L’Italia della smart energy: Flavio Zanonato inaugura bioraffineria più grande del mondo, ERG punta alla waste energy

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L’energia verde come leva per il rilancio economico del Paese, occasione di lavoro e di sviluppo sostenibile. Luca Bettone (ERG): ‘La trasformazione di rifiuti in energia potrebbe aprire un nuovo business’.

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Nuove fonti rinnovabili di energia, chimica verde e riuso di materiali di scarto saranno le tre leve nazionali per lo sviluppo di una smart energy italiana. Nei giorni scorsi il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, ha partecipato all’inaugurazione a Crescentino, nel Vercellese, della più grande bioraffineria al mondo per la produzione di bioetanolo.

 

Un impianto che a regime garantirà 75 milioni di litri all’anno di idrocarburi di seconda generazione da destinare al mercato europeo. La struttura, che occuperà circa 15 ettari, consentirà di sfruttare una ampia varietà di biomasse non alimentari. L’investimento, che sarà pari a 150 milioni di euro e vede tra i partner Beta Renewables, joint venture tra Mossi e Ghisolfi, Texas Pacific Group e Novozymes, darà lavoro a circa 300 persone complessivamente, tra impiego diretto e indiretto.

 

Un nuovo orientamento del Governo verso la chimica verde e l’energia sostenibile, che trova riscontro anche nel mondo delle imprese. La ERG, del gruppo Garrone-Mondini, ha annunciato una svolta verso le rinnovabili e la frontiera della waste energy, insieme di opzioni che consentono di sfruttare la ‘monnezza’ per ottenere energia.

 

Dopo la totale riconversione industriale, che ha portato Erg ad abbandonare quasi completamente le attività di raffinazione, il gruppo ha puntato decisamente sulle rinnovabili, con 1,3 gw prodotti. Nel 2008 l’energia verde occupava il 20% del fatturato del gruppo, mentre il 48% derivava dalla raffinazione e distribuzione, il 32% dal Power, cioè produzione di energia da impianti tradizionali. Nel 2015, secondo le previsioni, le parti si saranno invertite: il 56% sarà il frutto di eolico e altre fonti rinnovabili, il 25 dal Power e solo il 19% dalla catena di distribuzione di carburanti.

 

Per ora quello dell’utilizzo dei rifiuti per generare energia è solo un settore in cui stiamo valutando un ingresso“, ha spiegato l’amministratore delegato ERG, Luca Bettonte, che ha però delineato già un possibile ambito di intervento, con l’acquisto di impianti medio piccoli. “Investire per aumentare la capacità di trasformazione di rifiuti in energia potrebbe aprire un nuovo business. Nel settore delle rinnovabili, d’altra parte, siamo orami il primo gruppo in Italia e tra i primi dieci in Europa“.

 

La strategia di ERG è orientata all’espansione oltre i confini nazionali, con la realizzazione di impianti eolici in Romania a Bulgaria e una possibile entrata anche nei mercati del Sudamerica, in particolare in Brasile e Cile.

 

Una svolta strategica per il Paese, quella della smart energy, che però lascia molti dubbi sulla reale tenuta dei piani industriali: sia da un punto di vista ambientale, sia della salute dei cittadini. L’impianto di Vercelli utilizzerà una nuova tecnologia, denominata Proesa, con il fine di sfruttare gli zuccheri presenti nelle biomasse lignocellulosiche per ottenere alcol, carburanti e altri prodotti chimici, con minori emissioni di gas nocivi per l’atmosfera e a costi competitivi rispetto alle fonti fossili.

 

Secondo i detrattori di tale modello di sviluppo energetico, il nostro Paese non ha materie prime sufficienti per far funzionare tali impianti e infatti siamo i primi importatori al mondo di legname, in molti casi illegalmente (dati WWF, ISTAT, FAO): milioni di metri cubi di materiali legnosi viaggiano da oltre oceano consumando energia fossile, per portare in Italia prodotti a basso rendimento energetico. Non va inoltre dimenticato che la conversione di grandi centrali elettriche a centrali a biomasse, sovvenzionate dall’UE, ha portato ad una crescita esponenziale del consumo di pellet di legno, la cui produzione si sta portando via le foreste della fascia meridionale degli Stati Uniti.

 

Non da ultimo, va considerato il problema dei materiali di scarto delle bioraffinerie, considerati ‘rifiuti speciali’, quindi tossici e nocivi per la salute umana (Sentenza 5566/2012 del Consiglio di Stato, sentenza Tar Toscana 917/2011), se non trattati correttamente.

 

(F.F.)