Finestra sul mondo

Accordo sul nucleare iraniano, Crisi Venezuela, Indipendenza Catalogna, La Boe pronta ad alzare i tassi di interesse nel Regno Unito

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Usa-Iran, Washington lascia in vigore l’accordo sul nucleare iraniano, ma adotta nuove sanzioni

15 set 10:40 – (Agenzia Nova) – L’amministrazione del presidente Usa, Donald Trump, ha confermato le misure di allentamento delle politiche sanzionatorie previste dall’accordo sul nucleare iraniano, ma ha imposto a Teheran nuove sanzioni in risposta al programma balistico della Repubblica islamica, agli attacchi informatici e al sostegno al terrorismo che Washington imputa al paese degli Ayatollah. La doppia mossa nei confronti di Teheran e’ stata annunciata dai funzionari dell’amministrazione presidenziale Usa nella giornata di giovedi’; la Casa Bianca, propensa ad abbandonare in toto l’accordo sul nucleare , ha ceduto alle pressioni dei partner europei, confermando pero’ che verifichera’ il rispetto dell’accordo da parte della Repubblica islamica a intervalli di 120 giorni. Funzionari dell’amministrazione hanno tenuto inoltre a sottolineare che quella di ieri e’ solamente una decisione provvisoria: il governo Usa resta impegnato in una revisione strategica della politica intrapresa nei confronti dell’Iran dalla precedente amministrazione Obama, e l’uscita di Washington dall’accordo sul nucleare resta una prospettiva concreta. “Dobbiamo tenere in considerazione la totalita’ delle minacce poste dall’Iran, e non soltanto le sue capacita’ nucleari”, ha dichiarato il segretario di Stato Usa Rex Tillerson, che ieri ha incontrato a Londra la sua controparte britannica, Boris Johnson. Le nuove sanzioni approvate dal Tesoro Usa colpiscono 11 persone fisiche e giuridiche, inclusa una compagnia di engineering che collabora con le Guardie della Rivoluzione islamica, due compagnie aeree ucraine e una societa’ informatica iraniana accusata di attacchi informatici alle istituzioni finanziarie Usa. Al contempo, l’amministrazione Trump prova ad elaborare un approccio che non crei una frattura con gli alleati europei; Washington, pero’, chiede ispezioni piu’ rigorose ai siti militari iraniani, ostacoli concreti al programma balistico di quel paese e una estensione dei divieti previsti dall’accordo sul nucleare oltre la scadenza decennale. L’obbligo trimestrale di Trump di riferire al Congresso in merito al rispetto dell’accordo da parte di Teheran potrebbe servire da leva al presidente per negoziare vincoli piu’ stringenti alle attivita’ della Repubblica islamica, stando ai critici dell’accordo del 2015. Funzionari, politici del Partito democratico ed esperti temono invece che questo approccio rischi di condurre al collasso del fragile equilibrio raggiunto un paio di anni fa, e danneggiare ulteriormente le relazioni politiche tra gli Stati Uniti e l’Europa.

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Venezuela, la sponda internazionale per rilanciare le speranze del dialogo

15 set 10:40 – (Agenzia Nova) – Pur se tra mille prudenze, sembra profilarsi una speranza nella ripresa del dialogo tra governo e opposizione venezuelani. Ieri a Santo Domingo delegazioni delle due parti si sono incontrate per un nuovo round preliminare con il presidente dominicano Danilo Medina e l’ex presidente del governo spagnolo Jose’ Luis Rodriguez Zapatero. La novita’ e’ che l’eventuale riapertura del tavolo negoziale sarebbe accompagnata da un gruppo di paesi “amici” formato da Messico, Cile, Bolivia e Nicaragua. I primi due impegnati a denunciare le carenze della situazione democratica nel paese, i secondi in aperto appoggio al governo di Nicola Maduro. A questi paesi, ha aggiunto Medina nel corso di una stringata conferenza stampa, se ne dovrebbero aggiungere altri due. Si pensa possano essere europei e secondo il quotidiano spagnolo “El Mundo”, in pole position ci sarebbero Francia e Grecia. Le parti si rivedranno per un nuovo colloquio preparatorio il prossimo 27, sempre nella Repubblica Dominicana. La Mesa de la unidad democratica (Mud), il cartello delle opposizioni al governo Maduro, ha fatto sapere che i colloqui hanno sin qui permesso di mettere a punto un crono programma dei negoziati “con garanzie e accompagnamento internazionale”. E che quando si trattera’ di parlare sul serio, si scegliera’ una sede neutrale. Per procedere, la Mud chiede tra le altre cose che si proceda a un rinnovamento del Consiglio nazionale elettorale, oggi ritenuto troppo fedele al presidente e che si fissi un calendario elettorale certo, per un voto aperto a tutti, che porti anche all’elezione del capo di Stato, sotto l’occhio vigile di agenti internazionali riconosciuti. Al tempo stesso chiedono liberta’ per i prigionieri politici e attenzione per l’emergenza umanitaria del paese. Quanto dovesse emergere dal negoziato, propongono inoltre gli oppositori, dovrebbe essere quindi sottoposto alla ratifica di un referendum popolare. Passata l’emergenza dettata dai duri scontri di piazza, la crisi venezuelana non e’ pero’ uscita dall’agenda politica regionale. Media internazionali riferiscono di una prossima riunione convocata dal presidente degli Usa Donald Trump, con al centro proprio la situazione che si vive a Caracas e dintorni. L’appuntamento sarebbe lunedi’ nella Trump Tower di New York, alla vigilia della nuova sessione dell’Assemblea generale dell’Onu. Ospiti, i presidenti del Brasile Michel Temer, della Colombia Juan Manuel Santos e del Peru’ Pedro Pablo Kuczynski.

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Arabia Saudita, il principe della Corona stringe il cappio sul dissenso e consolida il potere

15 set 10:40 – (Agenzia Nova) – L’Arabia Saudita ha intrapreso una drastica stretta contro gli avversari percepiti del nuovo principe della Corona, Mohammed bin Salman. Nel corso delle ultime settimane, scrive il “New York Times”, almeno 16 persone sono state arrestate, e i loro parenti, amici e conoscenti sottoposti a interrogatori. Tra gli arrestati figurano noti predicatori, accademici, poeti, giornalisti, economisti e il leader di una associazione giovanile, e persino un principe figlio dell’ex sovrano saudita. Alcuni sono stati prelevati dalle loro abitazioni senza preavviso ne’ mandato, e i loro computer, telefoni e documenti sequestrati. Stando ai loro conoscenti, non e’ possibile raggiungerli ne’ comunicare con loro in alcun modo. Le autorita’ di Riad, scrive il quotidiano Usa, non hanno reso noto alcun sospetto o capo d’imputazione. Attivisti sauditi hanno fatto circolare una lista di altre 30 o piu’ persone che sarebbero state arrestate negli ultimi giorni, ma la portata dell’offensiva lanciata dall’autoritario principe saudita contro i suoi oppositori per ora non e’ chiara. I sostenitori del governo sostengono che gli arrestati stessero cospirando contro l’erede al trono; giornalisti come Jamal Khashoggi, ex consulente di Riad rifugiatosi negli Usa nel timore di essere arrestato, sostiene si tratti di “accuse assurde”. Secondo il giornalista, ad accomunare gli individui arrestati sarebbe soltanto il rifiuto di appoggiare pubblicamente l’offensiva economica e diplomatica contro il Qatar, che Riad accusa di sostenere il terrorismo. Il ministero dell’Interno saudita ha annunciato nelle scorse ore una stretta contro chiunque diffonda idee “terroristiche o estremistiche”. In realta’, molti degli arrestati, come il predicatore Hassan al Maliki, avrebbero la colpa di essersi espressi criticamente nei confronti del Wahhabismo, la corrente islamica ultraconservatrice promossa e diffusa da Riad e accusata da molti di ispirare molte delle espressioni piu’ estremistiche e intolleranti di quella religione. L’offensiva del principe Mohammed giunge in un momento assai delicato per l’Arabia Saudita, una delle poche monarchie assolute rimaste al mondo; i prezzi del petrolio, su cui poggiano le finanze del paese, restano bassissimi, e Riad sconta un vasto deficit di bilancio; l’ambizioso programma di modernizzazione e diversificazione dell’economia, battezzato “Vision 2030”, appare fermo al palo, e negli ultimi giorni sono circolate voci secondo cui il piano per la parziale privatizzazione di Saudi Aramco potrebbe slittare di almeno un anno. Mohammed, figlio di re Salman, ha convinto quest’ultimo ad accantonare l’erede al trono il principe Mohammed bin Nayef – privandolo del titolo di principe della Corona all’inizio di quest’anno. Diversi funzionari sauditi ed esteri ritengono che il re, debole e malato, si appresti ad abdicare in favore del figlio. Gli arresti delle ultime settimane potrebbero servire proprio ad agevolare una imminente transizione di potere. Il principe Mohammed, che regge gia’ i dicasteri di Finanze e Difesa e’ ritenuto da molti commentatori una figura dal temperamento incostante ed irruento; la disastrosa campagna militare nello Yemen, nonche’ il boicottaggio del vicino Qatar, sarebbero stati pianificati proprio da Mohammed.

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Spagna, la Catalogna sempre piu’ sulla via della “disobbedienza”

15 set 10:40 – (Agenzia Nova) – “A meno di 20 giorni dal referendum qualcuno crede davvero che non voteremo?”. E’ la frase con cui il presidente della Catalogna Carles Puigdemnt “sfida” il governo di Madrid, sottolineano i media spagnoli presentando l’affollato via alla campagna elettorale che si e’ tenuto ieri a Tarragona. Contro il parere preventivo della Corte Costituzionale e il fermo no dell’esecutivo di Mariano Rajoy – che ha dato ordini per impedire anche fisicamente l’apertura dei seggi -, Barcellona intende procedere tenendo il prossimo 1 ottobre il referendum con cui staccarsi dal resto della penisola. Il governo regionale, la Generalitat, “ha optato definitivamente per la strada della disobbedienza”, scrive “El Pais” ricordando che solo qualche ora prima da Barcellona era partita una lettera nella quale si spiegava che non avrebbe piu’ presentato al ministero delle Finanze il resoconto delle proprie spese. E si’ che le autorita’ nazionali avevano fatto le loro mosse: la procura ha aperto indagini contro la Generalitat e i vertici dell’Assemblea regionale, avvertendo 712 sindaci dei reati in cui possono incorrere nel caso decidano di collaborare per l’apertura delle urne. Il governo aveva avvertito anche di un possibile reato nell’utilizzo della “Plaza de toros” servita da scenario per la manifestazione cui hanno partecipato migliaia di persone. “Nessuna minaccia ha avuto effetto”. E il caso mette in allarme il quotidiano conservatore “El Mundo” che in un editoriale rimprovera il governo centrale di non aver agito in maniera ferma evitando la “presa in giro” alle autorita’ messa in campo dagli indipendentisti. Nonostante gli avvertimenti del delegato del governo “la festa indipendentista si e’ svolta nell’impunita’ senza che nessuno, ne’ la procura ne’ il governo, decidesse di agire per impedirlo”, attacca l’editoriale. E se e’ vero che possono aver prevalso motivi di prudenza nella gestione dell’ordine pubblico, “non si capisce come si sia permesso anche vuole distruggere lo Stato di continuare a sfidare le istituzioni e tutti gli spagnoli”. E tra le tante storie che ruotano attorno al referendum il quotidiano “Abc” racconta quella di Petrolis Independents, la catena di distributori di benzina nata nel 2014 con il preciso scopo di appoggiare la causa separatista. “Petrolio catalano con scopi sociali”, e’ lo slogan che campeggia, in catalano, nelle stazioni di servizio che in questi giorni ostentano le bandiere “nazionali” (la caratteristica “estelada”) e inviti a votare “Si'”.

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Regno Unito, la Boe spinge i mercati a rivedere le aspettative sui tassi di interesse

15 set 10:40 – (Agenzia Nova) – La Banca d’Inghilterra e’ pronta ad alzare i tassi di interesse, riferisce il “Financial Times”; la decisione potrebbe essere presa a novembre. Nella riunione di ieri il Comitato di politica monetaria ha votato (con una maggioranza di sette a due) contro l’immediato rialzo, mantenendo il tasso di riferimento allo 0,25 per cento, ma ha dato un’indicazione diversa per il futuro: “Una qualche revoca dello stimolo monetario sara’ probabilmente appropriata nei prossimi mesi”. La guidance sui tassi e’ inusuale per la Boe e indica che il Comitato sta mettendo alla prova le reazioni dei mercati. L’approccio e’ in linea con quelli delle due maggiori banche centrali del mondo: la Federal Reserve degli Stati Uniti probabilmente alzera’ i tassi a dicembre; la Banca centrale europea potrebbe decidere a ottobre un ridimensionamento del suo programma di stimolo. La sterlina si e’ apprezzata dell’1,2 per cento rispetto al dollaro, salendo a 1,34, il livello piu’ alto da dodici mesi, e si e’ rafforzata rispetto all’euro, che ora vale 88,7 centesimi di sterlina. Il prezzo dei bond pubblici decennali e’ sceso, mentre e’ salito il rendimento, di sei punti base. L’apprezzamento della sterlina ha colpito le blue chip britanniche con significativi guadagni in valuta estera, facendo scendere l’indice Ftse 100 dell’uno per cento. La maggior parte degli economisti ha aggiornato le previsioni sui tassi. Il Comitato di politica monetaria nel valutare l’economia ha concluso che il quadro e’ piu’ solido del previsto e ha sottolineato che l’inflazione probabilmente superera’ il tre per cento a ottobre e che, con una disoccupazione al 4,3 per cento, il margine per un’ulteriore crescita non inflazionistica e’ limitato. Ha aggiunto che la politica monetaria non puo’ impedire l’adeguamento reale che seguira’ ai nuovi accordi commerciali internazionali ne’ la piu’ debole crescita salariale che probabilmente accompagnera’ quell’adeguamento. Un editoriale non firmato, attribuibile alla direzione, sostiene che la Boe non dovrebbe avere fretta nel revocare lo stimolo: e’ vero che l’inflazione al consumo, al 2,9 per cento, e’ al di sopra dell’obiettivo programmato, del due, ma cio’ e’ dovuto essenzialmente a fattori esterni, in particolare a prezzi delle materie prime piu’ alti e all’effetto del deprezzamento della sterlina sui costi delle importazioni.

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Regno Unito, i sindacati chiedono un aumento di stipendio del 3,9 per cento per un milione di lavoratori della sanita’

15 set 10:40 – (Agenzia Nova) – Le organizzazioni sindacali del Regno Unito, riferisce il quotidiano britannico “The Guardian”, hanno accentuato la pressione sul governo guidato da Theresa May chiedendo un aumento degli stipendi del 3,9 per cento per un milione di lavoratori del servizio sanitario nazionale piu’ 800 sterline extra per il potere d’acquisto perso durante l’austerita’. Le richieste valgono complessivamente circa tre miliardi di sterline. “Da troppo tempo i lavoratori della sanita’ non hanno un aumento di stipendio adeguato”, spiega Sara Gorton, responsabile di settore del sindacato Unison, che ha coordinato l’iniziativa della richiesta, alla quale aderiscono 14 sigle. La sindacalista sottolinea che l’adeguamento salariale resta al di sotto dell’inflazione e che il congelamento degli aumenti al di sotto dell’uno per cento negli ultimi sette anni ha prodotto una riduzione dei salari in termini reali del quindici per cento. La richiesta giunge al termine di una settimana difficile per l’esecutivo, che ha annunciato la rimozione del tetto dell’uno per cento agli aumenti del settore pubblico, ma per il momento solo a favore degli agenti di polizia e del personale carcerario. Il Partito unionista democratico (Dup) dell’Irlanda del Nord, che sostiene dall’esterno il governo conservatore di minoranza, ha votato una mozione del Labour, principale forza di opposizione, per l’aumento delle retribuzioni sanitarie. In difficolta’ e’ soprattutto il cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, che sta lavorando al bilancio: in molti, anche nell’esecutivo, riconoscono che la situazione salariale della sanita’ e’ preoccupante, perche’ contribuisce ad aggravare il problema della carenza di personale; il segretario alla Salute, Jeremy Hunt, ad esempio, spinge per un aumento per la categoria degli infermieri; tuttavia, per soddisfare le richieste non basterebbero le risorse disponibili.

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Francia, dopo gli ultimi attacchi rivista l’operazione anti-terrorismo “Sentille” dell’Esercito

15 set 10:40 – (Agenzia Nova) – Un uomo armato di coltello oggi venerdi’ 15 settembre intorno alle 6 e 30 del mattino ha attaccato a Parigi un soldato dell’operazione anti-terrorismo “Sentinelle” che era di pattuglia nella stazione Chatelet della metropolitana: l’uomo e’ stato rapidamente messo in condizione di non nuocere dal militare, che non ha riportato ferite nell’incidente; secondo i primi rilievi l’assalitore, mai finora segnalato dai servizi di sicurezza, prima di agire avrebbe gridato frasi con riferimento ad Allah. L’attacco e’ il settimo del genere contro i militari dell’operazione “Sentinelle”, istituita all’indomani della strage del 7 gennaio 2015 nella redazione del settimanale satirico “Charlie Hebdo” per utilizzare l’esercito sul territorio nazionale in funzione anti-terrorismo. E proprio ieri giovedi’ 14 settembre il governo francese ha annunciato una completa riorganizzazione dell’operazione: il ministro dell’Interno, Ge’rard Collomb, ha spiegato nel dettaglio quali ne saranno i nuovi compiti. Lo scopo della revisione e’ innanzitutto quello di alleviarne il carico sui personale militare, che negli ultimi due anni hanno visto praticamente annullare licenze e le vacanze con conseguenze negative sulla complessiva capacita’ operativa dell’intero apparato dell’esercito francese; pesano anche i numerosi attacchi terroristici isolati che, come quello di stamattina, prendono di mira i soldati in pattuglia. L’operazione “Sentinelle” dunque da ora poi prevedera’ tre livelli di intervento: un “dispositivo permanente” per la messa in sicurezza dei “siti sensibili” (scuole, luoghi di culto e turistici, aeroporti, stazioni etc); un “livello di rafforzamento pianificato” per la protezione di eventi occasionali, ad esempio quelli sportivi, o stagionali come il Natale; ed una “riserva strategica”. Il ministro Collombe, affiancato nella conferenza stampa di ieri dalla ministra delle Forze armate Florence Parly, ha evitato di fornire cifre precise sul dispiegamento dei militari per i singoli obbiettivi dell’operazione; ma ha garantito che la forza complessiva restera’ di 7 mila tra uomini e donne, a cui in caso di crisi si potrebbero aggiungere i 3 mila effettivi della “riserva strategica”. Sembra di capire insomma che i numero di soldati impiegati potrebbe fluttuare a seconda delle necessita’, dando all’esercito piu’ “flessibilita’” grazie ad una maggiore pianificazione dell’utilizzo degli effettivi.

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De Maizie’re a Bruxelles contro l’espansione dello spazio Schengen

15 set 10:40 – (Agenzia Nova) – Il ministro tedesco dell’interno, il cristiano democratico Thomas de Maizie’re (Cdu), non vede attualmente alcuna possibilita’ di una rapida adesione di Paesi membri dell’Ue come la Romania e la Bulgaria, all’area Schengen senza controlli ad hoc alle frontiere. “Condivido la visione del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker”, ha detto de Maizie’re giovedi’ a Bruxelles, “ma francamente a lungo termine”. Mercoledi’ Juncker aveva auspicato l’inclusione a pieno titolo di tutti i paesi dell’Unione europea nell’accordo di Schengen del 1985. Degli attuali 28 paesi della Ue, il Regno Unito, l’Irlanda, Cipro e membri relativamente nuovi come la Bulgaria, la Romania e la Croazia sono in qualche modo esclusi dall’area di libera circolazione. De Maizie’re ha ribadito l’intenzione di mantenere i controlli sul confine tedesco con l’Austria, introdotti all’apice della crisi migratoria. “Fintanto che le frontiere esterne della Ue non sono abbastanza sicure, ci sara’ anche la necessita’ di controlli alle frontiere interne”, ha affermato. Il commissario europeo per la migrazione Dimitris Avramopoulos, invece, ha espresso un parere favorevole sulla fine dei controlli alle frontiere. “Credo che adesso sia il momento di tornare alla normale funzione di Schengen”, ha spiegato il commissario. Nella campagna elettorale tedesca, il mantenimento dei controlli alle frontiere e’ un tema centrale. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha dichiarato di essere fiducioso sul fatto che la Commissione dell’Unione europea avra’ un orecchio aperto agli argomenti tedeschi. Da parte sua Avramopoulos ha dichiarato che l’accordo per i rifugiati con la Turchia funziona bene: rispetto all’agosto 2016 sono sbarcati l’81 per cento in meno di rifugiati nelle isole greche. “Negli ultimi due anni abbiamo lavorato in modalita’ di crisi, ora e’ arrivato il momento di uscire dalla crisi”, ha affermato il commissario. La Commissione ha recentemente affermato che l’eccezione concessa alle regole di Schengen scadra’ nel mese di novembre in modo irrevocabile. Tuttavia la Germania potrebbe anche proseguire per altri motivi.

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Intervista al vicepresidente del Parlamento europeo Lambsdorff, “Juncker si e’ avvicinato alla Germania”

15 set 10:40 – (Agenzia Nova) – In un’intervista rilasciata al quotidiano “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, il vicepresidente del Parlamento europeo Alexander Graf Lambsdorff, esponente dei liberali tedeschi (Fdp), ha giudicato il discorso del Presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker come molto buono. Il politico tedesco ha particolarmente apprezzato la richiesta di maggior cooperazione nella sicurezza interna e nella lotta al terrore, oltre all’elogio nei confronti dell’Italia nella questione dei rifugiati e l’attenzione richiesta nei confronti dei Paesi dell’Europa orientale, superando il divario che attualmente c’e’ con quelli occidentali. Ogni nazione ha messo in evidenza un aspetto del discorso a lei piu’ vicina. Il rifiuto di un bilancio comune della zona euro e’, ad esempio, la notizia piu’ importante per Parigi, mentre la volonta’ di fare nuovi investimenti lo e’ per Berlino. Juncker rappresenta un ponte fra le due nazioni. L’adozione della moneta unica viene certamente incontro alla sensibilita’ della Germania, ma e’ anche un rafforzamento contro l’euroscetticismo e il suo appello all’apertura agli Stati dell’Est rappresenta nel contempo un loro coinvolgimento politico e culturale.

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In Italia si allunga la lista dei guai di Vivendi

15 set 10:40 – (Agenzia Nova) – “E davanti a lui tremava tutta Roma”: Vincent Bollore’ non e’ ancora caduto nello Stivale, ma Roma non trema piu’ davanti al “finanziere bretone”; il quotidiano economico “Les Echos” utilizza a piena mani parole e frasi in lingua italiana, a cominciare dal titolo, per il suo commento alle ultime difficolta’ sorte nella campagna d’Italia condotta dal capo del gruppo multimediale francese Vivendi ed alle conseguenze in Borsa dell’intera vicenda. Secondo l’editoriale non firmato, e quindi attribuibile alla direzione del giornale, le recenti decisioni contrarie a Bollore’ prese da parte delle autorita’ italiane hanno fatto cadere le “maschere da commedia dell’arte”: dietro alla facciata dell’Autorita’ italiana per le comunicazioni (AgCom) e del gendarme della Borsa (Consob), ora si vedrebbe chiaramente la sagoma di Palazzo Chigi (il governo italiano, ndr); il quale, accusa “Les Echos”, starebbe utilizzando le carte fornite dall’assalto di Vivendi a Telecom Italia ed a Mediaset per giocarle nei negoziati con il governo francese sull’acquisizione dei cantieri Stx France da parte di Fincantieri. Il quotidiano francese ammette che le mosse di Bollore’ per assumere il controllo dello storico operatore telefonico italiano e per dare l’assalto all’impero mediatico di Silvio Berlusconi hanno fornito un’ampia occasione di intervento al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: il “patron” di Vivendi insomma, secondo “Les Echos”, ha avuto il torto di attraversare le Alpi a dorso di elefante credendo che questo gli avrebbe consentito una facile vittoria. Ora, azzarda l’editoriale non firmato, agli azionisti di Vivendi non resta che sperare che la campagna d’Italia di Bollore’ non si trasformi nel “bacio della Tosca” per il suo valore in Borsa: una impasse italiana, infatti, rischia di interrompere il rialzo che il titolo ha registrato grazie alla pubblicazione di conti semestrali positivi e soprattutto alla rivalutazione della sua controllata Universal Music Group, che negli ultimi giorni avevano fatto superare a Vivendi la barra dei 20 euro ad azione.

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