Via libera senza condizioni di sorta alla salita di Poste in Tim da parte dell’Agcom. L’acquisizione da parte di Poste del 15% di Tim non richiede nemmeno di avviare un’istruttoria. Lo ha deliberato l’Agcom nella riunione del consiglio del 23 luglio, e pubblicata lunedì scorso, in cui rende noto che l’operazione che farà salire ufficialmente Poste al 24,81% di Tim “non risulta, sulla base delle informazioni raccolte nell’ambito del procedimento, rilevante nel determinare l’instaurarsi di effetti distorsivi o comunque lesivi del pluralismo”.
Agcom comunque “eserciterà un’attenta azione di monitoraggio, al fine di evitare che possano determinarsi eventuali alterazioni delle condizioni concorrenziali del mercato e del livello di pluralismo” aggiunge la delibera firmata dal presidente Giacomo Lasorella.
Agcom, solo Tim opera nel SIC tramite Tim Vision
Nella delibera il Consiglio Agcom rileva che “solo TIM opera nel SIC (Sistema Integrato delle Comunicazioni)” dove è attiva nell’offerta di servizi audiovisivi a pagamento diffusi da Tim Vision.
Ma “tenuto conto dell’esiguo valore nel SIC di TIM e del fatto che Poste non opera nello stesso, considerata, inoltre, la dinamica concorrenziale e la tipologia di contenuti messi a disposizione, attualmente non direttamente riconducibili all’informazione, tenuto conto del fatto che TIM non realizza programmi di informazione e Poste distribuisce a titolo gratuito un house organ a dipendenti ed ex dipendenti del Gruppo trasmettendo un solo notiziario al giorno, disponibile online e a circuito chiuso negli Uffici postali, l’operazione di concentrazione non risulta, sulla base delle informazioni raccolte nell’ambito del procedimento, rilevante nel determinare l’instaurarsi di effetti distorsivi o comunque lesivi del pluralismo. Ciò premesso, l’Autorità eserciterà un’attenta azione di monitoraggio, al fine di evitare che possano determinarsi eventuali alterazioni delle condizioni concorrenziali del mercato e del livello di pluralismo”.
Antitrust, via libera atteso a breve
Ora manca soltanto l’ultimo passaggio, vale a dire il disco verde dell’Agcm (Autorità Garante per la Concorrenza del Mercato) che dovrebbe arrivare senza condizioni e in tempi stretti secondo quanto fatto trapelare anche dal Sole 24 Ore.
L’istruttoria, aperta da oltre tre mesi, non dovrebbe portare a prescrizioni rilevanti, nonostante i rilievi di operatori come Iliad, prosegue il quotidiano.
Le critiche riguardano l’uso dei 13mila uffici postali come canale privilegiato per servizi energetici e tlc, tema già contestato dalle utility, aggiunge Il Sole.
Non più tardi della scorsa settimana il Ceo di Iliad Thomas Reynaud ha chiuso all’ipotesi di fusione con Tim, aggiungendo che i colloqui con Tim sono chiusi ormai da cinque mesi e che non riprenderanno in futuro: “L’ipotesi centrale è un mercato a quattro operatori” in Italia.