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R-Innoviamo Roma, la smart city dalla parte dai cittadini

Italia


di Flavio Fabbri

 

Immaginare e pianificare i cambiamenti necessari per trasformare Roma in una smart city è stato il tema centrale del convegno “R-INNOVIamo Roma“, tenuto stamattina nella Sala della Promoteca del Campidoglio e primo atto ufficiale della neonata Commissione Smart City.

 

Roma Capitale Smart City non è solo uno slogan, ma una necessità storica alla portata di mano, grazie alle più innovative tecnologie dedicate alla gestione dei beni pubblici, delle risorse energetiche ed idriche, alla mobilità sostenibile, al miglioramento della qualità della vita, allo sviluppo di un nuovo e più ricco tessuto economico con l’introduzione delle più avanzate soluzioni digitali sul mercato.

 

Serve però l’impegno di tutti e la volontà politica di raggiungere tali obiettivi. La tecnologica non basta e gli interventi di rappresentanti del mondo della politica, delle istituzioni, delle aziende e della ricerca hanno sottolineato l’importanza di creare sinergie e di ottimizzare le risorse finanziarie.

 

La presidente della Commissione Speciale sui Sistemi Informativi Innovazione e Sviluppo della Tecnologia, Smart City e Beni Comuni, Imma Battaglia, su questo è stata molto chiara: “Roma ha bisogno di cambiare passo nel suo percorso di ammodernamento, velocizzando i processi decisionali e semplificando l’iter burocratico. Un impegno politico e culturale che è supportato dall’innovazione tecnologica, dai big data, dalle nuove piattaforme per la gestione del traffico e della mobilità, ma che va completato da un cambiamento culturale forte“.

 

In tal senso, i finanziamenti europei di oltre 3 miliardi di euro, annunciati nei giorni scorsi, potranno sicuramente dare una spinta importante a Roma Smart City, unitamente ad una maggiore coesione delle forze di governo attorno agli obiettivi: “per valorizzare in termini economici l’introduzione massiccia di soluzioni ICT“. È su questo che potranno contare le aziende e i cittadini per l’affermarsi di un nuovo paradigma di crescita e sviluppo, declinato anche in “green economy, trattamento virtuoso dei rifiuti, cultura del riciclo e del riuso, lotta agli sprechi, ridimensionamento dei consumi, rigenerazione e riqualificazione urbana con l’uso di immobili passivi per far nascere nuovi laboratori e spazi di collaborazione e condivisione di idee e strumenti di crescita“.

 

Tra le finalità del convegno c’era anche quella di lanciare la proposta di uno “Smart City Lab“, un nuovo laboratorio Roma con vocazione ICT, un incubatore di soluzioni innovative e di sperimentazione orientato alla città intelligente.

 

La politica e l’amministrazione pubblica, ha spiegato ancora Battaglia, devono funzionare da “facilitatori di innovazione, promotori di cambiamento e di crescita culturale, con l’introduzione della formazione professionale continua“.

 

Già dal 2010, più del 50% della popolazione globale vive in città e 500 centri urbani al mondo hanno superato il milione di abitanti. Da questo dato epocale, che vedrà il suo apice nei prossimi decenni, è partito Francesco Profumo, Presidente Osservatorio Nazionale Smart City, spiegando che “La distribuzione demografica mondiale si sta modificando e le città si stanno affermando ovunque come luoghi di consumo e produzione, centri di ricchezza. Qui nascono nuove domande di servizi e quindi nuovi mercati. Territori pronti ad accogliere migliaia di sensori (7 miliardi già attivi), che nel 2025 arriveranno ad essere 250 miliardi“.

 

È in tale contesto che le macchine cominciano a scambiare dati (tecnologie Machine to Machine, o M2M) disponendosi in rete, con i primi impieghi dell’internet delle cose (Internet of Things – IoT): “Il flusso dei dati che sarà generato consentirà di elaborare informazioni di qualità e di distribuirle in maniera diffusa (big data). Un cambiamento tecnologico e culturale a cui nessuno deve sottrarsi. I nuovi piani di sviluppo delle città saranno determinati dal dispiegamento delle infrastrutture di telecomunicazione mobile, con il 4G e il 5G. L’innovazione infine dovrà essere centrata sul concetto del riuso, della distribuzione di sistemi IT pubblici in disuso che ancora possono essere utilizzati. Ciò che un’amministrazione dismette, ma è in buone condizioni, può essere utile ad un’altra dalle risorse finanziarie più limitate. Questa è la prospettiva che dobbiamo avere tutti a cui va affiancato un nuovo processo di formazione del personale dell’amministrazione pubblica, senza il quale le potenzialità dell’innovazione tecnologica non sarebbero sfruttabili“.

 

Un esempio concreto di come l’ICT e le tecnologie Smart City possono essere utilizzate per ottimizzare risorse in maniera efficiente lo ha portato Ralph Keck della Procter & Gamble Europe, mostrando una nuova idea di logistica urbana: “Tale settore commerciale ha un valore enorme nell’economia cittadina, perché si lega direttamente ai trasporti, alla mobilità, all’emissione di CO2. Ecco perché è fondamentale sviluppare efficienza di carico, ottimizzare i viaggi (mai vuoti), cercando di adattarsi e creare filiere per rispondere alla domanda di un mercato volatile“.

 

L’automazione dei processi di carico, con il riuso ad esempio dei pallet danneggiati (fino ad oggi subito buttati) rende la logistica efficiente e più sostenibile.

 

Ma tali risultati non si raggiungono semplicemente tagliando la spesa, semmai eliminando sprechi e costi aggiuntivi, ha spiegato Stefano Nocentini, Responsabile Progetto Integrazione dei Servizi di Poste Italiane.

Essere smart significa vivere meglio ed usare le nuove tecnologie in maniera intelligente, come nel caso del traffico, che necessita di una logistica ragionata e su cui Poste Italiane sta lavorando con il progetto City Logistic“.

 

I comportamenti sbagliati vanno sostituiti con altri più virtuosi, tali da abilitare il cambiamento che tutti attendiamo da tempo. Ad esempio, ha ricordato Nocentini, “con l’introduzione dei sistemi di pagamento mobili (mPayment), fondamentali per sviluppare ulteriormente l’ecommerce nel nostro Paese, o ad esempio con le tante soluzioni di video sorveglianza per la sicurezza delle persone e dei beni privati e pubblici, favorendo il dialogo tra cittadini e amministrazione pubblica, come nel caso dello Sportello Amico e di PosteGov, oppure con la nascita di una didattica avanzata e una sanità personalizzata grazie alle piattaforme da remoto“.

 

Un mondo più semplice, più trasparente ed efficiente, una networked society, l’ha chiamata Nunzio Mirtillo, amministratore delegato della filiale italiana di Ericsson, in cui software e hardware cambieranno il nostro modo di lavorare, relazionarci, studiare, divertirci: “Viviamo in una società sempre più connessa, la Networked Society, dove tutto ciò che potrà beneficiare di una connessione, sarà connesso. Le soluzioni ICT contribuiranno a migliorare la qualità della vita delle persone, l’efficienza delle imprese pubbliche e private e la società nel suo insieme. Le opportunità offerte dalle tecnologie di comunicazione e la capacità di innovazione sono elementi chiave per lo sviluppo socio-economico del territorio“.

 

In tale cotesto, ha commentato Giampaolo Manzella, consigliere della Regione Lazio, hanno modo di nascere e crescere le startup del territorio. “A New York e Londra l’hanno capito da tempo e hanno promosso la nascita di veri e propri hub dell’innovazione ICT. Da noi c’è terreno fertile, ma serve maggiore impegno cercando sempre di assecondare la vocazione dei territori, investendo sui giovani e gli innovatori, generando sinergie pubblico-privato e dando vita ad una nuova cultural imprenditoriale“.

 

Esempio di startup nata da reali esigenze di mercato e dalla vocazione del territorio, è Press UP, presentata dal suo amministratore delegato Vincenzo Cirimele. Un’azienda caratterizzata proprio dagli elementi di sensibilità ambientale, efficienza energetica e innovazione tecnologica, uniti all’intelligenza delle persone. In questo caso la startup si occupa di stampa on demand, consegna prodotti e assistenza personalizzata.

 

Anche il sindaco di Roma, Ignazio Marino, nel portare un saluto alla sala, ha voluto ribadire questi concetti, sottolineando che da parte della sua amministrazione “c’è massima attenzione all’inclusione sociale, ad un’offerta pubblica di qualità, a partire dalla comunicazione, con una grande rete wi-fi pubblica, diffusa e gratuita. Per ottenere il massimo dei risultati bisogna mettere assieme smart community e innovazione tecnologica. La pubblica amministrazione si deve dotare di sistemi informatici avanzati per la gestione dei beni pubblici, per combattere l’evasione, gli sprechi, i costi aggiuntivi, i malfunzionamenti; per sviluppare ricerca e sviluppo, ottimizzare le risorse e raggiungere efficienza energetica. Vogliamo intercettare i finanziamenti europei per sviluppare un nuovo portfolio di applicazioni. Esempio concreto è la nuova piattaforma del cibo ‘Made in Rome’, il progetto ‘Infanzia digigtale 3.6’, quello sulla sicurezza e il piano ‘Euro smart & clean’ sul trattamento dei rifiuti. Per portare avanti tutti i progetti c’è un’apposita cabina di regia unica integrata all’unità CREA“.

 

Molti di questi saranno presentati da Roma Capitale anche in occasione di Milano Expo 2015, ha affermato Guido Arnone, Direttore Innovazione e Digital dell’Esposizione Universale milanese. Il 1° maggio del 2015 aprirà i battenti la cittadella di Expo e già oggi è possibile fare un tour virtuale dei padiglioni. Obiettivo di massima di questa grande manifestazione globale è riuscire a massimizzare le ricadute economiche e tecnologiche post fiera su tutto il territorio lombardo.

 

Un traguardo a portata di mano, a patto che siano chiari gli obiettivi e gli strumenti da utilizzare. “Smart city è frutto di una vision condivisa tra gli stakeholders – ha affermato Giuseppe Gorla, Technology Consulting IGEM Lead di Accenture – solo così si possono superare gli ostacoli, si può tornare a crescere e competere sui mercati internazionali, proprio favorendo le economie di scala, recuperando il ritardo tecnologico e lanciando nuove sinergie pubblico-privato“.

 

Poi, inevitabilmente, serve anche il supporto infrastrutturale della rete e come ha spiegato  Giuseppe Tilia, responsabile Partnership Alliances & Business Anhancement di Telecom Italia, “La rete è l’elemento fondante su cui poggia la smart city e l’accesso ai nuovi servizi.  Per l’NGN è previsto un aumento della copertura del 50% entro il 2016, per 1,8 mld di euro in 3, mentre per l’LTE saranno più di 900 mln gli investimenti“. In tal modo, da un punto di vista tecnologico, sarà possibile portare avanti piani per lo sviluppo dei big data, per la standardizzazione dei protocolli, per l’internet delle cose, per la sanità elettronica e digitale, la sicurezza e molto altro.

 

Nel 2020 il 50% della popolazione romana sarà raggiunta da fibra ottica. L’LTE è la nuova rete nata per i dati e i servizi da usare in mobilità. Entro il 2018 il consumo di mbanda sarà 5 volte più grande e per questo si continua ad investire in tale tecnologia che a Roma giàcopre oggi il 95% della popolazione“, ha evidenziato Tilia.

 

D’altronde, per uscire dalla crisi, ha dichiarato Carlo Mochi Sismondi, Presidente Forum PA, “serve un nuovo approccio ai problemi che conosciamo. Si devono sviluppare nuovi modelli di crescita e la PA deve collaborare con i privati per fare innovazione.  La rivoluzione digitale abilità la costruzioe di una comunità sensibile alle persone e alle loro esigenze. Le relazioni sociali portano ricchezza. Le parole d’ordine devono essere: immaginazione per innovazione, partecipazione, formazione, ricerca; semplicità nel’organizzazione, accesso ai servizi, ai dati e ai saperi; open data e semplificazione normativa; dare vita ad hub digitali; sostenibilità economica, industriale, ambientale, sociale, tecnologica; ascolto dei cittadini e delle aziende con strumenti open gov, attivare i principi di trasparenza, collaborazione, partecipazione; cittadinanza digitale“.

 

Una serie di tags per un unico concetto: il cittadino digitale. “Un attore che deve poter giocare un ruolo importante – ha dichiarato Agostino Ragosa, Direttore Generale Agid – non solo come consumatore. I sistemi di sensoristica sono un mezzo per fruire e dare informazioni di sistema. Così cambia il rapporto tra PA e fornitori di servizi. Per partire davvero servono dei piani operativi, non dei progetti. La PA stessa deve dotarsi di un piano generale. L’AGID punta sull’interazione tra grandi città e regioni. Ogni regione deve presentare dei piani regionali digitali, l’insieme dei progetti visti in ottica di sistema. Sui territori si deve far interagire sistema pubblico e privato, come nel caso dell’Expo. Questo significa riqualificare domanda pubblica e offerta“.

 

Anche Consip ha dato e darà il suo contributo, ha invece detto Domenico Casalino, amministratore delegato di CONSIP, soprattutto in questa nuova fase storica per le città e quindi per i cittadini, con il nuovo smart public procurement system, in grado di offrire al Paese un immediato slancio per l’ammodernamento della Pubblica amministrazione, gli acquisti verdi (Green Public Procurement), la promozione delle fonti rinnovabili e il risparmio energetico.

 

Nell’ultimo panel, dedicato ai media e ai centri di ricerca, si è voluto evidenziare ed affermare il ruolo centrale delle Università nella formazione ed educazione alla Smart City e dei mezzi di comunicazione di massa (ormai digitali e multipiattaforma).

 

Il patrimonio culturale e storico di Roma è una risorsa per la nascente smart city – ha dichiarato Tiziana Catarci, Prorettore per le Infrastrutture e le Tecnologie di La Sapienza Università di Roma – è da qui che si deve partire per trasformare la Capitale, integrando la sua bellezza all’efficienza tecnologica. In questo gli atenei possono e devono dare una mano, ma sono le persone e le sensibilità individuali e collettive a plasmare i centri urbani e quindi le città intelligenti. Per favorire questo processo bisogna però superare alcuni limiti legati alla diffidenza dei cittadini verso le tecnologie digitali, viste come pericolo per la privacy. L’educazione ai nuovi mezzi di comunicazione e alle nuove soluzioni tecnologiche applicate ai vari settori economici, culturali e sociali sarà la nostra exit strategy dalla crisi“.

 

Urgenti, allora, sono le nuove competenze di cui tanto si parla e di cui oggi già si ha bisogno. Catarci ha parlato di nuove figure professionali, come il data scientist e il digital lowyer, ma molte altre sono quelle che verranno come conseguenza diretta della diffusione della cultura digitale nel Paese con l’emergere di nuovi skill: “la combinazione tra competenze e capacità permetterà di sviluppare nuove sinergie, reti di mestieri, spazi di coworking e creatività condivisa“, ha spiegato Carlo Infante(Stati Generali dell’Innovazione).

 

I linguaggi stessi sono coinvolti in questa nuova fase storica e i mezzi di comunicazione possono dare un contributo importante dal punto di vista culturale come già in passato è successo: “La città è di per sé un medium e per sviluppare cultura smart city serve un bagaglio culturale adeguato di cui l’Italia è certamente dotata“, ha affermato Raffaele Barberio, Direttore di Key4biz.

 

Il cuore delle città intelligenti è costituito dalle persone, dai cittadini. Sono questi che vanno coinvolti nei progetti di trasformazione e nei processi di crescita che la tecnologia ha solo il compito di favorire. Se un indicatore di intelligenza va trovato questo non può che essere ‘la felicità. Una città abitata da persone felici è una smart city. Uno dei compiti a cui le amministrazioni pubbliche sono chiamate è l’ascolto dei cittadini. Dalle loro necessità nasceranno i servizi migliori”.

 

Servono formazione, competenza e creatività per cambiare le cose. Un paradigma di smart city che, secondo Marta Leonori, Assessore Roma Produttiva, va trasmesso anche ai dipendenti delle amministrazioni per un rinnovo profondo della cultura della PA: “Roma deve saper far rete e trovare le sinergie migliori tra tutti gli attori sul territorio – ha affermato l’assessore a conclusione del convegno – solo in questo modo sarà possibile valorizzare le risorse cittadine, raggiungere alti livelli di decoro urbano, di sicurezza, di efficienza dei servizi, di qualità degli stessi. Nel nuovo piano del traffico capitolino abbiamo inserito alcuni di questi punti, ma si deve fare di più per ottenere risultati concreti ed immediati in termini di qualità della vita e di felicità dei cittadini“.

 

 

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