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Abuso di internet e isolamento, un cortometraggio per sconfiggere la solitudine degli adolescenti

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Filippo Forte: “Per noi millennials vivere il quotidiano è difficile, l’utilizzo di sostanze e abuso di schermi, è un modo facile per vedere tutto a colori”.

L’autore di questo prodotto video d’animazione si chiama Filippo Forte ed è uno studente del liceo “De Nittis” di Bari, con l’idea in testa di voler raggiungere il maggior numero di suoi coetanei nel nostro Paese che “vivono sempre più su internet”, con tutte le conseguenze psicologiche che questo passaggio comporta.

Aumentare le ore passate online significa diminuire proporzionalmente quelle passate fuori casa, in società, dove si creano reti di relazione, con l’effetto di moltiplicare il senso di solitudine e isolamento che molti ragazzi subiscono, acuito soprattutto in questi due anni di lockdown, restrizioni e quarantene per via dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia da Covid-19.

In più, come hanno spiegato tanti psicologici in questi mesi, la segregazione può anche avere un effetto intossicante che, nei casi estremi, conduce dritto alla depressione.

Il corto in questione mostra Gek, il mio alter ego, ma anche quello di molti ragazzi. Lo sguardo triste e la benda nera trasmettono l’idea di un personaggio serrato nella sua alienazione. Sulla sua scrivania c’è un computer, un taglierino e oggetti per fumare. Sporto alla finestra, nota un “mostro” tra le luci psichedeliche della città: è una cima d’erba gigante. Combatte senza sosta per sconfiggere chi, nei fatti, è più forte”, ha spiegato l’autore.

Per noi millennials vivere il quotidiano è difficile, l’utilizzo di sostanze e abuso di schermi, è un modo facile per vedere tutto a colori. Questo cortometraggio – ha aggiunto Forte – trasmette emozioni attraverso una palette di colori pop, illuminando gli occhi al primo sguardo da un verde vibrante, alle tante sfumature di viola, racchiuso in una città vuota e distopica, solo luci, zero persone”.

Sembra che dalla sua finestra sul mondo lui abbia visto quello che molti di noi non vedono. Ha dato una lettura personale alle immagini, ai suoni, ai colori su cui si è soffermata la sua attenzione. E questo è un bell’esercizio a cui molti di noi, che pure abbiamo un’età diversa, dovremmo periodicamente prestarci: guardare il mondo con occhi nuovi, con uno sguardo disincantato, con la mente aperta”, ha commentato invece Franco Liuzzi, docente di comunicazione d’impresa all’Università di Bari.

A marzo dell’anno scorso, sul magazine della Fondazione Umberto Veronesi, sono stati riportati i risultati di uno studio finlandese su 1.750 ragazzi e ragazze, con un’età di 16, 17 e 18 anni. L’obiettivo della ricerca era valutare le conseguenze del lungo isolamento sociale dovuto alle restrizioni sanitarie sulle loro abitudini personali e sociali.

Il rischio maggiore sembra l’abbiano corso i ragazzi di 16 anni che, a fronte di un aumento sensibile di ore passate su internet, hanno visto peggiorare il proprio rendimento scolastico, accusare sempre più di disturbi del sonno e disturbi alimentari, ma anche aumentare il consumo di alcol e stupefacenti, con una condizione di malessere psicologico generale che, come detto, può facilmente sfociare in una depressione.