Smart Grid: italiani favorevoli, ma c’è scarsa informazione e la crisi economica limita la spesa

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Secondo ricerca Ipr Marketing solo il 6% sa cosa vuol dire ‘rete intelligente’, ma la maggioranza della popolazione è pronta al cambiamento

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È difficile stabilire se alla crescita di un Paese fa più danno la crisi economica o la mancanza d’informazioni. Probabilmente la seconda, ma quando i due fattori si presentano insieme diventa tutto più difficile. Ad esempio, quando si parla di Smart city solo un italiano su cinque sa di cosa si tratta. E questo è già un problema. Trattandosi di un tema a forte connotazione sociale, che rivoluzionerà il modo di vivere la città, non è pensabile avviare alcun processo di tali dimensioni senza che i cittadini siano adeguatamente informati, preparati e motivati rispetto alle potenzialità ed ai benefici.

 

Secondo il Rapporto di ABB e The European House-Ambrosetti, trasformare l’Italia in un Paese “più smart” richiede investimenti per 50 miliardi di euro l’anno (che si riducono a 6 miliardi di Euro all’anno se l’intervento è rivolto solo alle 10 principali città). L’introduzione di tecnologie innovative innesca, tuttavia, un recupero di efficienza, di tempo utile, di produttività e una riduzione dei costi di transazione che si traduce in una crescita aggiuntiva per il Paese equivalente a 8-10 punti di PIL annui. Per diventare “più smart” l’Italia deve investire 3 punti di PIL ogni anno da qui al 2030.

 

Ma come fare senza la partecipazione dei cittadini (che non significa solo condivisione degli obiettivi, ma anche dei sacrifici)? Il tema dell’energia è particolarmente indicativo a riguardo. Nei prossimi anni si dovrà ricavare sempre più energia da fonti rinnovabili e le nostre abitazioni saranno trasformate dal punto di vista dei consumi, delle forniture e della gestione dei dati relativi. I consumatori si dovranno fare più smart, padroneggiando nuovi linguaggi e interagendo con device polifunzionali, probabilmente connessi ad una rete domestica basata su tecnologia wireless e quindi interrogabile anche da smartophone e tablet. È importante partire sempre dagli apparecchi di cui già disponiamo, perché uno dei punti base della migrazione alle Smart City è proprio il saper ottimizzare le risorse (culturali, finanziarie, tecnologiche) a disposizione del Paese e delle singole famiglie.

 

Dalle anticipazioni che provengono dall’ottavo Rapporto “Gli italiani e il solare“, indagine semestrale svolta da Ipr Marketing, emerge che l’82% del campione è favorevole all’idea di passare al solare, addirittura il 90% lo ritiene “l’energia su cui l’Italia dovrebbe puntare in futuro“. Eppure, ha spiegato Sandra Cuocolo, coordinatrice della ricerca per Ipr Marketing (che sarà presentata in occasione di BioEnergy Italy a Cremona, 28 febbraio-2 marzo 2013), alla domanda ‘che cos’è una smart grid o una rete intelligente’, solo il 6% del campione ha risposto positivamente, mentre per la stragrande maggioranza  rimane un argomento sconosciuto. Una volta spiegato, però, che si tratta di un nuovo modo di pensare alla produzione e alla vendita dell’energia, “il 53% degli intervistati ha espresso un’opinione molto favorevole“, contro il 36% che ritiene irrealizzabili le smart grids nel nostro Paese e il 3% che le definisce “un’iniziativa inutile“.

 

Se ben informati, gli italiani sembrano reagire molto bene all’innovazione tecnologica e ne condividono obiettivi e risultati. C’è solo un secondo problema da superare, che è la spesa: “per il 79% degli intervistati il livello ecologico della propria casa sarebbe da migliorare per evitare sprechi; il 75% del campione però non avvia oggi questo tipo di interventi perché al momento individua altre priorità“. Un dato su cui riflettere, ma che non deve scoraggiare, perché i nostri connazionali sono abituati a non fidarsi delle promesse elettorali: “Il 74% degli intervistati ritiene che il mercato dell’energia, in futuro, andrà verso le fonti rinnovabili (57%) – ha spiegato Cuocolo – in questo contesto il ruolo degli incentivi non risulta né necessario né determinante, con il 39% degli intervistati favorevole agli interventi se si sostituissero gli incentivi con semplificazioni burocratiche e libertà di autoprodurre e vendere energia in rete, mentre il 47% afferma che installerebbe pannelli solari, qualora prendesse questa decisione, anche senza l’aiuto degli incentivi“.

 

Occorre quindi comunicare al Paese il tema “smart city” e soprattutto i benefici ad esso connessi. Oggi, questi aspetti sono dominio di pochi. Si profilano quindi le condizioni per comunicare al meglio, su un terreno incontaminato, privo di preconcetti, i passi che si devono compiere per trasformare i nostri centri urbani. “Smart city” è un tema dalla forte connotazione sociale: si tratta di qualcosa che rivoluzionerà il modo di vivere la città da parte dei cittadini. Non è pensabile avviare un processo che preveda così forti cambiamenti nelle vite dei cittadini senza che questi – che saranno gli utilizzatori finali delle soluzioni rese disponibili – siano adeguatamente informati, preparati e motivati rispetto alle potenzialità e ai benefici che ne possono derivare. L’informazione è quindi fattore chiave, sia per l’acquisizione del consenso, sia per la diffusione dei benefici a tutta la collettività.

(f.f.)