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Ue-Cina, accordo per un modello di sviluppo ‘low-carbon’

Europa


Il programma europeo Climate-KIC approda nella lontana Cina, esattamente nella municipalità di Tianjin (anche conosciuta come Tientsin), una delle più grandi del Paese asiatico. L’esperienza accumulata in questi anni dalla Comunità europea della Conoscenza e dell’Innovazione per il clima potrà essere molto utile alle vaste ed inquinate aree urbane cinesi, tra cui quella di Tianjin (13 milioni di abitanti), attraverso il trasferimento di soluzioni avanzate per la conversione dell’economica locale ad un modello ‘low carbon’, la realizzazione di attività multidisciplinari e multisettore per diffondere cultura dell’innovazione e della sostenibilità, puntando sulle smart comunnity, introducendo tecnologie ICT e green, dando più spazio alle fonti energetiche rinnovabili.

 

La crescita verde (green growth) non è una prerogativa di alcune nazioni, ma di tutto il mondo, ecco perché questo accordo ha un alto valore simbolico, da cui partire per ulteriori partnership pubblico-privato. “Le città cinesi sono ormai territori di frontiera, per l’elevato numero di abitanti e per le soluzioni tecnologiche che si stanno impiegando per ripulire l’aria e il terreno dagli inquinanti, per rendere le migrazioni urbane più sostenibili sotto ogni punto di vista“, ha spiegato Mary Ritter, chief executive di Climate-KIC.

 

Ai primi di novembre, Pechino ha lanciato un nuovo programma economico di quasi 600 miliardi di dollari per la nascita di un mercato interno, con importanti ricadute sull’istruzione, la sanità, la tutela dell’ambiente, la costruzione di edifici sostenibili ed autosufficienti dal punto di vista energetico, il recupero di aree degradate, la nascita di nuove città costruite secondo criteri di sostenibilità, basso impatto ambientale, low carbon economy e innovazione ICT.

 

Obiettivi da raggiungere in breve tempo sono: riduzione degli inquinanti e delle emissioni di carbonio (CO2), monitoraggio dei cambiamenti climatici e interventi per contrastarne in maniera efficace gli effetti sulle città, sviluppare nuove fonti energetiche e le rinnovabili, dare vita ad un sistema economico a ‘zero carbone’, utilizzo efficiente di tutte le risorse energetiche ed idriche.

 

Per controllare lo stato di salute delle nostre città è però fondamentale avere a disposizione piattaforme big data e open data. Le prime utili alla raccolta, elaborazione e conservazione dati provenienti dal tappeto di sensori digitali attivo in tutta l’area metropolitana, le seconde per mettere a disposizione di sviluppatori e innovatori i dati da cui far nascere le applicazioni destinate a cittadini e imprese.

 

La startup americana Cityzenith ha annunciato a riguardo accordi con la Città di Barcellona, il board economico della città di Amsterdam e il dipartimento dell’Ambiente della Città di San Francisco per sviluppare piattaforme ‘smart city data’.

 

Le città cinesi di Beijing e Shanghai potrebbero presto prendere parte a questi programmi big data e ben sette progetti dedicati a tale settore di sviluppo potrebbero partire alla fine del 2014, sulla scia di quanto sta già succedendo nella città pilota di Shenzhen.

 

(F.F.)

 

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