La Banca d’Inghilterra avverte: “Mercato AI sopravvalutato, si leggono gli stessi segnali della bolla dot-com”
La corsa all’intelligenza artificiale (AI) sta riscrivendo l’economia globale, ma anche ripronendo rischi finanziari a noi già noti. È ciò che emerge con forza dall’ultimo Financial Stability Report della Banca d’Inghilterra (BoE), che invita gli investitori a guardare oltre l’entusiasmo del mercato e a riconoscere le fragilità che si stanno accumulando sotto la superficie.
Secondo la BoE, “il mix di valutazioni elevate, aspettative di crescita quasi perfette e un crescente ricorso all’indebitamento” riporta alla memoria dinamiche osservate alla vigilia dello scoppio della bolla delle dot-com nel 2000. Oggi il settore non è lo stesso di allora, ma alcuni meccanismi finanziari mostrano sorprendenti analogie.
Valutazioni tirate: il mercato prezza l’AI come se nulla potesse andare storto
La banca centrale britannica dedica particolare attenzione alle valutazioni delle aziende legate all’AI. Il grafico incluso nel report – che rappresenta i titoli dell’S&P 500 per prezzo e rapporto prezzo/utili attesi – mostra chiaramente come molte società tecnologiche si trovino su multipli decisamente più alti rispetto al resto del mercato.
In sostanza, il mercato sta pagando oggi utili che forse arriveranno domani. Forse.
La BoE sottolinea infatti che il premio al rischio azionario negli Stati Uniti è vicino ai livelli più bassi dai tempi della bolla Internet, mentre anche i premi calcolati sugli utili attesi a tre anni sono ai minimi da due decenni.
Significa che gli investitori stanno accettando rendimenti potenziali molto bassi, pur di esporsi sull’AI, come se la crescita futura fosse garantita. Una dinamica pericolosa, perché basta una revisione degli utili per far scattare correzioni anche molto rapide.
La nuova variabile e un boom del debito per costruire l’AI del futuro
Se la bolla Internet si era nutrita soprattutto di equity, la rivoluzione dell’intelligenza artificiale ha un’altra caratteristica: vive anche (e sempre più) di debito.
Le stime citate dalla BoE parlano chiaro: nei prossimi cinque anni l’infrastruttura globale dell’AI – data center, chip specializzati, reti energetiche – potrebbe richiedere oltre 5.000 miliardi di dollari di investimenti. E circa la metà verrebbe finanziata non tramite ricavi, ma attraverso emissioni obbligazionarie.
Un esempio è Oracle, protagonista di un forte aumento del debito per sostenere la costruzione dei propri data center dedicati all’AI: il costo della sua assicurazione contro il default (CDS) è triplicato dall’estate, pur in un contesto in cui i CDS del resto del mercato investment grade sono rimasti fermi.
Per la BoE, questo è un segnale da non ignorare: se il mercato del credito inizia a distinguere tra “vincitori” e “ritardatari” dell’AI, il repricing può diventare molto rapido.
Un rischio sistemico: equity e credito ora viaggiano agganciati
La grande interconnessione tra azioni, obbligazioni e derivati creditizi del settore tecnologico crea un potenziale effetto domino, secondo la BoE.
Se le valutazioni azionarie dovessero scendere, molte aziende diventerebbero più vulnerabili anche sul fronte del debito, proprio mentre stanno investendo somme colossali e difficilmente rinviabili.
La Banca d’Inghilterra avverte che:
- una correzione sui titoli AI potrebbe estendersi al credito corporate,
- gli spread obbligazionari sono “pericolosamente compressi”,
- fondi, ETF e banche potrebbero trovarsi esposti allo stesso shock su più fronti contemporaneamente.
Una situazione che amplifica i rischi e può innescare movimenti pro-ciclici difficili da controllare.
Cosa potrebbe succedere, gli scenari possibili
La Banca d’Inghilterra non parla di un imminente scoppio della bolla dell’IA, ma disegna alcuni scenari che il mercato non può permettersi di ignorare:
1. Correzione dei multipli
Basta una revisione anche modesta delle aspettative di crescita per far scendere i multipli di molte società AI, soprattutto quelle meno redditizie e più indebitate.
2. Allargamento improvviso degli spread
Il credito legato all’IA potrebbe subire un repricing improvviso, con effetti a catena su tutto il mercato corporate globale.
3. Pressione su fondi, ETF e banche
Una correzione simultanea su equity e obbligazioni potrebbe costringere gli intermediari a vendere per rispettare requisiti di rischio, amplificando le tensioni.
4. Rallentamento degli investimenti nell’IA
Se il costo del capitale sale, molte infrastrutture oggi considerate indispensabili potrebbero essere rinviate o ridimensionate, con ripercussioni sull’intero ecosistema tecnologico.
Il messaggio finale della Banca centrale inglese è avanti con l’AI, ma con prudenza
La banca centrale riconosce il potenziale enorme dell’intelligenza artificiale per la crescita economica di lungo periodo, ma avverte che la finanza sta correndo più veloce della tecnologia stessa.
Il punto non è mettere in discussione l’AI, ma ricordare che i mercati stanno prezzando scenari troppo ottimistici, il debito del settore sta crescendo in modo significativo, un eventuale shock potrebbe generare una correzione disordinata, con ricadute sui mercati globali.
È un messaggio che riecheggia quello formulato più di vent’anni fa alla vigilia della bolla dot-com: l’innovazione può essere rivoluzionaria, ma questo non giustifica valutazioni illimitate né una sottovalutazione del rischio.
