutto muso e “con la piu’ grande fermezza le accuse menzognere di Fillon: l’esecutivo”, prosegue il comunicato dell’Eliseo, “non e’ mai intervenuto in alcun procedimento giudiziario e il presidente e’ venuto a conoscenza solo dalla stampa dei fatti particolarmente gravi in cui e’ coinvolto Fillon; le cui affermazioni sono un insopportabile turbamento” al regolare svolgimento della campagna elettorale. La polemica e’ tutt’altro di poco conto: aldila’ della chiara intenzione di Fillon di risollevare le sorti di una campagna elettorale che per ora secondo i sondaggi lo relegherebbe al terzo posto nelle intenzioni di voto al primo turno del 23 aprile, e quindi escluso dal turno di ballottaggio del 9 maggio, le accuse di complotto certamente avranno un seguito e sono destinate ad avvelenare le elezioni fino alla fine; non va dimenticato infatti che anche la leader del Front national di estrema destra, Marine Le Pen, che e’ data in testa al primo turno dai sondaggi, e’ soggetta a diverse inchieste giudiziarie che lei qualifica come “complotto” del potere socialista.

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Premier iracheno al Abadi, “il mio paese ha bisogno di maggiore sostegno dagli Stati Uniti”

24 mar 11:36 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro iracheno, Haider al Abadi, si rivolge agli Stati Uniti dalle pagine della “Washington Post”, chiedendo ulteriore sostegno agli sforzi di Baghdad per liberare Mosul e l’Iraq occidentale dallo Stato islamico (Isis). Al Abadi ricorda di aver incontrato personalmente il presidente Usa, Donald Trump, nella giornata di lunedi’, e di aver gia’ ricevuto rassicurazioni da parte della Casa Bianca. “Trump e io abbiamo discusso come sviluppare l’Accordo quadro strategico firmato dai nostri paesi nel 2008”, scrive il premier iracheno. “Abbiamo chiesto agli Stati Uniti di unirsi a noi per spronare la comunita’ internazionale a tener fede alle sue promesse di sicurezza e stabilizzazione delle comunita’, e per prevenire la riemersione dell’Isis e di al Qaeda”. L’Iraq, prosegue al Abadi, “ha anche bisogno del know-how e degli investimenti statunitensi per rivitalizzare la sua economia e rinnovare la democrazia. Nello spirito dell’accordo del 2008, vogliamo intraprendere una partnership che comprenda la cooperazione nei campi politico, diplomatico, della difesa, della sicurezza, dell’istruzione e culturale”. I consulenti e gli istruttori militari inviati dagli Usa e da altri paesi in Iraq “hanno aiutato gli iracheni a rimettere in sesto le loro Forze armate cosi’ che potessimo combattere e vincere autonomamente le nostre battaglie. Ora chiediamo agli Stati Uniti di assisterci nel ripristino delle infrastrutture, e nella diversificazione e parziale privatizzazione della nostra economia. Abbiamo bisogno di investimenti per ricostruire le nostre case, gli ospedali, le scuole, i servizi, e ancora strade, autostrade e ponti”. L’Iraq beneficerebbe anche “delle competenze tecniche statunitensi per migliorare ed espandere la nostra rete di telecomunicazioni, l’information technology e il settore dell’assistenza sanitaria”. L’Iraq, prosegue il premier, “ha bisogno di finanziatori e partner industriali statunitensi che ci aiutino a sviluppare l’industria agraria, quella petrolchimica e altre”. Assieme ai loro partner internazionali, conclude al Abadi, le autorita’ irachene sono al lavoro per “costruire un nuovo Iraq” che dia a tutti i suoi cittadini “l’opportunita’ di vivere dignitosamente, e di consegnare un futuro migliore ai nostri figli”. Gli Stati Uniti “hanno costruito quel tipo di paese. Con il vostro aiuto e la vostra volonta’, potremo farlo anche noi”.

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Usa, riforma sanita’: ultimatum di Trump ai Repubblicani

24 mar 11:36 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha abbandonato i negoziati con l’ala conservatrice del Partito repubblicano sulla riforma della sanita’ American Healthcare Act, una proposta avanzata dalla leadership repubblicana alla Camera con l’obiettivo di sostituire il sistema attualmente in vigore: l’Affordable Care Act (“Obamacare”) varato durante la precedente amministrazione presidenziale. Il presidente ha negoziato con giorni con i circa 40 parlamentari esponenti dell’House Freedom Caucus, la corrente di destra del Partito repubblicano alla Camera, secondo cui il disegno di legge non si discosta abbastanza dal sistema attualmente in vigore, e mantiene profili di assistenzialismo e spesa pubblica eccessivi. Trump, che negli ultimi giorni ha tentato in tutti i modi di unire i Repubblicani attorno alla riforma – il superamento dell’Obamacare rappresenta una delle principali promesse formulate dal presidente durante la campagna elettorale dello scorso anno – ha deciso di giocare il tutto per tutto: ha forzato per oggi il voto della Camera sulla riforma, avvertendo i Repubblicani che non esiste alternativa: votare la proposta, o rassegnarsi a lasciare in vigore l’Obamacare, venendo meno agli impegni assunti con l’elettorato statunitense. I collaboratori piu’ stretti del presidente hanno tentato per settimane, invano, di dissuaderlo dallo sposare pubblicamente la causa della riforma promossa dalla leadership repubblicana alla Camera. Il voto di oggi, infatti, rappresentera’ la prima vera prova di forza di Trump al Congresso, una prova che stando alle intenzioni di voto espresse dai conservatori nelle ultime ore, la Casa Bianca e’ destinata a perdere. La maggioranza repubblicana alla Camera puo’ permettersi il voto contrario di 22 suoi deputati e ottenere comunque l’approvazione del provvedimento; sino a ieri, pero’, ben 34 deputati conservatori hanno annunciato l’intenzione di votare contro la proposta di riforma, ed altri 15 hanno espresso scetticismo. La decisione di Trump di forzare il voto e’ giunta ieri, al termine di una intensa e apparentemente infruttuosa giornata di negoziati e con i Repubblicani e la Casa Bianca pressati da sondaggi sfavorevoli: stando all’ultimo, della Quinnipiac University, ben il 56 per cento dei cittadini Usa non approva la proposta repubblicana, contro il 17 per cento dei favorevoli e un 26 per cento di indecisi; 6 intervistati su 10 ritengono che sinora Trump non abbia gestito adeguatamente il capitolo della sanita’.

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Spagna, allarmano i conti della previdenza sociale

24 mar 11:36 – (Agenzia Nova) – Il numero di pensionati, e l’esborso della casse statali a loro favore, e’ arrivata in Spagna al suo massimo storico. Secondo i dati aggiornati al primo marzo dal Ministero del Lavoro, in Spagna ci sono 9.474.556 persone che ricevono una forma di pensione, per una spesa mensile record di oltre 8,6 miliardi di euro. A questo quasi 9 milioni e mezzo di pensionati si arriva con una crescita annuale del 1,1 per cento, cifra che sembra ragionevole, scrive il quotidiano “El Mundo”, ma diventa piu’ preoccupante se la si compara ai valori del 2007. Allora, prima dell’inizio della crisi, il numero di pensionati era quasi il 12 per cento inferiore, e il numero di coloro che versavano contributi era ai livelli massimi. Le intemperie della crisi e la conseguente perdita di lavoro hanno di fatto ribaltare la situazione: ora una pensione viene pagata con i versamenti di quasi due lavoratori (1,89). Discorso analogo per l’ammontare complessivo della spesa mensile. Gli 8,6 miliardi di euro registrati a marzo sono un 3 per cento in piu’ rispetto allo scorso anno, ma rispetto a 10 anni fa, quando la spesa totale era di 5,6 miliardi di euro, la crescita e’ stata del 35 per cento. I principali “responsabili” di questa situazione sono i nuovi pensionati, che hanno versato contributi su stipendi maggiori e che di conseguenza hanno diritto a maggiori rimborsi. La pensione media pagata dalla Seguridad Social e’ passata da 766 a 1058 euro, la cifra piu’ alta degli ultimi 10 anni. In questo contesto, scrive il quotidiano “El Mundo, la creazione di posti di lavoro e’ sempre piu’ necessaria e deve essere rivolta a un impiego di qualita’, con contratti stabili e retribuzioni in aumento. Piu’ di quanto non facciano ora i versamenti derivati da posti temporali e “mal retribuiti”.

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La Germania ha una bomba ad orologeria a poca distanza dal confine

24 mar 11:36 – (Agenzia Nova) – A soli dodici chilometri dal confine tedesco, a circa 60 km da Saarbruecken, in territorio francese, e’ operativa la settima piu’ grande centrale nucleare del mondo, quella di Cattenom. Gli esperti considerano il vecchio impianto un rischio concreto per la sicurezza. Per la prima volta, il governo federale tedesco ha illustrato le lacune e i rischi attribuiti all’impianto francese in risposta a una interrogazione parlamentare della deputata dei Verdi Sylvia Kotting-Uhl. Diverse componenti importanti della centrale, comprese le turbine a gas per l’alimentazione d’emergenza e le strutture per la riduzione della pressione e il contenimento in caso di incidenti, non sarebbero antisismici. Inoltre la centrale disporrebbe soltanto di due sistemi autonomi di raffreddamento, anziche’ tre, come previsto dagli standard europei. Secondo l’esperto di sicurezza degli impianti Manfred Mertins, il sito e’ anche particolarmente vulnerabile ad attentati terroristici: non e’ progettato per resistere all’impatto di un aereo piu’ grande di un Cessna. “Ora e’ ufficiale: abbiamo una bomba ad orologeria al nostro confine”, ha commentato Kotting-Uhl. Mertins aveva scritto un rapporto dettagliato in merito alla centrale nucleare nel febbraio del 2016, che ha ricevuto il crisma dell’ufficialita’ dal governo di Berlino. Il rinnovato interesse dei Verdi, scrive il “Der Spiegel”, ha probabilmente a che fare con le elezioni che ci saranno nel Saarland domenica prossima, ma il gran numero di centrali nucleari a poca distanza dai confini tedeschi pone grandi interrogativi in merito all’uscita dal nucleare che la Germania si e’ posta come obiettivo entro il 2022. La centrale di Cattenom, dalla sua entrata in funzione nel 1986, ha registrato ben 800 incidenti vari. Dopo i numerosi interventi – circa 18 mila – effettuati dall’operatore Edf sugli impianti, la Francia ne ha deciso la dismissione entro dieci anni. Edf chiede invece che la centrale resti operativa sino al 2051. Il ministro dell’Ambiente tedesco, Barbara Hendricks (Spd) ha recentemente inviato una richiesta alla collega francese Se’gole’ne Royal affinche’ la vita operativa della centrale non venga ulteriormente estesa.

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Germania, soppressa un’altra organizzazione salafita

24 mar 11:36 – (Agenzia Nova) – Il ministero dell’Interno dell’Assia ha ordinato la soppressione di una associazione salafita, in risposta all’incitazione all’odio e ai sermoni estremistici della moschea di riferimento dell’associazione, a Kassel. L’associazione culturale islamica Almadinah e’ stata riconosciuta come pericolosa per l’ordine costituzionale; il ministro dell’Interno Peter Beuth (Cdu) in visita ieri a Wiesbaden, ha commentato cosi’ la chiusura dell’organizzazione da parte delle autorita’: “Il divieto dell’associazione poggia sul riconoscimento che Kassel rappresenta un fulcro di radicalizzazione della scena jihadista salafita nazionale. Due imam della moschea sono stati riconosciuti come pericolosi e predicatori di odio, come Abu Walaa, ora in prigione”. Secondo i risultati delle indagini effettuate dalle autorita’, diversi frequentatori della Moschea avevano gia’ viaggiato in zone di combattimento in Siria. La soppressione dell’associazione religiosa rappresenta il culmine di lunghi mesi d’indagini, affidate all’Ufficio dello stato dell’Assia per la protezione della Costituzione, alla polizia di Stato e a quella dell’Assia settentrionale. Lo scorso novembre piu’ di 160 funzionari di polizia avevano perquisito la moschea e l’associazione. L’Ufficio di stato per la protezione della Costituzione ha identificato nella sola Assia 4.150 islamisti; di questi 1.650 sono salafiti. Tra il 2013 e il 2015 le autorita’ dell’Assia hanno ordinato la chiusura di altre tre associazioni di orientamento estremista.

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L’Italia e’ il paese che potrebbe abbattere l’Unione Europea

24 mar 11:36 – (Agenzia Nova) – L’Unione Europea, osserva il settimanale britannico “The Economist” nella rubrica “Charlemagne”, dedicata agli affari europei, puo’ anche essere una costruzione franco-tedesca, ma quando il progetto ha bisogno di una certa dose di grandiosita’ si rivolge sempre all’Italia. Nel fine settimana i leader di 27 paesi membri, con l’eccezione del Regno Unito uscente, si riuniranno nella capitale italiana per celebrare i sessant’anni dei Trattati di Roma, all’origine dell’Ue, nella stessa sala del Palazzo dei Conservatori in cui furono firmati. Nell’odierna situazione di divisione, il simbolismo conta, anche se la dichiarazione che sara’ firmata questa volta sara’ piuttosto blanda. Per ironia della sorte se si chiede a funzionari di Bruxelles o di Berlino che cosa li tiene svegli la notte la risposta e’ sempre la stessa: l’Italia. La Commissione europea prevede che la crescita italiana sara’ dello 0,9 per cento quest’anno, la piu’ bassa dell’area dell’euro. Dal 2008 il paese e’ stato piu’ volte in recessione. Il reddito pro capite in termini reali e’ piu’ basso del 1999, anno dell’adesione alla moneta unica. La disoccupazione giovanile e’ al 38 per cento e il tasso di occupazione e’ tra i piu’ bassi dei paesi sviluppati appartenenti all’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Non stupisce che la popolazione, tradizionalmente europeista, sia sempre piu’ critica, soprattutto sull’appartenenza all’eurozona. Non si puo’ dire che l’Italia non sia resiliente: e’ rimasta in piedi nonostante il terrorismo, “scandali politici epici” e i lunghi anni di Silvio Berlusconi. I mercati, smentendo le previsioni, non sono crollati dopo la bocciatura referendaria della riforma costituzionale, lo scorso dicembre. A Matteo Renzi, dimessosi, e’ subentrato un nuovo presidente del Consiglio, il 43° del dopoguerra, Paolo Gentiloni, di cui i partner europei parlano con cordialita’. Tuttavia, guardando avanti, prosegue l’autorevole periodico, non e’ difficile immaginare una trama fosca: la crescita cronicamente bassa, la bassa inflazione e l’enorme debito pubblico sono una triade “potenzialmente letale”. All’orizzonte incombe una resa dei conti con la Commissione sulla manovra finanziaria d’autunno. Le banche sono un po’ piu’ sane di sei mesi fa, ma destano ancora preoccupazione. Cio’ che preoccupa di piu’ e’ la fine del programma di acquisto di bond da parte della Banca centrale europea, probabilmente entro la fine dell’anno, col conseguente aumento del costo del debito, proprio in concomitanza con le elezioni. Il Movimento 5 stelle, che sondaggi recenti danno avanti di cinque punti rispetto al Partito democratico, pensa che l’euro, bloccando la svalutazione, colpisca le esportazioni, e vuole un referendum sull’appartenenza. Il rischio finanziario e il rischio politico creano allarme: l’Italia e’ troppo grande per essere salvata, ma e’ anche troppo grande per fallire.

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Brasile, no al controllo dei Diritti umani Onu sulle politiche fiscali

24 mar 11:36 – (Agenzia Nova) – Il Brasile difende le sue scelte di austerita’ dinanzi al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. L’organismo internazionale ha messo ai voti la risoluzione che rinnova il mandato per monitorare gli effetti delle politiche fiscali adottate dai vari paesi sui diritti umani delle popolazioni. Il gigante amazzonico si e’ opposto spiegando che la risoluzione e’ contraria alle riforme intraprese dal governo per fare fronte a una situazione di crisi altrimenti non recuperabile. La risoluzione del Consiglio critica apertamente le politiche fiscali che mettendo un tetto alle spese del governo penalizzano l’offerta dei servizi sociali. “La risoluzione e’ contraria ai principi elementari della politica economica attuale in Brasile, e in particolare verso gli sforzi fatti per recuperare l’equilibrio fiscale e, in questo modo, mettere in sicurezza le politiche sociali nel paese”, ha detto la rappresentante a Ginevra Maria Nazareth Farani Azevedo, accusando poi il paese relatore, Cuba, per non aver accolto nella relazione finale le obiezioni avanzate da Brasilia. Il paese sudamericano, reduce da una pesante stagione recessiva e alle prese con gli sperperi della corruzione, ha messo in campo un provvedimento che congela per venti anni le spese federali, legandole all’andamento dell’inflazione nei 12 mesi precedenti. Una proposta di emendamento costituzionale che aveva gia’ suscitato le critiche del relatore delle Nazioni Unite per poverta’ e diritti umani: “L’effetto principale e inevitabile dell’emendamento, che punta a congelare il bilancio per evidenziare austerita’ fiscale, sara’ quello di danneggiare i poveri per i prossimi decenni”, sosteneva Alston a dicembre. Il voto contrario del Brasile non ha impedito alla risoluzione di essere approvata (31 si’ e 16 no), ma rappresenta, sottolinea il quotidiano “Jornal do Brasil”, una brusca inversione di tendenza per un paese che non in Consiglio e’ mai andato oltre l’astensione e che aveva votato si’ alle analoghe risoluzione presentate nel 2008, 2011, 2014.

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