Il progetto

A Dublino migliaia di sensori per l’Internet of Things

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Continua a Dublino la disseminazione di sensori digitali per promuovere l’Internet delle Cose e l’economia digitale.

Uno dei fattori chiave per la ripresa economica e il miglioramento della competitività delle aziende sui mercato sarà l’utilizzo crescente dei sensori digitali integrati alle piattaforme dell’Internet of Things. Soprattutto in città, il paradigma dell’economia digitale, sovrapposto alla smart city, sarà una leva importante per la ripresa economica, il lavoro, l’occupazione, l’internazionalizzazione delle imprese.

Dublino ha accettato la sfida e, dopo il sostegno governativo al progetto smart mobility della città, presto saranno installati migliaia di nuovi sensori digitali per il monitoraggio del territorio urbano, oltre i 200 gateway (uno per chilometro quadrato), composti ognuno di una dozzina di sensori, già attivati nell’ultimo anno.

Le tante aziende IT presenti in città, Google, Intel, Amazon, Facebook, LinkedIn, PayPal, Twitter, Zynga, solo per citare le più celebri (ma ce ne sono tante più piccole molto vivaci, come la startup Cesanta), sono la dimostrazione che l’Irlanda ha saputo costruire un ambiente favorevole all’economia digitale dell’innovazione (anche se le critiche a riguardo non mancano, in particolar modo legate al più che favorevole regime fiscale e alla troppa dipendenza del Paese dalle corporations), tanto da far scrivere a qualcuno che Dublino diverrà presto la Capitale dell’Internet delle Cose (anche a seguito dell’annuncio di Intel di voler investire qui e nel resto di Irlanda quasi 5 miliardi di euro).

Questo mercato, a livello mondiale, varrà 400 miliardi di dollari nel 2024, mentre solo il segmento “sensori IoT” raggiungerà i 70 miliardi di dollari (dati Research and Markets).

I sensori avranno il compito di registrare il livello di inquinamento nell’ambiente urbano, il livello di traffico per le strade, la direzione dei flussi dei pedoni durante la giornata, il livello di inquinamento acustico, la salute degli edifici, la capacità di resilienza della città, gli sprechi di acqua ed energia (gas ed elettricità), la gestione dell’illuminazione pubblica di nuova generazione e molto altro, la sicurezza pubblica dei cittadini e delle infrastrutture.

I dati raccolti, enormi quantità di dati (big data), serviranno ad individuare delle necessità oggettive (dei cittadini, delle aziende, dei turisti), sviluppare i servizi correlati e offrire nuove applicazioni al pubblico: dalla smart mobility alle guide per turisti, dalla PA digitale alle previsioni meteo e altro ancora.

In un sondaggio dello scorso anno, il 94% di coloro che hanno preso parte al questionario si sono detti favorevoli all’innovazione digitale, ai sensori e all’Internet delle Cose.