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Acque nere, se ne producono 14 miliardi di litri al giorno nei Paesi emergenti. Ma dove finiscono?

L’acqua è la principale risorsa naturale per la vita sul nostro pianeta. Possiamo dire tranquillamente che senza acqua non avremmo modo di sopravvivere. Eppure, secondo dati delle Nazioni Unite, oggi più di 2 miliardi di persone non hanno accesso ad acqua potabile (circa una su tre).

La metà degli esseri umani privati di questa fonte di vita vive oggi in Africa. Complessivamente, 4,2 miliardi di persone, invece, non hanno accesso a servizi igienici dignitosi.

Produzione di acque di scarico

E proprio l’igiene e la salute sono i temi che più preoccupano le istituzioni nazionali e sovranazionali. Dopo la scarsità di acqua potabile c’è infatti il problema dell’eccessiva produzione di acque nere, o reflue.

Nei Paesi emergenti si producono ogni giorno 14 miliardi di litri di acque di scarico (l’equivalente di 5.600 piscine olimpioniche), secondo quanto riportato da un articolo pubblicato su theconversation.com, a firma diJacqueline Thomas (Lecturer in Environmental and Humanitarian Engineering) dell’Università di Sydney.

Malattie e inquinamento

Ci riferiamo ad acqua non trattata, che purtroppo non fa che peggiorare il già basso livello di igiene e la cronica mancanza di servizi adeguati, favorendo il diffondersi di malattie terribili come il colera, la malaria, la febbre tifoide e il rotavirus.

Malattie che causano ogni anno la morte di 297 mila bambini circa, sotto i cinque anni, in questi Paesi. Qualcosa come 800 decessi al giorno.

I Paesi con i più alti tassi di bambini morti a causa di malattie legate all’acqua contaminata da microrganismi sono l’Afghanistan, l’India, la Repubblica Democratica del Congo.

Cosa sono le acque nere e come si smaltiscono

Uno dei problemi principali alla base di questo disastro ambientale e sociale (quindi sanitario ed economico) è il come queste acque nere vengono smaltite.

Se la gente si ammala è anche perché non vengono trattate in maniera adeguata e spesso rilasciate abusivamente in canali, fiumi, fossati, nei terreni incolti e in prossimità delle abitazioni stesse o delle fabbriche e le aziende.

Quando parliamo di acque reflue e di scarico, parliamo di acque provenienti dallo scarico industriale o di attività economico-commerciali in generale; dallo scarico del bagno, cioè le acque fecali; dallo scarico di doccia, vasca, lavandino del bagno o bidet (dette anche acque bionde); dallo scarico della cucina o della lavanderia (acque grigie); dalle saponate grasse, con olio e detersivi scaricati dalle cucine.

Si stima che l’80% delle acque nere finisca abbandonato in maniera incontrollata dove capita, in ogni parte del mondo.

Danni ambientali

Acque che però sono ricche di nutrienti, tra cui zolfo e fosforo, e sostanze chimiche industriali, che vanno ad alterare drammaticamente gli ecosistemi naturali, condizionando la vita terrestre e acquatica.

Prime vittime ne sono le barriere coralline nell’Oceano indiano, ad esempio. Le sostanze inquinanti presenti nelle acque nere rilasciate negli oceani bloccano la crescita dei coralli, ne favoriscono le malattie e ne inibiscono la riproduzione.

I cambiamenti climatici non fanno che peggiorare questo scenario. Le piogge sempre più forti, anche se concentrate in meno tempo, possono rendere tale forma di inquinamento davvero diffusa e pervasiva, rappresentando con il tempo una minaccia ambientale al pari di altre più tristemente celebri.

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