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AI, regolamento Ue nel mirino ‘Non vieta il riconoscimento facciale di massa’

riconoscimento facciale

Lettera aperta di un gruppo di attivisti contro le nuove regole Ue sull’Intelligenza Artificiale, che aprirebbero le porte ad un utilizzo massivo del riconoscimento facciale al di là delle frontiere europee.

La Ue nel mirino della critica per il nuovo regolamento sull’AI che apre ad un uso limitato del riconoscimento facciale da parte delle autorità. Secondo i detrattori, questa pratica potrebbe aprire la stura ad una nuova era di sorveglianza biometrica. Lo scrive il sito specializzato Politico.eu.

Vedi anche: IA e riconoscimento facciale, A. Ghiglia (del Garante Privacy): “No alla sorveglianza di massa”

Abuso di tecnologie di sorveglianza?

Una coalizione di gruppi in difesa dei diritti dei cittadini trasversale, che va dall’America Latina all’Africa all’Asia, ha chiesto il blocco di tutte le tecnologie che consentono il riconoscimento biometrico che rischiano di essere utilizzate per una sorveglianza di massa discriminatoria da parte di aziende e governi.

In una lettera aperta firmata da 170 persone di 55 paesi diversi si denuncia l’uso di sistemi di riconoscimento facciale in pubblico, come strumenti che vanno contro i diritti umani e le libertà civili. La pensano così gli attivisti del gruppo americano Access Now, coautore della lettera.

Sempre più usate dalle forze dell’ordine

L’uso della tecnologia di riconoscimento facciale si sta diffondendo sempre di più. Ma insieme alle applicazioni quotidiane come lo sblocco dei telefoni, viene sempre più utilizzato da governi e aziende per sorvegliare le persone, dalle forze dell’ordine per scansionare luoghi pubblici alla ricerca di criminali o dai negozi di alimentari che affermano di usarlo per catturare i ladri.

La lettera è in parte una risposta al disegno di legge sull’IA dell’UE che limita la pratica, ma non la vieta del tutto.

Commissione Ue, difficile compromesso fra sicurezza e privacy

Nelle sue proposte di intelligenza artificiale pubblicate ad aprile, la Commissione europea ha cercato di raggiungere un compromesso tra garantire la privacy dei cittadini e placare i governi che affermano di aver bisogno della tecnologia per combattere il terrorismo e la criminalità. Le regole vietano di norma i sistemi di identificazione biometrica come il riconoscimento facciale in luoghi pubblici per uso di polizia, a meno che non si tratti di “reati gravi”, che la Commissione ha specificato potrebbe significare casi legati al terrorismo, ma che gli attivisti avvertono è un termine vago che potrebbe aprire il porta per tutti i tipi di sorveglianza basata su minacce spurie.

Inoltre, non menziona nulla sulle società che utilizzano la tecnologia in luoghi pubblici.

E nel resto del mondo?

Il problema, secondo gli attivisti, è che quand’anche i governi Ue mettessero severe restrizioni su quando usare tecnologie di riconoscimento facciale, in altre parti del mondo le cose non andrebbero allo stesso modo. In paesi come Brasile e India, ad esempio, è molto difficile convincere i governi della necessità di garantire i diritti della privacy.

Anche per quanto, la lettera invitava l’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite a condannare l’uso della tecnologia per la sorveglianza.

Il gruppo vuole anche fare pressione sugli investitori e sui giganti della tecnologia affinché smettano di finanziare e sviluppare tecnologie di riconoscimento facciale per la sorveglianza. Dopo le proteste di Black Lives Matter dello scorso anno, aziende come Microsoft, Amazon e IBM hanno già introdotto moratorie sulla vendita delle loro tecnologie di riconoscimento facciale alle forze dell’ordine.

Ma queste moratorie spesso non si estendono ai paesi al di fuori dell’Occidente.

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