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Smart economy: risparmiare 800 mld di dollari in 10 anni, l’America punta a ridurre CO2 del 3% l’anno

Stati Uniti


Ridurre le emissioni di anidride carbonica e fermare il surriscaldamento globale del pianeta, sono due degli obiettivi di massima che tutti i Paesi aderenti al trattato di Kyoto hanno promesso di raggiungere all’ultima conferenza di Doha, del dicembre 2012.

 

In base agli studi appena pubblicati del World Wildlife Fund (WWF) e il Carbon Disclosure Project (CDP), se gli Stati Uniti (che è bene ricordare hanno solo firmato il trattato di Kyoto, senza ancora ratificarlo) riducessero del 3% annuo le proprie emissioni di CO2 e altri inquinanti correlati ci sarebbe un risparmio collettivo e soprattutto aziendale pari a circa 800 miliardi di dollari, da qui al 2020.

 

Un risultato che, secondo il Rapporto, aiuterebbe il clima a trovare un nuovo equilibrio, consentirebbe di diminuire la potenza degli effetti atmosferici e di riportare la temperatura globale di soli due gradi sopra i livelli pre-industriali. Fattori non solo ambientali o climatici, spiegano i ricercatori, ma soprattutto economici. Tagliare la Co2 di 1,2 miliardi di tonnellate, rispetto al 2010, permetterebbe alle imprese di risparmiare una cifra vicina agli 800 miliardi di dollari, che potranno essere investiti in altre attività e daranno vita a nuovi posti di lavoro.

 

Risultati che hanno bisogno di maggiori investimenti, fin da subito, pari al 3-4% del capitale aziendale. Lo studio offre a tutti anche la possibilità di calcolare (vedi qui il Carbon Target and Profit Calculator), in base a quanto investito in low carbon economy, il ritorno economico di tali operazioni sul breve termine, il 2020. Obiettivi che il Comitato intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC) ha approvato e comunque definito solo un primo passo per una vera inversione di tendenza.

 

Almeno 4 aziende su 5, prese dalla classifica Standard&Poor 500, troverebbero modo di fare profitti dalla diminuzione di emissioni di CO2. I Governi di tutto il mondo devono velocizzare l’elaborazione e il lancio di piani pluriennali per sostenere uno sviluppo economico più sostenibile e compatibile con l’ecosistema ambientale. Le prossime smart city saranno i centri vitali della nuova fase economica e culturale che vivremo da qui al 2035. Una visione ottimistica, ma non impossibile, se alimentata da amministrazioni pubbliche virtuose e cittadini volenterosi. La vera sfida è prendere ora delle decisioni strategiche, da un punto di vista economico, finanziario, amministrativo, burocratico e delle regole, senza perdere altro tempo.

(f.f.)

 

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