il sondaggio

AI. Per otto americani su dieci “meglio etica e affidabile”, senza correre

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Nonostante la pressione delle aziende tecnologiche per accelerare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, la maggior parte degli americani chiede “cautela e responsabilità”, secondo il sondaggio Axios Harris 100 del 2025.

Le grandi aziende tecnologiche spingono sull’acceleratore dello sviluppo dell’intelligenza artificiale (AI), ma la maggioranza degli americani vorrebbe “rallentare” questa corsa. È quanto emerge dall’ultimo sondaggio Axios Harris Poll 100 del 2025, che fotografa una nazione più interessata alla sicurezza e all’etica dell’AI che alla velocità dell’innovazione.

Una spinta tecnologica che vuole solo il mercato?

Nel mondo del business e dell’innovazione, l’intelligenza artificiale è il protagonista indiscusso. CEO, venture capitalist e colossi della tecnologia parlano apertamente di una “corsa all’oro” per conquistare il primato nell’AI, spingendo verso sviluppi sempre più rapidi, come se il futuro dell’economia dipendesse da chi arriva primo.

Tuttavia, questo entusiasmo non trova eco tra i cittadini. Secondo il sondaggio, ben il 77% degli americani preferisce che le aziende rallentino lo sviluppo dell’IA per “farlo bene al primo tentativo”, anche a costo di ritardare scoperte e innovazioni.

Solo il 23% è disposto ad accettare uno sviluppo rapido, pur con il rischio di errori lungo la strada.

Un’ansia trasversale alle generazioni

L’indagine offre un interessante spaccato generazionale, mostrando che la cautela verso questa tecnologia non è un sentimento isolato a una fascia d’età specifica:

  • 91% dei baby boomer (nati tra il 1946 e il 1964) chiedono lentezza e attenzione;
  • 77% della Gen X (1965–1980) condividono questo approccio prudente;
  • Il dato scende al 63% tra i millennial (1981–1996), generazione cresciuta con la rivoluzione digitale;
  • Ma risale al 74% per la Gen Z (1997–2012), i cosiddetti “nativi digitali”.

Un quadro che sfida l’idea comune secondo cui le generazioni più giovani sarebbero automaticamente più aperte a una rapida adozione dell’IA. In realtà, la Gen Z sembra chiedere un’intelligenza artificiale etica, sicura e affidabile, prima che veloce.

Il Divario tra Silicon Valley e opinione pubblica

Questo contrasto tra l’agenda dei leader tecnologici e le aspettative dei cittadini americani riflette un divario sempre più evidente. Mentre a San Francisco e a New York si moltiplicano le startup AI e gli annunci di nuovi prodotti, molti cittadini guardano con scetticismo alla mancanza di trasparenza, alle possibili discriminazioni algoritmiche, ai rischi occupazionali e alla sicurezza dei dati.

La fiducia nel futuro dell’IA c’è — ma è condizionata alla responsabilità.

Verso un’economia dell’AI etica?

Il messaggio del pubblico è chiaro: “non vogliamo solo innovazione, vogliamo innovazione giusta”.

C’è da chiedersi se realmente i dati del sondaggio possano o meno influenzare le strategie di comunicazione e sviluppo delle aziende tecnologiche, obbligandole a bilanciare velocità e responsabilità.
Non sarà scontato, ne semplice, viste anche le uscite del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che vede di buon occhio uno sviluppo più rapido dell’AI, anche sotto la spinta delle Big Tech o di interessi “di parte” del suo principale sostenitore, Elon Musk (proprietario della società xAI fornitrice del chatbot Grok), non soggetta a regolamentazione troppo rigida.

Il futuro dell’IA non sarà solo una questione di codice e calcolo, ma anche di consenso e cultura.

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