L’AI, se sviluppata e utilizzata responsabilmente, può contribuire allo sviluppo sostenibile e portare benefici per la società, l’economia e il pianeta. Tuttavia, senza regole condivise, potrebbe rafforzare le disuguaglianze e arrecare danni. Insomma, siamo di fronte a un bivio. È con questa consapevolezza che oltre 40 attori, tra governi, organizzazioni internazionali, istituzioni accademiche, società civile e settore privato, hanno sottoscritto la “Hamburg declaration on responsible artificial intelligence for the Sustainable Development Goals”, la prima dichiarazione globale focalizzata esplicitamente sul ruolo dell’intelligenza artificiale per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
Un segnale politico importante
Il documento è stato firmato il 2 giugno 2025, durante la “Hamburg sustainability conference 2025”, promossa dal Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite (Undp), il Governo federale tedesco, la Michael Otto Foundation e la Città di Amburgo. Un momento storico, un passaggio dall’entusiasmo e dai timori legati all’intelligenza artificiale a una visione concreta su come possa contribuire a un futuro equo e sostenibile. In un contesto di tensioni internazionali, salvaguardia degli interessi nazionali e corsa allo sviluppo tecnologico, la Dichiarazione lancia un messaggio importante: una parte della comunità internazionale è pronta a cooperare affinché l’AI possa accelerare l’azione per lo sviluppo sostenibile.
I cinque pilastri della Dichiarazione
Come l’Agenda 2030, anche la Dichiarazione si fonda sui seguenti cinque pilastri:
- Persone: i sistemi di AI devono essere sviluppati coinvolgendo i gruppi marginalizzati, come le donne, i bambini, le popolazioni indigene e le persone con disabilità, affinché possano rispettare, tutelare e promuovere i diritti umani;
- Pianeta: l’utilizzo dell’AI deve essere allineato agli obiettivi climatici globali, riducendo il consumo di energia e l’impatto ambientale del suo ciclo di vita;
- Prosperità: l’AI deve essere una leva per la crescita economica inclusiva. Occorre quindi prevedere investimenti nelle infrastrutture digitali e assicurare percorsi di formazione e upskilling per i cittadini e i lavoratori;
- Pace: l’AI non deve essere utilizzata come strumento di diffusione di campagne di disinformazione. Deve, invece, essere un mezzo per rilanciare la cooperazione, la fiducia e la coesione sociale;
- Partnership: i sistemi di AI e i dataset dovrebbero essere trattati come beni pubblici digitali globali per accelerare l’innovazione in alcune aree critiche, come il contrasto al cambiamento climatico e la salute. Gli stakeholder, inoltre, dovrebbero promuovere la cooperazione scientifica e la condivisione di conoscenza.