Nuova Strategia Energetica Nazionale per l’Italia: decreto interministeriale per la crescita sostenibile

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Uno sviluppo economico con orizzonte 2020 – 2050 per il superamento degli obiettivi europei, la crescita economica, l’affermazione delle rinnovabili, la decarbonizzazione e la sicurezza nell’approvvigionamento

Italia


Strategia Energetica Nazionale

Era dalla fine degli anni Ottanta del secolo scorso che l’Italia attendeva un Piano energetico nazionale e finalmente ieri il Governo, alla presenza del Ministro dello Sviluppo economico delle Infrastrutture e dei Trasporti, Corrado Passera, e del Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha varato la nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN). Un decreto interministeriale frutto di un ampio processo di consultazione pubblica, avviata a metà ottobre scorso (e continuata anche online sul sito del MiSE), con l’approvazione in Consiglio dei Ministri del documento di proposta, e proseguita con il confronto fino a dicembre di Parlamento, Autorità per l’Energia e Antitrust, Cnel, Commissione Europea e più di 100 tra associazioni di categoria, parti sociali e sindacali, associazioni ambientaliste e di consumatori, enti di ricerca e centri studi.

 

Quattro gli obiettivi di massima che il piano insegue: riduzione dei costi energetici, raggiungimento e superamento di tutti gli obiettivi europei in materia ambientale, maggiore sicurezza di approvvigionamento e sviluppo industriale del settore energia. Ognuno di questo dovrà essere perseguito utilizzando alcuni parametri ritenuti strategici: efficienza energetica, un mercato del gas competitivo, sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili, sviluppo di un mercato elettrico, ristrutturazione del settore della raffinazione e della rete di distribuzione dei carburanti, sviluppo sostenibile della produzione nazionale di idrocarburi, modernizzazione del sistema di governance del settore.

Un quadro d’azione che ovviamente è stato ideato seguendo alcune parole chiave, che sono: sostenibilità, competitività, sicurezza e tutela ambientale, efficienza, innovazione (quindi ricerca e sviluppo), integrazione con gli standard ed i prezzi europei.

 

Dopo 25 anni l’Italia torna ad avere un piano di crescita e di sviluppo del settore energetico, ma con un orizzonte temporale di riferimento più esteso: 2020 e 2050. Un’impostazione che fa sì che l’energia non rappresenti più per il nostro Paese un fattore economico di svantaggio competitivo e di appesantimento del bilancio familiare, tracciando un percorso lungo che permette di migliorare fortemente gli standard ambientali, di ‘decarbonizzazione‘ e di rafforzare la nostra sicurezza di approvvigionamento, grazie a consistenti investimenti attesi nel settore.

Si tratta certamente di un documento programmatico, che quindi dovrà essere attuato al più presto, nei tempi, negli strumenti e nei contenuti, dal prossimo Governo. L’attuazione della SEN consentirà, infatti, il graduale superamento degli obiettivi europei “20-20-20“, grazie ad una “Significativa riduzione dei costi energetici e progressivo allineamento dei prezzi all’ingrosso ai livelli europei“, che ci consentirà di risparmiare circa 9 miliardi di euro l’anno sulla bolletta nazionale di elettricità e gas (pari oggi a circa 70 miliardi); alla riduzione delle emissioni di gas serra del 21% rispetto al 2005 (obiettivo europeo: 18%), all’abbattimento del 24% dei consumi primari rispetto all’andamento inerziale (obiettivo europeo: 20%) e al raggiungimento del 19-20% di incidenza dell’energia rinnovabile sui consumi finali lordi (obiettivo europeo: 17%).

 

In particolare, ci si attende che le rinnovabili diventino la prima fonte nel settore elettrico al pari del gas, con un’incidenza del 35-38%. A cui si deve aggiungere una maggiore sicurezza e minore dipendenza di approvvigionamento, con la riduzione della fattura energetica estera di circa 14 miliardi di euro l’anno (rispetto ai 62 miliardi attuali, e -19 rispetto alle importazioni tendenziali 2020) e la riduzione dall’84 al 67% della dipendenza dall’estero.

 

Fattori che dovrebbero determinare, secondo le intenzioni del Governo, un impatto positivo sulla crescita economica stimabile intorno ai 180 miliardi di euro al 2020, dovuto anche all’introduzione di misure a favore della ‘Green and with economy’ (rinnovabili ed efficienza energetica). Un a strategia che è stata subito salutata con favore dal mondo imprenditoriale e in particolare dalla Federazione nazionale delle imprese elettroniche ed elettroniche di ANIE Confindustria, che ha contribuito attivamente durante la consultazione e che chiede sia “subito messo in cima alle priorità del nuovo esecutivo“, perché, come ha dichiarato Claudio Andrea Gemme, Presidente di Anie Confindustria, nel commentare l’annuncio del decreto, “Dalle scelte energetiche dipende, oggi più che mai, il futuro industriale e manifatturiero del Paese”. “Ci auguriamo – ha sottolineato Gemme – che questo piano vada verso quella articolata e coordinata politica energetica che tutti noi imprenditori chiediamo a gran voce, per ridare vigore alla nostra già sofferente economia, e nella direzione condivisa dalle aziende Anie di maggiore efficienza energetica e maggiore sviluppo delle rinnovabili“.

 

Molto meno contente le associazioni ambientaliste, tra cui Greenpeace, Legambiente e WWF, che criticano quest’ultima azione di Governo, accusandolo di aver “travalicato le proprie competenze senza coinvolgere il Parlamento (ormai sciolto) e i principali  interlocutori, per dare trasparenza sulle modalità di recepimento degli esiti della consultazione“, e di voler “togliere dalla bolletta ulteriori forme di sostegno alla crescita delle rinnovabili, mentre invece si vorrebbe porre a carico dei consumatori le spese per i rigassificatori e per il cosiddetto hub europeo del gas“.

(f.f.)