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Nessuna crisi del mercato immobiliare con le Smart city: il modello turco e l’housing boom di Singapore

Medio Oriente


Il mercato immobiliare italiano è in crisi e i dati attuali ci fanno tornare indietro di 25 anni. Secondo l’Ance (associazione nazionale costruttori edili), infatti, negli ultimi cinque anni, dal 2008 al 2012, il settore delle costruzioni ha perso più di un quarto (-26%) degli investimenti, riportandosi ai livelli di produzione di metà degli anni ’70. La nuova edilizia abitativa ha perso complessivamente più del 44% del volume di investimenti e le compravendite residenziali nel secondo trimestre 2012 sono calate del 35% rispetto all’anno precedente. È la città a soffrire di più, non c’è dubbio, ma proprio nelle aree urbane ci sono tutte le condizioni per far ripartire il settore edilizio, grazie alle nuove iniziative europee in termini di Smart city.

 

Le città dovranno approntare nuovi piani di edilizia intelligente, costruendo nuove abitazioni, ristrutturando vecchi edifici, riqualificando interi quartieri, senza dimenticare che gli interventi riguarderanno sia immobili abitativi, sia destinati ad uso d’ufficio e commerciale. Un mercato che creerà nuovi posti di lavoro e le condizioni ottimali per ridare dignità urbanistica ad ampie fette di territorio urbano, soprattutto periferico, negli ultimi decenni danneggiate da un’edilizia brutta e lontana dagli standard di vivibilità delle città europee.

 

Si tratta di una grande occasione per rilanciare l’economica, riqualificare le imprese ed il mercato immobiliare, grazie ad una nuova visione dello sviluppo urbano, che non potrà più prescindere dalla necessità di contenere l’impatto sull’ambiente e lo sfruttamento delle risorse naturali; dall’esigenza di catalizzare risorse pubbliche e private verso progetti capaci di avere un impatto vigoroso sull’attrattività, la competitività e la qualità del vivere urbano;  dall’opportunità di mettere le innovazioni tecnologiche a servizio delle città; dall’importanza di far partecipare e far contribuire gli attori urbani ai processi di trasformazione. Le città vanno quindi orientate verso modelli di sviluppo sostenibili e riorganizzate, riqualificando le aree poco funzionali, rigenerando le aree dismesse e investendo sui servizi pubblici fisici e virtuali. Questo comporta la necessità di riqualificare rigorosamente le parti più degradate delle città, con un approccio integrato tra pubblico e privato, dove il ruolo delle imprese sarà duplice: da un lato protagoniste delle attività di costruzione e restauro, dall’altro per gli investimenti e la gestione dei servizi e delle attività nascenti dalle nuove funzioni. I primi risultati dei progetti presentati dai Comuni quantificano in 8 miliardi di euro di interventi previsti in almeno 70 comuni italiani.

 

Dai dati di Infocamere è possibile inoltre verificare il tasso di crescita economica per impresa in relazione alla concentrazione di aziende nei centri urbani e nel 2012 si è registrato un tasso di concentrazione di società attive nel mercato edilizio ed immobiliare rispettivamente dell’84% e del 92%.

 

Lo stesso punto di vista è emerso dal 13° Jeddah Economic Forum in Arabia Saudita, dove lo scorso fine settimana decine di rappresentanti di Paesi di tutto il mondo si sono riuniti per confrontarsi sullo scenario economico internazionale e sulle future prospettive di crescita a partire dall’innovazione tecnologica applicata ai centri urbani. In una sessione molto partecipata, sul tema “Cities as attractive environments“, è emerso chiaro il ruolo delle Smart city e dell’ICT nella crescita del mercato immobiliare ed edilizio.

 

David A. Smith, fondatore dello US Housing Istitute, ha introdotto così il suo intervento: “Le città rendono vive le nazioni, le case danno vita alle città, non possiamo escludere nessuno dei due fattori dal processo di crescita di un Paese“. Le città devono rigenerarsi, cambiare pelle e mutare in un nuovo ambiente più vivibile, pulito, rispettoso della qualità della vita dei suoi cittadini, ha spiegato Smith, “ma non possiamo pensare che smettano di crescere“. Secondo questa posizione, da molti dei partecipanti condivisa, l’edilizia è segmento vitale per l’economia urbana e, grazie all’innovazione tecnologica applicata ai materiali e alle tecniche di costruzione, si possono ottenere grandi risultati da un punto di vista urbanistico e ambientale anche se l’area metropolitana continua ad espandersi. Il ministero dell’Industria e del Commercio di Singapore, Lee Yi Shyan, è stato molto più chiaro: “Il nostro Paese è densamente popolato e le città hanno permesso di concentrare persone in spazi circoscritti assicurandogli un’elevata qualità della vita, grazie ad abitazioni confortevoli, moderne, costruite con nuovi criteri di efficienza energetica che hanno stimolato nuovamente il mercato immobiliare. Se non servono nuove case si procede alla ristrutturazione dei vecchi edifici, se arrivano nuove famiglie si costruiscono nuove abitazioni, ma il flusso di entrata dalle aree rurali è sempre elevato, perché le smart city offrono opportunità di lavoro, divertimento, formazione, studio, socialità e intrattenimento uniche“.

 

Interessante l’esperienza illustrata da Ahmed Dimirkan, sindaco della città turca di Beognot, che ha evidenziato il ruolo chiave della smart city nel caso di centri di interesse culturale e storico: “Fin dal 2004 in Turchia sono stati portati avanti importanti progetti di Smart city, soprattutto in aree archeologiche di rilievo internazionale, con il risultato eccezionale di un aumento delle domande di abitazioni in quelle aree, finalmente tornate a vivere grazie all’innovazione tecnologica, ad un’economia vivace e alle tante offerte d’intrattenimento di qualità per i turisti e gli stessi abitanti“. Un’esperienza, quest’ultima, che dovrebbe farci riflettere seriamente sull’opportunità di tornare a scommettere seriamente sul nostro patrimonio culturale, storico e architettonico, investendo in innovazione tecnologica e sull’industria dei contenuti culturali.

(f.f.)

 

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