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Smart city, Rapporto Cittalia sul futuro delle ‘Città metropolitane’ in Italia

Italia


Più del 30% degli italiani abita in città di grandi dimensioni. Nei prossimi anni però tale percentuale aumenterà considerevolmente, sul territorio nazionale (e in tutto il mondo), per effetto di un più deciso processo di migrazione dalle aree rurali e a quelle urbane.

 

Un fenomeno che porterà con sé conseguenze significative in termini di governo del territorio, inclusione/integrazione sociale, qualità della vita, gestione e consumo delle risorse, nonché di inquinamento e tutela ambientale. Per questo si fa urgente l’istituzione delle città metropolitane, il cui iter legislativo (iniziato il 23 dicembre 2013) per il loro riordino amministrativo (al posto delle Province) è in corso proprio in questi giorni alla Commissione Affari Costituzionali.

 

Il disegno di legge apporvato dalla Camera individua 9 città metropolitane: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria, cui si aggiunge la città metropolitana di Roma capitale.

 

Argomenti, tra gli altri, affrontati nel Rapporto Cittalia 2013Le città metropolitane” (scarica qui il Rapporto), realizzato dalla struttura dell’Anci dedicata agli studi e alle ricerche su welfare e società, inclusione sociale, partecipazione e gestione degli spazi pubblici e politiche urbane, secondo cui l’aumento demografico sarà a Napoli del 221% (passando dagli attuali 960mila abitanti a 3 milioni), a Venezia del 219% (da 270mila a 863mila), mentre l’aumento più significativo sarà registrato a Bari con +293% (da 320mila abitanti a 1 milione e 260 mila), città che registra l’incidenza di popolazione più significativa con il 74,5%.

 

Il Rapporto Cittalia – ha spiegato il direttore ricerche di Cittalia, Paolo Testafornisce una base di dati importante per accelerare la nascita di un soggetto istituzionale che rivoluziona la gestione dei processi locali e avvicina le grandi città italiane alle modalità di governance dei grandi centri europei. Per semplificare la fase transitoria dell’istituzione delle città metropolitane, come ricordato anche dal sindaco Orsoni in nome dell’Anci in audizione al Senato, è necessario conoscere effetti e conseguenze che questa rivoluzione avrà sui contesti urbani interessati: approfondire e promuovere le caratteristiche e le potenzialità in termini di sviluppo delle metropolitane è il modo migliore per riaffermarne una percezione positiva anche tra i cittadini“.

 

Un cammino politico, istituzionale, culturale, sociale ed economico che se ben gestito può contribuire positivamente alla sviluppo sostenibile delle città nei prossimi anni. Queste, secondo Cittalia, rappresentano la principale leva per lo competitività del paese: nelle dieci città metropolitane viene prodotto il 34,7% dell’intero PIL nazionale, ma cresce il divario in termini di reddito tra aree centrali e aree periferiche delle città metropolitane.

 

Il rapporto quantifica la distanza nel reddito medio pro-capite tra comuni centrali e corone metropolitane a 6.120 euro, equivalente alla differenza di reddito esistente tra la Svezia e l’Italia. Esiste inoltre un gap crescente fra città e comuni dell’area metropolitana in numerosi settori, tra cui l’accesso ai servizi e le dotazioni infrastrutturali. Dal rapporto emerge che l’introduzione delle città metropolitane favorirebbe l’emergere di sistemi di governance più efficaci per ridurre il divario tra centro e periferia e migliorare la redistribuzione di ricchezza e opportunità sul territorio.

 

Le città metropolitane sono considerate dai cittadini intervistati come un vasto insieme di rischi ma soprattutto di opportunità, con un’ampia aspettativa di miglioramento soprattutto (riguardo all’offerta culturale (+24%), alla facilità degli spostamenti (+22%), e allo sviluppo economico del territorio (+22%), mentre è più contrastato per quanto riguarda la qualità dell’aria (+5%), la sicurezza (+4%) e l’integrazione dei migranti (+3%).

 

Negli ultimi 10 anni si è assistito a una crescita importante dei comuni di corona delle metropoli italiane, dovuta soprattutto all’aumento dei flussi migratori degli stranieri (+249%) che hanno stabilito la propria residenza in questi luoghi.

 

Le città metropolitane rappresentano inoltre la principale leva per lo competitività del paese: nelle dieci città metropolitane viene prodotto il 34,7% dell’intero PIL nazionale ma cresce il divario in termini di reddito tra aree centrali e aree periferiche delle città metropolitane. Il rapporto quantifica la distanza nel reddito medio pro-capite tra comuni centrali e corone metropolitane a 6.120 euro, equivalente alla differenza di reddito esistente tra la Svezia e l’Italia.

 

(F.F.)

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