Una delle prime AI gigafactory europee potrebbe essere assegnata all’Italia, Urso fiducioso
“Abbiamo supportato un consorzio italiano che ha presentato una richiesta in merito al bando europeo per le gigafactory, che sta per concludersi e riguarda cinque giga factory sull’intelligenza artificiale. Noi siamo stati l’unico Paese ad aver presentato una proposta comune, fatta da grandi imprese italiane, e quindi siamo certi che una delle prime gigafactory europee sarà assegnata al nostro Paese”.
È quanto dichiarato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in un’intervista rilasciata in occasione della 42esima edizione dell’assemblea nazionale di Anci.
Le giga factory sono fondamentali per l’Europa poiché mirano a garantire autonomia tecnologica nel campo dell’intelligenza artificiale (AI), un settore cruciale per la competitività futura. Ospitarne una o addirittura una delle prime è non solo motivo di orgoglio nazionale, ma di concreto vantaggio competitivo per l’intero tessuto economico nazionale.
“I Comuni sono pienamente consapevoli che attraverso la digitalizzazione delle nostre imprese e quel complesso di servizi che arriveranno con la gigafactory sulle intelligenze artificiali si genera lo sviluppo virtuoso dei territori. Il nostro Paese ha un patrimonio di idee e di capacità di utilizzare al meglio i dati e le informazioni che rappresenta da sempre la vera forza del Made in Italy”, ha detto Urso al giornalista Gianluca Semprini.
Candidate Bologna, Genova e Grottaglie (Taranto)
Dove potrebbe sorgere?
Urso non lo dice e certo nessuno può saperlo con certezza, ma si possono ipotizzare alcune destinazioni dei primi eventuali progetti. Sicuramente c’è Bologna e il suo Tecnopolo, la “Data Valley” dell’Emilia-Romagna, un’infrastruttura digitale di eccellenza che riveste un’importanza strategica a livello europeo per il supercalcolo, l’AI, e i big data.
È infatti sede del supercomputer Leonardo, uno dei più potenti in Europa, finanziato dall’UE e dallo Stato italiano con investimenti di centinaia di milioni di euro. Leonardo è parte di una rete di tecnopoli regionali e costituisce un nodo nevralgico per la ricerca, l’innovazione tecnologica e economica, con un focus su AI, cambiamento climatico e calcolo ad alte prestazioni (HPC).
Ci potrebbe essere anche Genova, lo ha detto a Key4Biz il Senatore del Pd Lorenzo Basso, esperto di tecnologie e promotore del DDL sul quantum computing, che chiede al Governo di prendere direttamente in mano il timone della partita europea per una delle 4 o 5 AI Gigafactory da individuare entro dicembre, che la Commissione intende finanziare, movimentando un totale di 20 miliardi di euro, nel quadro dell’AI Continent Action Plan presentato il 9 aprile scorso. Sono state 76 le proposte arrivate da 16 Stati membri, circa 60 siti candidati.
Da non escludere anche una destinazione nel Sud Italia di una possibile AI giga factory.
Secondo quanto affermato dallo stesso Urso, in occasione dell’inaugurazione del nuovo ‘Hub del made in Italy’ a Bari la settimana scorsa, “il sito di Grottaglie è concretamente in corsa nell’assegnazione di una delle gigafactory europee”.
Come riportato in un articolo pubblicato da La Repubblica, seguendo la richiesta avanzata dalla Commissione europea ai singoli Governi di aggregare i vari progetti nazionali, nelle ultime settimane ha preso corpo l’ipotesi che vedrebbe Leonardo ed Eni dividersi l’onere di investimento. La prima lo indirizzerebbe a Pavia, dove già puntava ad espandere il suo polo del supercalcolo ad energia pulita, in quella cintura milanese che concentra gran parte dei data center italiani. La seconda a Grottaglie, in provincia di Taranto, sede di uno dei suoi siti produttivi e area bisognosa di riconversione. Del consorzio farebbero parte anche Fastweb e Sparkle, e sul versante scientifico (ma, parrebbe, senza ospitare nuovi chip) il Cineca di Bologna.
La centralità delle infrastrutture di rete
Serve però molto altro per concretizzare e favorire un’accelerazione della digitalizzazione delle nostre imprese e della nostra economica, a partire dalle infrastrutture di rete. Il ministro ha spiegato nell’intervista: “Il progetto banda ultra-larga BUL entro il prossimo mese sarà completato al 98%, mentre proseguono gli interventi della nuova rete fibra grazie a misure con risorse del Pnrr. La fibra ottica, accanto a quella elettrica, è una delle più performanti al mondo, sono state completate – ha ricordato – le connessioni marine a fibra ottica, mentre l’Italia è sempre più l’hub dei grandi cavi che congiungono l’Europa al sud del mondo ed all’Asia a condizioni favorevoli”.
Dalla disponibilità di una rete avanzata e possibilmente capillare discende anche la possibilità di offrire sevizi digitali di nuova generazione.
Secondo dati diffusi dallo stesso ministero, dall’avvio operativo del Piano BUL sono in totale 6.787 i comuni in commercializzazione, 5.064 i comuni collaudati positivamente, 10.878 i cantieri aperti.
Al 30 settembre 2025 l’importo cumulato dei lavori ordinati al Concessionario da inizio Piano è pari a 2.638.041.335. I comuni completati con CUIR (Completamento e Unificazione Infrastrutture di Rete) sono stati 66.
Al 30 settembre 2025 Infratel Italia ha collaudato positivamente 5.064 comuni FTTH e altri 230 con prescrizioni. Sono stati inoltre collaudati positivamente 2.759 siti FWA ed altri 44 con prescrizioni.
