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AGCOM. Marcia indietro di Telecom Italia, meglio l’ascolto che lo scontro

Raffaele Barberio

Questa mattina Telecom Italia ha annunciato di aver sospeso l’applicazione di TIM Prime “…nelle more dell’avvio delle interlocuzioni con le Autorità in merito e volte al lancio di nuovi e migliori servizi...” il tutto con l’obiettivo “…di mantenere il rapporto di assoluta trasparenza con i propri clienti e di assicurare un confronto aperto, sereno e costruttivo con le Autorità”.

Certo è difficile da capire come sia stato possibile che la società telefonica si sia impantanata sino a questo punto sulla vicenda.

Una vicenda che affonda peraltro le radici a metà dello scorso anno quando tra Telecom Italia e AGCOM era già abbastanza chiara la circostanza di una possibile violazione del quadro delle norme vigenti. Si ricordano ancora le dichiarazioni di allora del presidente dell’Autorità Angelo Cardani che sosteneva che Telecom Italia avrebbe dovuto chiedere a tutti i suoi milioni di clienti l’assenso alla nuova offerta imposta, anche “…passando casa per casa…”, se fosse stato necessario.

Lo scorso 25 marzo AGCOM aveva anche diffidato Telecom Italia, in vista del lancio del nuovo regime tariffario di quest’ultima previsto per lo scorso 1° aprile “…a cessare la condotta…con riferimento alla manovra di repricing avviata il 22 febbraio 2016 in quanto non conforme alle disposizioni del Codice delle Comunicazioni elettroniche…”, inviando contestualmente la documentazione relativa all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per i profili di competenza in materia di Codice del consumo.

Poi lo scorso 1° aprile il blocco da parte di AGCOM delle tariffe del servizio di base proposto da Telecom Italia.

Questa mattina infine il ravvedimento di Telecom Italia.

Ha così prevalso il buon senso, sottolineato dall’arrivo del nuovo amministratore delegato Flavio Cattaneo che intende di certo imprimere un nuovo corso alle procedure aziendali.

E’ un fatto positivo, perché risolve un problema che non poteva certo essere affrontato con prove di forza.

Il punto è però un altro.

Com’è possibile che un’azienda così importante, sempre attenta al consumatore e consapevole del proprio ruolo di guida si sia trovata esposta al rischio di sanzioni miliardarie, nonostante i segnali ripetuti di all’erta?

Allora ci si chiede quali siano le ragioni che hanno indotto i responsabili del regolatorio di Telecom Italia ad assumere un atteggiamento così incongruente?

Certo ci si dovrebbe chiedere anche perché essi non siano in condizione di dialogare con AGCOM, impegnandosi a risolvere i problemi ex-ante piuttosto che a dover fare marcia indietro con modalità che non appartengono ad una grande e responsabile azienda quale Telecom Italia è.

Tutti quesiti utili, se vogliamo tutti contribuire a rimettere ordine in un intero settore che ha bisogno di chiarezza, che ha margini sempre più bassi, che ha perso in un certo senso la centralità economica di cui ha goduto per decenni.

Le nubi all’orizzonte indicano l’avvio di una fase di mercato cruciale per tutte le tlc europee.

Le autorità di regolazione, da canto loro, non sono i carnefici delle imprese, il loro ruolo è altro, devono vigilare perché le regole siano rispettate e spesso offrono la loro disponibilità ad indirizzare le forze di mercato a valutare ogni modalità che consenta di non violare le norme vigenti, nel rispetto delle prerogative delle imprese, tutte, e dei consumatori.

Meglio l’ascolto che lo scontro.

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