L'iniziativa

A Sorrento l’edizione n° 46 delle “giornate Professionali di Cinema”

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Il cinema in sala è nel 2023 a -25 % spettatori rispetto al 2019. La quota di mercato dei film “made in Italy” resta modesta, al di là del boom del film di Cortellesi. Il sistema è drogato dall’overdose di “tax credit”.

Da oggi martedì 28 novembre a giovedì 1° dicembre 2023, si svolge a Sorrento l’edizione n° 46 delle “Giornate Professionali di Cinema”, quattro giornate di proiezioni, anteprime, incontri, dibattiti, organizzate dalla principale associazione degli esercenti cinematografici, l’Anec (presieduta da Mario Lorini), in collaborazione con l’associazione dei produttori, l’Anica (presieduta da Francesco Rutelli).

Per comprendere l’atmosfera della kermesse (finanziata dal Ministero della Cultura con un contributo di 200.000 euro, sui fondi del capitolo “promozione” per l’anno 2023 della “Legge Franceschini”, bando i cui risultati definitivi sono stati pubblicati giustappunto ieri lunedì 27 novembre), è sufficiente sfogliare l’edizione, pubblicata oggi, della principale rivista “professional” del settore, qual è il patinato mensile “Box Office”, diretto da Vito Sinopoli (pubblicata da e-duesse). La rivista ed i suoi allegati presentano i ricchi listini delle varie società di distribuzione “theatrical” (è evidente il rischio di eccesso di offerta di titoli e di conseguente ingolfamento del mercato) ed una serie di interventi ai loro manager (nessuno dei quali sembra mostrare preoccupazioni sulle condizioni di mercato e sulla crisi in atto).

Prevale su tutto una sorta di sereno ottimismo, senza – incredibilmente – nessuna segnalazione di crisi. È anche vero che l’occasione di Sorrento è soprattutto una vetrina dei distributori nei confronti degli esercenti, ma francamente questo clima positivo stupisce, se si ha il coraggio di leggere i dati di mercato.

Dati di mercato che mostrano un’indubbia ripresa del “box office” italico rispetto agli anni cupi del 2020 e 2021 e rispetto al 2022, ma che confermano un mercato “theatrical” piccolo assai ed in grave difficoltà.

Come abbiamo ben segnalato nell’edizione di ieri della rubrica IsICult per Key4biz (vedi “Key4biz” del 27 novembre 2023, “Ma il film della Cortellesi è un film realmente ‘italiano’?”) siamo, nei primi 11 mesi del 2023, a quota – 25 % rispetto agli spettatori dell’anno 2019 (l’ultimo pre-Covid): già questo indicatore dovrebbe frenare l’ottimismo…

Come abbiamo ben segnalato sempre nell’edizione di ieri de “ilprincipenudo”, il cinema “made in Italy” sta andando male, se si esclude il boom inatteso di “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi (fino a domenica ha avuto 3,5 milioni di spettatori, con un incasso di 23,9 milioni di euro).

Il film di Cortellesi ha assorbito nel fine settimana il 76 % del totale degli incassi del cinema italiano in sala. I primi 5 titoli il 96 %. Decine di film sono ignorati dal pubblico: 46 con meno di 100 spettatori

Abbiamo evidenziato ieri come questo titolo di Cortellesi abbia assorbito nel fine settimana cinematografico (così inteso da giovedì 23 a domenica 26 novembre) il 76 % del totale di tutti gli incassi dei film italiani, registrando 462mila spettatori, a fronte degli 79.630 spettatori di “Cento domeniche” (13 % del totale), degli 18.890 di “Comandante” (3 %), dei 13.981 di “Mary e lo spirito di mezzanotte”, dei 13.034 de “La Chimera”… Questi primi (per quantità di biglietti venduti) 5 film, da soli assorbono il 96 % del totale del “box office” dei film italiani in programmazione.

Il 6° titolo nel ranking per biglietti venduti è rappresentato “Me contro te – Vacanza in Transilvania”, con 3.232 spettatori, coda finale di un notevole successo (complessivamente, ha avuto finora 679mila spettatori, per un incasso di 4,3 milioni di euro).

Seguono poi 2 titoli sopra “quota” 2mila spettatori (sempre nei 4 giorni considerati), 3 titoli sopra quota 1.000 spettatori… e poi si continua con decine e decine di film (per lo più “sconosciuti”) che raccolgono poche centinaia di spettatori nell’arco di 4 giorni…

Su un totale di 86 film italiani in circolazione in questi giorni nei circa 1.000 cinema italiani, ve ne sono ben 41 che hanno avuto ognuno meno di 100 spettatori…

Non si tratta di dati che evidenziano una situazione drammatica, che richiederebbe ben altri interventi rispetto alle modeste iniziative promozionali come le deboli e pur tanto decantate “Cinema Revolution” e “Cinema in Festa”?

Se ne parlerà seriamente a Sorrento, o si continuerà a nascondere la polvere sotto il tappeto, col rischio che prima o poi una tempesta di polvere determini una crisi ancora più grave di quella che sembra molti vogliano ignorare? Il responsabile della redazione di “Box Office”, Paolo Sinopoli, nel suo editoriale, conclude “il lamento non risolve nulla, vanno trovate soluzioni”.

Permane il deficit di autocoscienza del cinema italiano: non ci sono strumentazioni tecniche adeguate per contrastare la crisi, che molti ignorano in nome di un cieco “ottimismo della volontà”

Possiamo essere d’accordo sulla poca utilità delle lamentazioni, ma, prima di trovare le “soluzioni” vanno identificati al meglio i “problemi”: e lo stato di autocoscienza dell’industria cinematografica italiana – drogata dal “tax credit” e dalla manna dello Stato – si conferma modesto.

Torneremo su questi temi, ma riteniamo che questi indicatori debbano essere presi in seria considerazione soprattutto dal Ministro Gennaro Sangiuliano, nella sua prospettata azione di riforma della “Legge Franceschini” del 2016.

Per ora, nella “Legge di Bilancio 2024” in gestazione – come abbiamo ben spiegato su queste colonne – ci si limita ad alcune (piccole) correzioni di rotta in materia di “tax credit” e si interviene sulle “commissioni ministeriali”, sebbene non si comprende ancora con quali modalità, perché è tutto demandato ad autocratici decreti a firma del Ministro.

Rispetto alle “commissioni”, l’unica novità è che viene eliminata la commissione degli esperti ovvero cosiddetta dei “15 saggi”, che era chiamata ad intervenire su tutte le fasi della “filiera” cinematografica e audiovisiva (dovendo esaminare migliaia e migliaia di istanze, a fronte peraltro di risorse umane insufficienti nella Direzione Cinema e Audiovisivo del Ministero), che verrà sostituita da 2 commissioni, una per gli “aiuti selettivi” ed una per la “promozione” (ed i componenti andranno finalmente a beneficiare di un emolumento), ma non è dato sapere da quanti membri verranno composte, e con quali criteri si procederà alla cooptazione degli esperti.

Ribadiamo l’auspicio che il Ministro della Cultura voglia realmente innovare e proceda con un trasparente pubblico invito alle candidature e promuova una tecnica valutazione comparativa dei curricula: questa sì sarebbe una rivoluzione, rispetto alle pratiche (misteriose) del passato.

Per una descrizione accurata delle funzioni delle Commissioni, si rimanda all’accurato articolo di Alessandro De Simone, su “The Hollywood Reporter Roma” (diretto da Concita De Gregorio) di venerdì scorso 24 novembre 2023, “Commissioni cinema: da chi sono composte e cosa fanno. Un vademecum”.

Rita Borioni, la commissaria più partitica tra i “15 saggi” della Commissione Cinema del Ministero della Cultura: “oggi, dopo aver visto il film, lo voterei, ma… col senno di poi, siamo tutti bravi…”

Da segnalare l’attacco che il quotidiano “Libero” ha manifestato sabato scorso 25 novembre in particolare su 1 componente della Commissione dei 15 esperti, quello che oggettivamente ha un curriculum professionale piuttosto caratterizzato partiticamente. Scrive Antonio Rossetto (in un articolo intitolato “Incredibile autogol a sinistra sui fondi al film della Cortellesi”): “tra i magnifici 15, piuttosto, c’è Rita Borioni, ex componente del cda Rai in quota Pd. Viene nominata nel 2015. Scoppia un putiferio. L’attaccano: «Lottizzata!». Non i truci destroni, però. Ma la minoranza del Nazareno. Repubblica, ancora lei, corre a intervistarla. «Lei è stata la segretaria del presidente del Pd, Matteo Orfini. Non crede abbiano ragione i dissidenti del partito a criticare la sua nomina?», insinua il cronista. «Non sono mai stata la segretaria di Orfini», risponde lei. «Tutte bugie. Semmai sono stata la vice di Matteo quando era il responsabile della Cultura del Pd». Accertato il trionfo della meritocrazia e scaduto il mandato, il 14 marzo 2022 Borioni viene nominata «tra i 15 esperti per la selezione dei progetti e la concessione di contributi selettivi al settore cinematografico e audiovisivo». Firmato Franceschini. E sette mesi dopo, con raro intuito, la commissione boccia il futuro successo cinematografico di Cortellesi. Borioni, stavolta, viene intercettata dal quotidiano gemello. «Non ricordo come ho votato, ma ora che ho visto il film sceglierei lei», spiega in un’intervista alla Stampa. Allora a che diavolo serve pagare una pletora di cinefili? «E facile ragionare con il senno di poi, ma noi leggiamo solo i soggetti. Non vediamo i film che ne verrà fuori. I competitor erano tutti meritevoli».”

Nota nostra: fino alla riforma che ha deciso di varare il Ministro Gennaro Sangiuliano in queste settimane (attraverso la Legge di Bilancio: si rimanda al nostro intervento su “Key4biz” del 25 ottobre 2023, “Cinema, il Ministro Sangiuliano riforma le “commissioni” ministeriali chiamate ad assegnare milioni di contributi pubblici”) ovvero fino ad oggi, tutti i componenti delle commissioni ministeriali hanno prestato e prestano la loro opera a titolo gratuito, quindi la “pletora di cinefili” non era certo “pagata”: incredibile, ma vero. Una delle tante patologie degli ultimi anni, confermata – ahinoi – dalla Legge Franceschini.

Cosa ha dichiarato esattamente Rita Borioni (che professionalmente è storica dell’arte e riconosciuta esperta di politiche culturali) al quotidiano “La Stampa” venerdì scorso 24 novembre? “È passato tanto tempo e purtroppo non ricordo nemmeno quale sia stato il mio voto in proposito… intanto va premesso che nessuno di noi aveva visto i film, chiaramente, perché i fondi sono erogati per finanziarne la produzione, quindi soltanto leggendo i soggetti. E leggendo il soggetto accanto a quello di altri film come ‘Rapito’ di Bellocchio sul rapimento di Edgardo Mortara e ‘Comandante’ sulla storia di Salvatore Todaro, il film della Cortellesi appariva meno rispondente ai criteri richiesti”. Domanda il giornalista “ma ha per caso influito il nome Paola Cortellesi sulla decisione?”. Controbatte Borioni: “in che senso?”. Il giornalista precisa “nel senso che era la sua prima regia, e aveva alle spalle una carriera da attrice comica e protagonista di commedie”. Replica la commissaria: “no assolutamente, noi leggiamo il soggetto. E quel soggetto è stato ritenuto non di straordinaria qualità artistica in relazione a temi culturali e a fatti storici, eventi, luoghi o personaggi che caratterizzano l’identità nazionale…”. Secondo l’intervistatore si tratterebbe di una “ingiustizia: “beh adesso che ho visto il film sì, ma ripeto siamo bravi tutti ad agire con il senno di poi… Oggi, dopo aver visto il film, voterei per Cortellesi…”.

Va ricordato che, allorquando si è espressa sul film di Cortellesi, la Commissione (ovvero la “sotto-commissione” formata da una parte dei “15 saggi”) era formata da 8 membri (clicca qui per la pagina dedicata agli “Esperti” sul sito web della Dgca del Mic), oltre a Rita Borioni, da Gianni Celata (docente universitario), Raffaella Del Vecchio (manager della Fondazione Apulia Film Commission), Antonio Ferraro (già dirigente Rai e Mediaset, scomparso ad inizio novembre), Andrea Minuz (docente universitario e saggista, nominato dal Ministro Sangiuliano nel Cda del Centro Sperimentale di Cinematografia), Valerio Toniolo (manager culturale), più Vanessa Tonnini (Direttrice artistica del Festival del Nuovo Cinema Francesce) ed Elisabetta Bruscolini, al momento del voto assenti. Dei 15 componenti attuali della Commissione, 2 si sono peraltro dimessi: Elisabetta Bruscolini (produttrice cinematografica, già Direttore Generale del Csc) e Georgette Ranucci (dirigente della società di distribuzione Lucky Red di Andrea Occhipinti).

Le due nuove commissioni Cinema e Audiovisivo del Mic avranno meno componenti?! Così ha dichiarato la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni

Va segnalato che se qualcuno – come Vito Sinopoli di “Box Office” – auspica un incremento del numero dei componenti della commissione (ovvero delle due commissioni che saranno), altri sembrano invece andare in direzione contraria, prevedendo una paradossale riduzione dei membri: la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni ha dichiarato venerdì scorso: “la commissione la stiamo cambiando. Nulla tolgo alla commissione che c’era prima, ognuno ha il suo gusto, anche perché c’è sempre una parte soggettiva, ma noi le cambieremo perché vogliamo farle con meno persone, pagate, che dedicano il loro tempo a quello, che hanno il tempo di leggere quello che gli arriva, cosa che oggi è un pochino più complessa”.

Quindi secondo la senatrice leghista le due nuove commissioni avranno meno componenti?! Curiose prospettive…

In questo rimescolamento di carte in gestazione, è opportuno ricordare che in passato le “commissioni” erano formate da rappresentanti espressi dalle varie categorie professionali del cinema (artistiche, tecniche, imprenditoriali…) e spesso si veniva a determinare una vivace dialettica, un notevole pluralismo estetico-culturale: riteniamo che quella antica soluzione potrebbe essere ripresa in considerazione, almeno per quanto riguarda una parte dei componenti delle commissioni che verranno…

E riteniamo che debba essere prevista, nei decreti a firma del Ministro che andranno a decidere la composizione delle Commissioni l’imposizione di un criterio di assoluta assenza di anche soltanto potenziali conflitti di interesse

Addenda. A proposito di “conflitti di interesse”…

Imminente la nomina del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo

A proposito di “conflitti di interessi” anche soltanto potenziali e di conseguenti opportune incompatibilità…

Si ha notizia che sta per essere firmato dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano il decreto di nomina dell’atteso nuovo Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo (ahinoi, anche in questo in totale assenza di procedure selettive trasparenti), il massimo organo di consulenza del Ministero, che avrà certamente un ruolo importante nella riforma della Legge Franceschini (si rimanda all’intervento IsICult su queste colonne, in occasione della nomina del primo Consiglio, vedi “Key4biz” del 17 marzo 2017, “ilprincipenudo. Nominato il Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo”).

Sul tema, scrivevamo su queste colonne qualche mese fa (vedi “Key4biz” dell’11 agosto 2023, “Letture per Ferragosto, in attesa del dibattito pubblico sul “contratto di servizio” Rai e non solo”): “nei giorni scorsi sono stati resi noti (l’informazione è pubblica ma nessuno l’ha rilanciata, e quindi questa è una piccola “anteprima” di IsICult / Key4biz) i nomi dei due membri designati dalla Conferenza Unificata (Presidenza del Consiglio dei Ministri): le Regioni (e le Province Autonome di Trento e Bolzano) hanno indicato Lorenza Lei, nominata qualche settimana fa Responsabile Cinema del Gabinetto del Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca (abbiamo già ricordato su queste colonne che Lei è stata Direttrice Generale della Rai tra il 2011 ed il 2012, ed è attualmente Pro Rettrice della Università telematica eCampus); l’Associazione Nazionale dei Comuni italiani (Anci) ha designato il noto esercente cinematografico Lionello Cerri; l’Unione delle Province Italiane (Upi) ha preso atto… Non risulta che questi enti abbiano effettuato una selezione sulla base di una procedura di pubblico avviso e di analisi comparativa”.

Aggiornamento: la Conferenza Unificata, il 13 settembre 2023, ha dovuto sostituire il già designato Lionello Cerri, a seguito di una nota del Capo di Gabinetto del Ministero della Cultura, che ha segnalato il profilo di incompatibilità del rappresentante designato dall’Anci… è stato quindi designato (decreto a firma del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Calderoli) come nuovo componente Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura del Comune di Milano nella Giunta guidata da Beppe Sale (già Assessore alla Cultura – anzi, per la precisione, alla Cultura, Moda, Design e Relazioni Internazionali – a Firenze, con Dario Nardella).

Si tratta dei 2 esperti di competenza (espressione) di Regioni, Province, Comuni. Gli altri 9 esperti sono scelti autocraticamente dal Ministro: 6 in totale discrezionalità, 3 sulla base di “rose” di proposte di associazioni come l’Anica ed altre. Più esattamente, questa la composizione:

  • 8 “personalità del settore cinematografico e audiovisivo di particolare e comprovata qualificazione professionale e capacità anche in campo giuridico, economico, amministrativo e gestionale nominate, nel rispetto del principio dell’equilibrio di genere, dal Ministro, 2 delle quali su designazione della Conferenza unificata”;
  • 3 “membri scelti dal Ministro nell’ambito di una rosa di nomi proposta dalle associazioni di categoria maggiormente rappresentative del settore cinematografico e dell’audiovisivo”.

Come abbiamo già segnalato, sarà importante verificare se la “eletta schiera” decisa dal Ministro rappresenterà un segnale di vera innovazione, ovvero una fase di (come teorizzerebbe il Presidente della Commissione Cultura della Camera Filippo Mollicone?!) quella tanto annunciata “rivoluzione dolce” nelle politiche culturali italiche…

[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.