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AgCom cambia: Nuova organizzazione e nuovi incarichi tra sussurri e grida

Agcom

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Nuova organizzazione per gli uffici AGCOM.

E’ stato un approdo complesso e molto atteso, a causa dei mugugni che ne hanno accompagnato la gestazione e le difficoltà di accordo finale tra le molte parti, che hanno congelato per lunghi mesi ogni decisione finale.

Si sapeva già della delibera approvata lo scorso 31 ottobre con la quale si metteva mano all’organizzazione, delineandone la morfologia.

Ma mancavano i nomi a copertura di ciascuna casella.

Ora ci sono anche quelli: e così si sa chi fa cosa. Da gennaio la nuova organizzazione sarà efficace a tutti gli effetti.

Cosa cambierà rispetto al passato?

La precedente struttura si componeva di:

Infine 2 direttori, Laura Aria e Antonio Perrucci, ricoprivano il ruolo di Vice Segretari Generali, incarico che si assommava a quello di Direttore.

La nuova struttura avrà 1 direzione e 2 servizi in più, ma sorgono anche inedite figure di Consiglieri (del Consiglio), mentre i Vice Segretari Generali salgono a rango di ruolo esclusivo.

Quanto a ripartizione tra Direzioni, Servizi, competenze e assegnazione di incarichi, la nuova struttura avrà la seguente articolazione:

A loro vanno aggiunti due nuovi incarichi di Vice Segretario Generale assegnati a Laura Aria e Antonio Perrucci e 2 nuovi incarichi di Consiglieri (del Consiglio): Vincenzo Lo Bianco (Innovazione Tecnologica) e Federico Flaviano (Politiche dei Consumatori e Rapporti con i Consumatori).

Infine si consideri che ai 2 Assistenti usualmente assegnati a ciascun Commissario, assieme ad una segreteria di 2 persone, si aggiunge oggi un terzo Assistente (pardon non si chiamano più Assistenti ma Consiglieri del Commissario, da non confondersi con i Consiglieri del Consiglio).

Sin qui la cronaca.

Ma questa nuova organizzazione non è stata per nulla indolore. Alla esultanza di alcuni fa da contraltare la rabbia degli esclusi.

E’ normale che sia così, si dirà.

Ed in parte è vero, ma il contesto AGCOM parte purtroppo segnato, sin dalle origini, dalle pressioni dei partiti e delle stesse aziende regolamentate.

Per il resto è una struttura forse eccessiva per numero di dipendenti (419 a fine 2013) e di dirigenti (45 a fine 2013), ma nient’altro che uno specchio di molti degli uffici pubblici italiani.

Ma resta il nodo delle partite che si giocano nell’ambito dei contenuti audiovisivi, delle frequenze e delle infrastrutture di rete.

Con questa riorganizzazione si rischia di dar eccessivo spazio ad una ed una sola delle aziende televisive e ad una ed una sola delle aziende minori di telecomunicazioni” – è il commento di un attento osservatore delle dinamiche del mercato audiovisivo e tlc italiano, molto vicino ai palazzi della politica che conta e decide.

Vedremo che cosa accadrà e se effettivamente la nuova riorganizzazione sarà così carica di significati nel contesto politico ed economico italiano che affronterà nei prossimi mesi una sostanziale riformulazione delle relazioni tra i vari poteri.

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