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AI mode, botta e risposta Barachini-Google. Butti: “Digital Omnibus? Non preoccupato, un tagliando al Digitale”

ALESSIO BUTTI SOTTOSEGRETARIO

Intelligenza artificiale fra rischi e possibilità, soprattutto per aziende. Un tema centrale per il nostro futuro, al centro del dibattito che si è tenuto oggi al Palazzo dell’Informazione di Roma, organizzato dall’AdnKronos nell’ambito dell’evento “Intelligenza umana, supporto artificiale”, il tutto alla luce delle modifiche in corso a Bruxelles su provvedimenti chiave come l’AI Act e il Digital Omnibus. Con una considerazione, “più del 55% delle PMI in Italia ha già utilizzato l’AI dal 2022 con l’introduzione sul mercato di ChatGPT da parte di OpenAI ad oggi”, ha detto Fabio Momola, vice president Engineering. “Inoltre, più o meno il 40% delle amministrazioni pubbliche, hanno iniziato in vari stati di maturità ad utilizzare questa tecnologia nei loro processi produttivi. Quindi in soli tre anni la curva di adozione è stata veramente molto rapida e molto intensa. Che cosa abbiamo imparato in questi tre anni? Che bisogna avere parsimonia, cioè bisogna usare una risorsa che non è una risorsa a basso costo e ad alta diffusione, ma è una risorsa ad alto costo e scarsa, perché abbiamo parlato prima di computing, di tutta l’infrastruttura che serve, nel modo giusto e quando serve. Quindi non l’Ia perché c’è ma ma perché serve, questo è il primo passaggio. E quindi bisogna avere la capacità di andare ad applicarla esattamente dove può portare valore”.

AI, Butti: ‘Digital Omnibus? Non sono preoccupato, l’Europa sta facendo un tagliando al Digitale’

Alessio Butti, Sottosegretario all’Innovazione: “C’è attesa rispetto al Digital Omnibus. La commissari a Virkkunen è venuta a trovarci il 17 luglio, e in quell’occasione abbiamo parlato anche dell’Omnibus, che mi ha soltanto tratteggiato per grandi linee. Sicuramente l’Europa sta facendo un tagliando su quello che è stato organizzato sulla digitalizzazione”.

“Però ci sta un tagliando, perché siamo nel bel mezzo di una evoluzione tecnologica straordinaria”, aggiunge Butti. “Noi abbiamo licenziato una legge a settembre, ma sappiamo che presto la dovremo aggiornare”.

“Non sono preoccupato di fronte all’aggiornamento dell’Europa che va contestualizzato con quello che sta succedendo negli Usa, in Cina e in Asia”.

“Non sono preoccupato, si troverà un accordo anche perché il 2 agosto sono stati firmati i decreti attuativi sull’AI Act. Tutti, a parte Meta, hanno firmato. Anche le Big Tech apprezzano il tentativo di regolazione dell’Europa”, aggiunge.

Sul quantum computing l’Italia si candida a diventare uno dei nuovi hub globali, grazie a una strategia nazionale riconosciuta “a livello mondiale” e alla nascita della Q-Alliance annunciata a Cernobbio durante Comolake. Lo racconta il sottosegretario, che rivendica il ruolo del governo nel mettere insieme tecnologie e aziende che “nemmeno si conoscevano”, aprendo la strada a investimenti senza precedenti nel nostro Paese..

“Abbiamo pubblicato la strategia sul quantum qualche mese fa, e da quel momento siamo diventati oggetto di interesse da parte dei più grandi produttori mondiali di calcolo computazionale: IonQ e D-Wave” spiega Butti. Il governo ha favorito un accordo tra i due colossi, firmato a Cernobbio, che segue precise condizioni italiane: tecnologie aperte per formare ricercatori, assunzione di centinaia di scienziati nel nostro Paese, forte coinvolgimento del sistema universitario e apertura di una sede a Roma. “IonQsta già lavorando per aprire un ufficio nella capitale, un segnale di grande attenzione verso l’Italia” sottolinea il sottosegretario.

L’intersezione tra intelligenza artificiale e quantum computing, per Butti, rappresenta un “loop straordinario” che può trasformare ricerca, industria e sanità. “Se mettiamo insieme l’AI – l’idea – e il quantum – il muscolo – capiamo la portata di ciò che sta nascendo” afferma. L’Italia, inoltre, parte da basi molto solide: “Senza matematica il quantum non esiste. E metà dei migliori matematici europei che lavorano su queste tecnologie sono italiani. È un’occasione che non possiamo perdere” evidenzia Butti, ricordando anche che “il quantum costa meno dell’intelligenza artificiale” e il Paese ha margini enormi per un posizionamento competitivo nella futura economia quantistica.

Desario: ‘AI non potrà mai sostituire l’intelligenza umana’

Davide Desario, direttore Adnkronos: “AI potrà affiancare e mai sostituire quella umana. Si tratta di una rivoluzione culturale che porta con sé dei rischi. Le opportunità riguardano la qualità della vita, basti pensare alla sanità e all’informazione. C’è poi il tema cruciale del lavoro. L’AI richiederà nuove competenze.

C’è poi il quadro normativo. L’Italia ha fatto passi in avanti, l’Europa sembra rallentare. Bisogna trovare un equilibrio”.

AI, Barachini: ‘Serve equilibrio e tutela dell’originalità. Per gli OTT serve un principio di tassazione’

 Alberto Barachini, sottosegretario per l’Informazione e l’Editoria:  “Credo si debba arrivare a un tema di tassazione sugli utili prodotti nel Paese, a beneficio anche degli operatori over-the-top. Penso che questa sia la strada”. “Non credo che la strada sia fermare il processo – come sostiene qualcuno – rallentare, fare i cosiddetti opt-out” – ha proseguito. “Credo che si debba responsabilizzare il sistema e dare le stesse norme etiche, deontologiche e di responsabilità editoriali agli over-the-top. Non è più come prima, dove era solo distribuzione. Oggi la distribuzione è diventata contenuto, in quello che io definisco ‘effetto Amazon’. Se Amazon toglie dal mercato un prodotto, questo non arriva più a casa. Se Google toglie dai loro siti un contenuto di un’agenzia di informazione o di un quotidiano, non arriva più a casa delle persone. Allora questa non è distribuzione: è scelta”.

“In Italia è stato fatto molto, con un allineamento all’AI Act, e in Italia c’è la penalizzazione del deepfake, che è legato strettamente al copyright. Serve un equilibrio sull’AI. In Europa dobbiamo stare insieme nella partita con gli OTT. Paesi come Francia e Germania anche stanno avendo problemi a sostenere l’informazione, sotto minaccia di soverchianti potenze”. Per quanto riguarda il copyright, se il sistema di AI non riceve input di valore, produce output non di valore. “Dobbiamo arrivare ad un principio di tassazione degli OTT sui ricavi prodotti nei vari paesi. E’ un vantaggio anche per gli OTT”.

“L’AI ha grandi possibilità per i contenuti editoriali, ma qual è la forza del giornalista? La creatività e l’originalità. Come nelle realtà locali. Quella forza non si batte. Bisogna ritrovare l’originalità delle realtà locali”, aggiunge Barachini.    

Tripi (Confindustria): ‘Dobbiamo fare da stimolo per le PMI’

Alberto Tripi, Special advisor di Confindustria per l’Intelligenza Artificiale: “Il punto di raccolta sono le Pmi, noi come Confindustria stiamo facendo un’operazione di volontà. Noi siamo un paese molto più tecnologico e capace di altri paesi. Ma non abbiamo fiducia in noi. Non è vero che gli altri sono meglio di noi. Dobbiamo fare da stimolo nelle PMI e per questo abbiamo coinvolto i giovani e poi abbiamo tirato fuori 240 casi di aziende che usano l’AI per il loro processo produttivo e predittivo. Con questi 240 casi insieme con Agid stiamo cercando di fare formazione lavorando insieme alle grandi multinazionali americane. Ma noi abbiamo più fantasia”.

AI, la gente la teme per il lavoro ma è sempre più presente nella loro vita

Roberto Azzi, senior media analist Mimesi, ha analizzato l’evoluzione dell’utilizzo della parola intelligenza artificiale sui social media: si parla di 1,9 milioni di conversazioni sui social in quattro anni su AI e 70 milioni di conversazioni da gennaio 2022 ad oggi.

Nel 2022 il dibattito si è avviato, con ChatGPT lanciato a novembre e le conversazioni schizzano. A maggio 2023 Larry Brien patron di Google si dimette per dubbi su AI. Nel 2024 la nomina di padre Benanti nella Commissione AI fa notizia e fa schizzare le discussioni. Poi, Meloni e Macron si incontrano e parlano di AI, ne parla pure papa Leone XIV. Persone si suicidano dopo aver consultato ChatGPT e anche questo fa notizia. A ottobre, Amazon annuncia 30mila licenziamenti anche perché alcuni saranno sostituiti dall’AI. Grokipiedia.

Tool più citati: ChatGPT, Dall-E, Bard, Oing, Gemini, Sora, Claude, Grok.

Secondo dati di Adnkronos, dati non statistici, basati su un campione di 3mila risposte online, per il 47% delle persone l’AI è presente nella loro vita. Il 22% dice che non c’è. Cresce la consapevolezza nella gente.

Il 45% non usa mai ChatGPT, saltuariamente il 32% e mai il 23%.

Per il 90% delle persone servono limiti all’uso dell’AI. In Italia e in Europa c’è un approccio prudenziale all’uso dell’AI.

L’impatto sul mondo del lavoro, il 53% ha paura che la tecnologia gli tolga il lavoro. La questione non è stata sciolta e il dato è lo stesso dell’anno scorso.

Il grande tema delle competenze. Ma c’è molta confusione sulle conseguenze dell’AI sulla loro vita per il 48% dei rispondenti.

Per il 70% dei rispondenti è necessario aumentare le conseguenze digitali.

AI, Nobile (Agid), ‘usarla per applicazioni concrete, offrire servizi per tutti’

Mario Nobile, direttore generale dell’Agid: “Il tema è che ci sono legittime paure sull’AI, ma il nostro sforzo è usarla per questioni concrete. Se parliamo di agentic AI l’Italia ha numeri alti di ingegneri che da anni usano servizi digitali pubblici. Sono 21 gli eventi della vita in cui usiamo servizi digitali – ha detto –Progettare un servizio digitale lo si fa in una lingua particolare, ma l’agentic AI consente di farlo in tutte le lingue. Il sottosegfretario Butti ha finanziato questo progetto con 20 milioni di euro. La complessità è usare gli agenti per scopi ben precisi, evitando allucinazioni e bias. Stiamo cercando di usare i pezzi giusti per dare servizi che devono essere aperti a tutti e risparmiare”.

L’Italia è in una buona posizione, ma il tema è mondiale perché bisogna cambiare il modo di lavorare.

Basti pensare al procurement, “perché non usiamo gli agenti per comprare servizi e prodotti nella PA? Serve il coraggio di cambiare, pensando a come la tecnologia cambia il lavoro del lavoratore burocratico. Bisogna cambiare il concetto di burocrazia, e questo riguarda tutto il mondo. Bisogna cambiare il modo con cui siamo stati abituati ad operare dal punto di vista amministrativo”, chiude.

Eva Spina (Mimit): ‘Il ministero al fianco delle Pmi’

Eva Spina, Capo Dipartimento digitale connettività e nuove tecnologie del Mimit: “Mimit coinvolto nell’utilizzo dell’AI nelle aziende. Non è più in fase sperimentale. Sosteniamo trasferimento tecnologico e formazione, al primo posto delle richieste delle PMI anche più del sostegno finanziario. Ci sono diverse fondazioni, come l’IIT di Genova, il Chips di Pavia e il tecnopolo di Bologna. L’Italia ha una grande capacità computazionale, si trova al quarto posto dopo Cina, Usa e Giappone. Italia è ben messa. A settembre l’AI factory è stata inaugurata a Bologna. Il prossimo bando europeo sarà a gennaio e febbraio le AI gigafactory. L’Italia sta costituendo un consorzio. Il 14 gennaio il Mimit aprirà uno sportello con 730 milioni di euro per le piccole imprese per implementazione di AI”. ”Il Mimit è molto coinvolto nel supportare il sistema imprenditoriale italiano nelloimplementazione dell’Ia, che non è più una tecnologia sperimentale, ma si può considerare una tecnologia matura. Il Mimit sostiene il trasferimento tecnologico e la formazione specifica. Noi dobbiamo sostenere lo sforzo delle piccole e medie imprese che non hanno le capacità di investimento delle grandi. Le nuove tecnologie dell’Ia possono dare nuovi fattori di sviluppo, anche internazionale”.

AI, Benifei (Pd) ‘Sforzo semplificazione Commissione condivisibile solo in parte’

Brando Benifei, eurodeputato co-relatore dell’AI Act: “Con il Digital omnibus abbiamo in corso un momento di discussione, ma la dichiarazione forte della commissario Teresa Ribera dimostra che non accettiamo ricatti (da parte degli Usa ndr). Io mi occuperò di nuovo di AI Act e dell’Omnibus. Ci sono aspetti condivisibili e altri meno nella revisione dell’AI Act. Le persone si sentono preoccupate. Le persone la regolazione la vogliono. Noi dobbiamo aumentare l’uso dell’AI, ma abbiamo bisogno dell’approvazione delle persone e di un clima fiducia. L’AI Act non va a regolare in tutti i casi d’uso, si concentra su quelli ad alto rischio, come ad esempio le discriminazioni. Bisogna intervenire in modo intelligente e l’AI Act già lo fa, in nome della trasparenza. Ad esempio, rendere trasparenti i contenuti creati con l’AI. Con l’Omnibus alcune semplificazione per le Pmi sono condivisibili, altre no. Sul rinvio sull’alto rischio, è un dato di fatto che siamo in ritardo sui tempi per la messa in sicurezza dei casi d’uso sensibili. Un rinvio è necessario. Però entro fine 2027 sarà semmai la Commissione a indentificare i parametri”. Benifei cita alcuni esempi, tra cui quello di “un sistema che deve selezionare i curriculum”, che “potrebbe avere imparato in base ai dati con cui è stato addestrato a discriminare le donne”. Il tema di “combattere le discriminazioni che verrebbero moltiplicate dalla forza dell’intelligenza artificiale, dovrebbe unirci tutti”, aggiunge Benifei. Tra gli aspetti positivi del Digital Omnibus, Benifei ritiene “le semplificazioni per le Pmi ragionevoli”.

AI, Billet (ACN): ‘Il primo tema è la trasparenza’

Andrea Billet, Capo del Servizio Certificazione e Vigilanza per l’ACN: “La legge 132 promulgata a settembre attribuisce ad ACN il ruolo di autorità di vigilanza sull’AI. Il nostro approccio è pratico. Primo tema è la trasparenza. Il G7 ha condiviso delle linee guida questo è un inizio concreto. Il secondo tema sono le relazioni difficili fra le due parti dell’Atlantico. Usa propongono standard security by design, vale a dire che l’uso dell’applicazione è legato a chi ne fa uso. La responsabilità in questo modo non è in mano a chi ha addestrato gli agenti e non hanno responsabilità su danni a cose o persone. In Europa il risk owner è diversamente concepito, bisogna avere le competenze per capire come funziona l’AI”.

“Abbiamo raggiunto un risultato molto importante; stiamo finalizzando – e probabilmente a febbraio sarà finito e a maggio verrà pubblicato un documento ‘Sbom (Software bill of materials) for Ia’”, sottolinea Billet aggiungendo che al centro c’è proprio “l’argomento trasparenza declinato in formato tecnico” ossia come garantire, di fronte a un’applicazione Ia, “che gli ingredienti siano genuini”.

Ciò “si ricollega a temi discussi come il deepfake, deviazioni dell applicazioni di Ia per uso malevolo, il tema dell’etica degli algoritmi – conclude – Questo è un risultato tangibile e quelle linee guida sono una prima pietra, concordata da tutti i Paesi del G7, che inizia a costruire un edificio di sicurezza per le applicazioni Ia sotto i profili della trasparenza”.

Sul rinvio dell’AI Act Billet ritiene che “avrà senso se avrà risvolti pratici. Io faccio sempre l’esempio della Barbie che parla, non è fra le applicazioni ad alto rischio, ma ha pur sempre un ruolo”.

AI: Jugel (Ue), semplificazione Ue non è risposta a pressioni Usa ma punta a competitività

“Il 19 novembre la Commissione ha presentato un pacchetto di semplificazione, uno fra quelli proposti nel 2025 per rendere le imprese europee più competitive” che “non è una reazione alle pressioni degli Usa ma un tentativo di capire come possiamo migliorare il settore e rendere più competitive le imprese europee”. Lo sottolinea Laura Jugel, dell’AI Office della Commissione Europea.

“Vogliamo dare loro lo spazio di cui hanno bisogno, anche riducendo i costi amministrativi per permettere innovazione e crescita” osserva, ricordando come “il pacchetto include modifiche legislative e anche un esame della cybersecurity, circa le segnalazioni in caso di incidenti e la perdita di dati”.

“Rendere il settore più competitivo non significa solo rivedere le regole ma proporre una strategia unica per i dati. Stiamo proponendo un portafoglio aziendale europeo che offrirà alle aziende una unica identità digitale. Non è deregulation ma semplificazione, rendendo le nostre regole più efficaci e non allontanandosi da esse”.

Arzarello (Meta): “Regolamento dell’Ue su batterie freno a leadership su dispositivi indossabili”

Flavio Arzarello, Public Policy Manager Meta: “Io penso che ci voglia un livello di ambizione al pari della Commissione Ue. Il semplification omnibus è un inizio. Gli ultimi 5 anni sono stati quelli della iper regolazione in Europa. Per costruire l’Europa per il futuro penso che la consultazione aperta in parallelo. Pensiamo che serva uno sforzo di semplificazione maggior e lo pensano anche 60 Ceo europei e 19 stati di stato fra cui Meloni e Merz hanno sottoscritto una lettera aperta per la semplificazione.  

Noi pensiamo che sull’AI Act ci voglia una revisione più ampia che includa anche il capo 5, che riguardano le soglie che sono già superate dal punto di vista tecnologico. Tutto questo non serve soltanto alle aziende americane. Un continente AI ready è meglio.

Partnership con ExilorLuxottica sugli indossabili è un plus per l’Europa. La Ue deve stare attenta a non danneggiare la sua leadership con la regolazione ad esempio sulle batterie, che dovrebbero essere removibili. Ma sarebbe un danno per il design se applicato ai glasses.

Attenzione che regolazione eccessiva rischia di fare dei danni. Servono esenzioni per gli smart glasses sul nuovo regolamento batterie in arrivo nel 2027”.

AI, Bosio (Samsung Italia): ‘Stiamo cercando di non lasciare indietro nessuno’

Antonio Bosio, Samsung: “Stiamo cercando di rendere l’AI accessibili a tutti. Attenzione ai bias. Abbiamo lavorato molto sull’AI nel dispositivo. L’esecuzione del codice se sta sul dispositivo ci aiuta. Così ad esempio lo smartphone funziona da anni come traduttore multi lingua in real time. E non bisogna essere online. Anche le immagini medicali sono sullo smartphone. Da 10 anni a questa parte il televisore ha già l’AI a bordo, per fare l’upscaling dell’immagine ad alta risoluzione”.

Ciulli (Google): ‘Le regole non fermino l’innovazione, utenti vogliono risposte rapide’

Diego Ciulli, Head of Government Google: “Se, quando è nato Internet, qualcuno avesse regolamentato Google impedendogli di indirizzare ai contenuti degli editori, le persone non sarebbero comunque tornate in edicola: avrebbero semplicemente cercato quei contenuti altrove. Allo stesso modo, oggi, nell’epoca dei chat bot e dell’intelligenza artificiale, non possiamo pensare che gli utenti vogliano scorrere lunghi articoli solo per ottenere un’informazione”. Lo dice Diego Ciulli, Head of Government Affairs and Public Policy di Google, che ha inoltre replicato al sottosegretario Barachini sulle critiche all’AI Mode: “Il sottosegretario Barachini ha citato esplicitamente AI Mode. E’ uno strumento che c’entra molto poco con il mondo dell’editoria e dell’informazione. Alcune delle risposte hanno un carattere editoriale. In AI Mode ci sono i link che creano traffico, diversamente da come farebbe un chatbot. Stiamo già sperimentando in diversi paesi accordi per allenare l’AI, in Italia non si riesce a farlo per questioni regolatorie. Non è che si può pensare che le persone vogliano leggere dei lunghissimi articoli quando le persone vogliono soltanto delle informazioni fattuali. Sì bisogna mantenere un sistema sano, ma non può essere quello precedente”.

“Fino a pochi anni fa, se cercavo ‘quanto è alta la Torre Eiffel’, Google mi restituiva una decina di link pieni di pubblicità. Era un ecosistema sostenibile per tutti, ma gli utenti si sono stancati: oggi vogliono la risposta subito”, conclude Ciulli.

“Il sottosegretario Barachini ha detto una cosa molto sensata: sarebbe il caso che si pagassero le tasse in Italia per il valore aggiunto prodotto in Italia. Questa è l’idea alla base della lunga discussione a livello OCSE sulla riforma globale della tassazione digitale, che Google ha ufficialmente supportato. Continuo a dire che sarebbe una buona idea se non fosse una cosa discriminatoria su qualche industria, ma che riguardi banalmente tutti”.

“Basta aver chiaro – ha aggiunto – che le norme sulla tassazione devono essere obiettive e astratte, non specifiche su una singola impresa. Da tempo siamo a favore di un accordo internazionale che ridefinisca come si pagano le tasse, in ragione di dove si produce davvero il valore aggiunto. Onestamente, sarebbe utile arrivare alla chiusura di questo accordo, perché in questo modo diamo certezza alle imprese e poniamo anche fine a un dibattito ormai più che decennale”.

AI, Lombardo (TeamSystem), ‘digitalizzare pmi italiane per mantenere competitività

Daniele Lombardo, Group Marketing Institutional Relations and Communications Director TeamSystems: “L’AI è un viaggio già cominciato, siamo in mare aperto per le PMI con i primi benefici concreti. E’ una partita che non possiamo permetterci di perdere soprattutto nelle PMI. L’introduzione di una serie di automazioni, ad esempio nella contabilità, è tutta automatizzata. C’è una semplice supervisione. C’è la manutenzione predittiva. Ci sono ormai circa 300 use case per i nostri 3 milioni di clienti, con benefici sistemici e per chi lavora nelle aziende. Sarà la nostra intelligenza a governare questo processo, però abbiamo un problema. Il sistema delle PMI in Italia è purtroppo un po’ indietro. Dobbiamo accelerare nella digitalizzazione delle imprese perché il 70,2% delle PMI hanno una bassa digitalizzazione secondo dati Istat. Il vero patrimonio che abbiamo è la fantasia che c’è nei processi delle nostro PMI. E’ una partita che non possiamo perdere. AI significa introdurre strumenti per gestire processi di automazione, la contabilità o la manutenzione programmata: I vantaggi per la produttività vanno dal minimo del 20% e fino al 60%.Il problema è che il sistema delle Pmi in Italia sono indietro sulla digitalizzazione”.

AI: Signoux (OpenAI) ‘Europa acceleri, servono partnership pubblico-privato’

Per capire “cosa sta succedendo sul fronte dell’intelligenza artificiale dobbiamo considerare i suoi continui, enormi progressi, la velocità di adozione, maggiore di qualsiasi altra tecnologia precedente e gli investimenti massicci per rimuovere le strozzature” che impediscono all’Ia di dispiegare tutto il suo potenziale. Lo segnala Martin Signoux, osservando come “per questo è urgente che l’Europa comprenda cosa sta succedendo e agisca di conseguenza, con una maggiore ambizione sull’adozione di questa tecnologia”.

Signoux ha ricordato come “lunedì scorso la presidente della Bce Lagarde ha lanciato un messaggio, invitando l’Europa a raddoppiare sull’ adozione dell’intelligenza artificiale”. “La strategia della Commissione Ue è un primo passo ma chiaramente insufficiente” aggiunge, invocando una maggiore collaborazione con i governi. “Servono più partnership pubblico-privato” conclude.

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