“Se la bolla dell’IA dovesse scoppiare, nessuna azienda sarebbe immune, Google compresa”.
Queste parole sono state dette non da uno qualunque ma dal CEO di Alphabet e Google, Sundar Pichai, in un’intervista esclusiva alla BBC nella sede di Mountain View. Per il capo di Big G. “l’ondata di investimenti nell’intelligenza artificiale è straordinaria, ma è anche segnata da “elementi di irrazionalità”.
Il vero problema che fa paura a tutti? Quello energetico
Pichai sottolinea come l’attuale ciclo di investimenti abbia raggiunto dimensioni senza precedenti. Google, per esempio, è passata da meno di 30 miliardi di dollari di spesa annua a oltre 90 miliardi, mentre l’intero settore ha superato la soglia del trilione di dollari destinati a infrastrutture e sviluppo.
Una corsa alimentata dalla crescente domanda di strumenti come Gemini, dai nuovi superchip proprietari e dalla competizione sempre più serrata con OpenAI e gli altri protagonisti globali.
Il manager mette però in guardia anche sull’enorme fabbisogno energetico dell’AI: secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, i data center rappresentavano già l’1,5% dei consumi globali nel 2023. Una sfida che, secondo Pichai, richiede infrastrutture e fonti rinnovabili più ambiziose per non frenare l’innovazione e la crescita.
Clem Delangue, cofondatore e CEO di Hugging Face: “La bolla? Non è dell’AI, ma degli LLM”
Clem Delangue, cofondatore e CEO di Hugging Face, sostiene che l’attuale euforia nel settore tecnologico non sia una bolla generalizzata sull’AI, bensì una specifica ‘bolla degli LLM’ (large language models).
Durante un evento organizzato da Axios, Delangue ha spiegato che l’interesse eccessivo per modelli linguistici generali, come quelli che alimentano ChatGPT o Gemini, potrebbe ridimensionarsi nel breve termine, mentre l’AI, nella sua interezza, è ancora in una fase iniziale di espansione.
Secondo Delangue, la convinzione che un singolo modello possa risolvere ogni problema è illusoria. A suo avviso, il futuro sarà dominato da una pluralità di modelli più piccoli, specifici e personalizzabili, adatti a contesti aziendali e infrastrutture locali.
Tutti vendono azioni Nvidia: da Softbank a Peter Thiel
Thiel Macro, l’hedge fund di Peter Thiel, ha chiuso venduto completamente la sue azioni in Nvidia nel terzo trimestre del 2025. L’operazione ha riguardato 537.742 azioni, per un controvalore di circa 100 milioni di dollari calcolato sui prezzi di chiusura del 30 settembre. La mossa conferma come alcuni grandi investitori stiano scegliendo di ridurre l’esposizione sui titoli più surriscaldati del settore AI.
La decisione di Thiel Macro arriva a distanza di pochi giorni da un’altra uscita di peso: SoftBank ha infatti liquidato l’intera partecipazione in Nvidia per 5,8 miliardi di dollari. Il gruppo giapponese ha spiegato che le risorse saranno reindirizzate verso nuovi investimenti nell’intelligenza artificiale, confermando una strategia rivolta a rafforzare ulteriormente la sua presenza nei modelli e nelle tecnologie di nuova generazione.
Nonostante l’uscita da Nvidia, il fondo rimane investito in Apple, Microsoft e, in misura più contenuta, in Tesla. Peter Thiel resta una figura centrale nell’ecosistema tech americano: cofondatore di PayPal insieme a Elon Musk, primo grande finanziatore esterno di Facebook, presidente di Palantir Technologies e voce influente nel panorama politico statunitense, dove mantiene rapporti stretti con il presidente Donald Trump.


