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#Smartcity: ‘La città sostenibile’, il manifesto del CNR

Italia


 

La crescita sostenibile va sempre più considerata come  un processo multidisciplinare, in cui rientrano diversi settori produttivi e della ricerca: dall’energia ai trasporti, dall’ingegneria industriale a quella delle costruzioni, dalla biomedica alle nanotecnologie, dall’industria aero-spaziale alla tutela del patrimonio artistico-culturale, dall’ambiente alla sicurezza.

 

Aree prioritarie e strategiche per lo sviluppo economico del Paese, che sono state illustrate e approfondite dal convegno organizzato a Roma dal DIITET, il Dipartimento di ingegneria, ICT e tecnologie per l’energia e i trasporti del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dal titolo “La città sostenibile: innovazione scientifica e tecnologia per città efficienti, sicure e sane“.

 

Il DIITET si compone di 21 istituiti e occupa ben 1400 persone. Le aree tematiche sono numerose e tutte interdipendenti: energia, trasporti, nuovi materiali, sensoristica, costruzioni, ICT. Un contenitore multidisciplinare, nato per sviluppare interoperabilità e favorire sinergia tra aree all’apparenza lontane tra loro, ma anche per ottimizzare la conoscenza che nasce dall’integrazione tra l’ingegneria meccanica ed elettromeccanica e l’ICT. Accade così l’edilizia è contaminata dall’informatica e l’automotive dall’ICT.

 

Mettere a sistema tali competenze multidisciplinari significa sfruttare opportunità uniche in termini di ricerca e innovazione, con ricadute in termini economici e industriali, da considerarsi fondamentali per ideare un’exit strategy dalla crisi.

 

Nel ricordare i 90 anni dalla fondazione del CNR, il presidente Luigi Nicolais, ha voluto dare risalto a tale approccio, in cui le discipline ingegneristiche tradizionali si integrano con le nuove tecnologie dell’Information and Communication Technology (ICT), dando vita a nuovi campi di ricerca e di sviluppo. Uno di questi è certamente la smart city, l’ecosistema della città sostenibile, caratterizzato dalle nuove soluzioni tecnologiche dei Big Data, dell’Internet of Things, delle Machine to Machine (M2M) e della convergenza più generale tra mondo virtuale e fisico.

 

Le smart city ci consentono di dare spazio all’interoperabilità tra le conoscenze e le tecnologie – ha spiegato Nicolais – punto di partenza per sviluppare sistemi interoperabili che consentono di passare agevolmente e rapidamente da un’informazione ad un’altra“.

 

Le informazioni sono alla base dei servizi di nuova generazione e le città devono trasformarsi in dimostratori tecnologici. “Con le Regioni della Convergenza è necessario fare ricerca, ma anche applicarla – ha dichiarato il presidente del CNR – un elemento utile agli investitori, che devono individuare le aree dove insediarsi in funzione della capacità di produrre conoscenza. La ricerca applicat e, i dimostratori tecnologici servono proprio a questo“.

 

Un cambiamento epocale, da cui si può partire per competere sui mercati internazionali. La ricerca è un investimento che è alla base di ogni innovazione e cambiamento. Il DIITET svolge un ruolo chiave in tal senso, proprio per individuare le aree prioritarie su cui impegnarsi.

 

La sfida principale è dare una mano al Paese per uscire dalla crisi economica. La nostra missione – ha precisato Nicolais – è quella di produrre conoscenza, sia per insegnare, sia per trasferire sapere e buone pratiche. L’interoperabilità è un modello di pensiero e di lavoro, che dovrebbe crescere all’interno della Pubblica Amministrazione, nelle aziende e nel rapporto tra questi due attori e le Istituzioni. La penna dovrebbe essere vietata per legge nella Pubblica Amministrazione. È l’unico modo per spingere in avanti il processo di informatizzazione e di digitalizzazione degli enti pubblici locali e centrali. Si deve capire che l’ICT aiuta il cambiamento e rende la transizione più breve“.

 

Il tema della città sostenibile consente di fare ricerca, promuovere conoscenza e applicare l’innovazione al territorio urbano, “nuovo motore economico, culturale e sociale del nostro Paese“, ha affermato Marco Conti, direttore del DIITET. “Un settore che va studiato in profondità, per offrire ricadute scientifiche, economiche e culturali ancora più forti – ha precisato – a cui vanno affiancate soluzioni tecnologiche che rendano tali attività più sostenibili“. Un cambiamento necessario, che è possibile proprio tramite l’ICT e le ultime tecnologie smart city: dalla mobilità ai trasporti, dall’edilizia all’egovernment, dalla società inclusiva alla tutela dell’ambiente, dall’efficienza energetica ai nuovi strumenti finanziari.

 

Emergono così i cosiddetti cyber-physical systems, cioè sistemi fisici (infrastrutture) controllati e resi efficienti attraverso le tecnologie ICT (domotica delle costruzioni sostenibili, piuttosto che il controllo del traffico), le smart grid, l’ITS, i big data e tanto altro. Un flusso di dati che sono raccolti ed elaborati per ottenere più informazioni possibili per il governo della città e più efficienti servizi per il cittadino.

 

Una città che deve essere in grado di imparare, a partire dalle impronte digitali che ognuno di noi lascia muovendosi, lavorando, divertendosi, informandosi. Da qui emergono i dati, che una volta raccolti costituiscono i cosiddetti big data, pure rappresentazioni del nostro comportamento“, ha poi spiegato Conti.

 

Esempio concreto di integrazione multidisciplinare di conoscenze e tecnologie, è il progetto “So Big Data“, laboratorio di ricerca sui temi dei big data e del social mining che, in collaborazione con centri di ricerca della Toscana, intende aggregare una vasta rete europea di ricercatori di varie discipline, a cui si affiancano lo Smart City Operating System e gli Smart City Living Labs, strumenti per il governo urbano a partire dall’elaborazione dei dati provenienti dal territorio.

 

Moderati da Daniele Cerrato, conduttore RAI di Tgr Leonardo e presidente di Casagit, i responsabili dei centri di ricerca e sviluppo del CNR hanno illustrato progetti e best practice, portando all’attenzione del pubblico le nuove applicazioni ICT in diversi settori: dagli strumenti di misurazione della sostenibilità ambientale alla mobilità sostenibile, dalla matematica delle città sostenibili ai big data, dalle tecnologie della sicurezza in ambiente urbano e delle infrastrutture alla generazione e l’uso di energia sostenibile con integrazione di fonti rinnovabili, dal monitoraggio dei beni comuni alla sanità elettronica, dalle nuove idee di ‘fabbrica a km 0’ allo studio dei materiali di nuova generazione (tecnologie abilitanti per le città sostenibili).

 

Un vero e proprio lavoro di squadra, che è portato avanti da più istituti del CNR in tutto il Paese:  dall’Istituto per le tecnologie della costruzione (CNR ITC), guidato da Giandomenico Cifani, all’Istituto Motori (CNR IM), con a capo Livia Della Ragione; seguiti da Roberto Natalini dell’Istituto per le applicazioni del calcolo (CNR IAC), Marco Muselli dell’Istituto di elettronica e di ingegneria dell’informazione e delle telecomunicazioni (CNR IEIIT), Gianfranco Fornaro del centro rilevamento elettromagnetico dell’ambiente (CNR IREA), Francesco Marra dell’Istituto delle Ricerche sulla Combustione (CNR IRC), Annalisa Milella del centro Studi sui Sistemi Intelligenti per l’Automazione (CNR ISSIA), Giacomo Capani dell’istituto delle Tecnologie Industriali e dell’Automazione (CNR ITIA) e Monica Fabrizio dell’Istituto dell’energetica e le interfasi (CNR IENI).

 

La presentazione dei principali PON (programmi operativi nazionali) e dei Cluster “Smart Cities and Communities” del DIITET si è tenuta nel foyer dell’Aula convegni del CNR, attraverso l’esposizione di alcuni progetti portati avanti in seno al CNR.

 

 

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