OpenAI sceglie AWS per scalare l’intelligenza artificiale
Amazon Web Services (AWS) e OpenAI hanno annunciato un accordo pluriennale del valore di 38 miliardi di dollari per l’utilizzo delle infrastrutture cloud di Amazon al fine di gestire e scalare i principali carichi di lavoro di intelligenza artificiale (AI) della società guidata da Sam Altman.
Si tratta di una collaborazione strategica che consentirà a OpenAI di accedere immediatamente alla potenza di calcolo di centinaia di migliaia di GPU Nvidia ospitate nei data center AWS, con l’obiettivo di arrivare a disporre, entro la fine del 2026, di un’infrastruttura ancora più ampia e flessibile, in grado di sostenere la crescita prevista per gli anni successivi.
Secondo quanto comunicato, l’infrastruttura messa a disposizione da AWS è costruita su un’architettura avanzata che combina GPU Nvidia di ultima generazione (GB200 e GB300) con i nuovi Amazon EC2 UltraServers, unendo prestazioni elevate e bassissima latenza. Questa configurazione permetterà a OpenAI di eseguire in modo efficiente i processi di addestramento dei modelli di nuova generazione e di gestire le attività di inferenza, ovvero le operazioni quotidiane che alimentano strumenti come ChatGPT.
L’obiettivo è offrire una base tecnologica capace di adattarsi rapidamente all’evoluzione dei modelli e dei servizi di intelligenza artificiale generativa, riducendo i tempi di elaborazione e migliorando l’efficienza energetica.
“Scalare l’intelligenza artificiale di frontiera richiede una potenza di calcolo massiva e affidabile,” ha dichiarato in una nota Sam Altman, cofondatore e CEO di OpenAI, aggiungendo che “la partnership con AWS rafforza l’ecosistema di calcolo che alimenterà la prossima era dell’AI e renderà queste tecnologie accessibili a tutti”.
Nelle stesse ore, il CEO di AWS, Matt Garman, ha sottolineato come “l’ampiezza e la disponibilità immediata dell’infrastruttura AWS dimostrino perché siamo in una posizione unica per supportare i vasti carichi di lavoro di OpenAI”.
Un nuovo equilibrio nel cloud computing, OpenAI va oltre Microsoft
L’intesa segna un passaggio importante anche sul piano strategico. È infatti il primo grande contratto che OpenAI stipula con un fornitore di infrastrutture cloud diverso da Microsoft, il partner storico che finora aveva sostenuto gran parte delle sue operazioni di calcolo.
La decisione di aprirsi ad AWS rappresenta una diversificazione significativa per la società di San Francisco, che potrà così ridurre la dipendenza da un unico fornitore, accedere a un ecosistema tecnologico complementare e assicurarsi maggiore resilienza operativa.
In altre parole, l’accordo con Amazon apre una nuova fase di multicloud strategico per l’azienda, coerente con le esigenze di espansione e sicurezza di un settore sempre più competitivo.
Dal punto di vista industriale e geopolitico, l’operazione riflette una tendenza ormai chiara: nel campo dell’intelligenza artificiale e del cloud computing si sta verificando una concentrazione di risorse e investimenti senza precedenti. Pochi grandi attori globali — tra cui appunto AWS, Microsoft e Google — stanno assumendo un ruolo dominante nella fornitura di infrastrutture, hardware e servizi AI, consolidando una leadership tecnologica americana che si estende dall’hardware (con Nvidia) al software (con OpenAI e gli altri sviluppatori di modelli di frontiera).
OpenAI cambia pelle ed è pronta a trasformarsi in una società a scopo di lucro
Nei giorni scorsi, OpenAI ha inoltre finalizzato il piano per diventare una società a scopo di lucro, trasformandosi in una ‘public benefit company’, un’azienda for-profit per creare bene pubblico.
La non profit che ha controllato OpenAI dalla sua fondazione nel 2015 ha ottenuto una quota di 130 miliardi di dollari, circa il 26%, nella nuova società a scopo di lucro chiamata OpenAI Group Pbc. Microsoft controlla invece 27% mentre il restante 47% è nelle mani di dipendenti, ex dipendenti e investitori.
Concentrazione e leadership americana nel mercato dell’AI
Questo rafforza ulteriormente la posizione degli Stati Uniti come polo centrale dell’innovazione e della competizione tecnologica globale, soprattutto in chiave anticinese, nonostante la possibile distensione avviata proprio negli ultimi giorni dall’incontro tra il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il suo omologo cinese, Xi Jinping.
L’annuncio ha avuto anche effetti immediati sui mercati finanziari. Dopo la diffusione della notizia, nella giornata di lunedì, il titolo Amazon ha registrato un rialzo di circa il 6%, segnale della fiducia degli investitori nella capacità di AWS di trasformare questa partnership in un importante motore di crescita. Il settore dell’AI è oggi uno dei principali traini della capitalizzazione di mercato dei grandi gruppi tecnologici, e la domanda di calcolo generata dai modelli di nuova generazione è destinata a spingere ulteriormente i ricavi delle divisioni cloud.
In definitiva, l’accordo tra AWS e OpenAI non è soltanto una mossa industriale di rilievo: è anche il segnale di una nuova fase di consolidamento del mercato globale dell’intelligenza artificiale, in particolare americano, dove la collaborazione tra hyperscaler e sviluppatori di modelli di frontiera diventa la chiave per mantenere il vantaggio competitivo.
È un passo che conferma come la partita per la leadership nell’AI si giochi oggi non solo sul terreno dell’innovazione software, ma anche — e soprattutto — sulla disponibilità di infrastrutture di calcolo su scala planetaria.
