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India 2040: pronti 100 miliardi di dollari per il Delhi-Mumbai Industrial Corridor, uno dei più grandi progetti infrastrutturali del pianeta

India


Grandi manovre in Asia a partire dal 2013, con l’India che sembra intenzionata a cambiare drasticamente la sua economia, il suo modo di intendere il processo di sviluppo urbano e di far crescere la partecipazione sociale ai piani nazionali. A settembre 2012, il Governo di Nuova Delhi ha lanciato una serie di misure finanziarie che hanno sorpreso la comunità internazionale e soprattutto i mercati. Con la nascita di un Consiglio di Investimento Nazionale, sono circa 2000 miliardi di dollari i fondi destinati ad un’ampia gamma di progetti relativi a più aree di intervento. La metà delle risorse andranno spese per le infrastrutture, tra cui c’è l’imponente Delhi-Mumbai Industrial Corridor (DMIC).

 

In tale piano sarà coinvolto un territorio vastissimo, che comprende regioni densamente popolate come Uttar Pradesh, Haryana, Rajasthan, Gujarat, Maharashtra, per un totale di 600 milioni di persone. Qui, entro il 2040, sorgeranno in un corridoio di oltre 1500 chilometri e decine di hub industriali per la ricerca e lo sviluppo ad alto tasso di innovazione tecnologica, ma soprattutto si produrranno una serie di interventi infrastrutturali e sociali, nei centri urbani, per favorire un rapido passaggio alle Smart City. Con l’aiuto di aziende russe e giapponesi, nuove infrastrutture per il trasporto di merci saranno realizzate per unire Delhi a Mumbai, quindi le aree industriali del Nord ai grandi porti dell’Ovest del Paese, quelli che aprono verso il Sud Est Asiatico, l’Australia, la Russia e il Giappone.

 

Ampi appezzamenti di terra sono stati già acquistati dallo Stato per iniziare al più presto i lavori, ma molti altri ne serviranno. Entro il 2050, oltre 700 milioni di indiani vivranno stabilmente in centri urbani, quindi saranno indispensabili nuove infrastrutture per la distribuzione dell’acqua, del gas e dell’elettricità. Parallelamente, il Paese si deve dotare di efficienti sistemi di gestione delle risorse e allo scopo nasceranno nuovi consorzi pubblici e privati. L’ambiente va salvaguardato ad ogni costo e per questo motivo i giapponesi si sono offerti di mettere a disposizione del Governo indiano “tutte le conoscenze a nostra disposizione per l’utilizzo di tecnologie ICT e green per la tutela e la gestione del verde urbano ed extra urbano” ha dichiarato l’ambasciatore nipponico in India, Akitaka Saiki.

 

Non mancano ovviamente le critiche, soprattutto da chi insinua la possibilità di una gigantesca mossa speculativa che di fatto non porterà che briciole al Paese indiano, di per sé sofferente di grandi squilibri interni a livello di distribuzione della ricchezza. Anche i progetti Smart City annunciati durante gli ultimi mesi, al momento, restano per la maggior parte solo chiacchiere. Di certo, l’interesse per le città tecnologiche del futuro, anche qui in India, c’è e si fa sentire, con numeroi progetti di intervento pronti a partire, tra cui quelli di IBM, Hitachi, la joint venture SmartCity Kochi (Governo del Kerala, TECOM, Dubai Holding), l’Accademia Nazionale tedesca per le scienze ingegneristiche (Acatech) e molte altre realtà aziendali ed accademiche di Stati Uniti, Olanda, Germania e Singapore.

 

Ventiquattro le città coinvolte, al momento, tra quelle che per prime vedranno partire i lavori a cavallo tra il 2018 e il 2019, con l’applicazione delle principali tecnologie ICT al momento disponibili per le smart grids, il riciclo delle acque, la costruzione di edifici energeticamente autosufficienti, la realizzazione di smart street, più spazio alle piste ciclabili e la sostituzione delle macchine a combustione con quelle elettriche. L’idea di base è  quella di aprire le città ad una nuova forma di comunità e di socialità, con più piattaforme per la comunicazione digitale mobile e aree di incontro per favorire la nascita di comunità partecipate. Il verde sarà il colore dominante delle nuove città indiane, mentre il traffico, i parcheggi e le linee di trasporto potrebbero correre più sottoterra che all’aria aperta, per una diversa vivibilità dei centri urbani indiani, dove, come detto, si riverseranno  a breve un’enorme quantità di persone.

(f.f.)

 

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