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ICT, università e centri di ricerca nello sviluppo delle Smart city: intervista a Domenico Talia (Unical)

Italia


Nuovi ambienti interattivi, più vivibili, ricchi di occasioni per la condivisione di conoscenze ed esperienze, dove i cittadini hanno la possibilità di conciliare le proprie esigenze con quelle delle imprese e delle istituzioni, soprattutto grazie all’impiego diffuso di tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Le Smart city sono sempre più un obiettivo a portata di mano, basta che si faccia attenzione all’ottimizzazione delle risorse, alla riduzione degli agenti inquinanti, alla collaborazione stretta tra le parti (cittadini, amministrazione pubblica, aziende, investitori), allo sviluppo di comunità smarter e ai progetti messi in campo. L’ICT, con la sua borsa degli attrezzi (sensori, telecamere, dati pubblici, reti wireless, smartphone, data center) renderà tutto più facile e realizzabile in tempi brevi. Ma qual è lo stato dell’arte in Italia e soprattutto nel Mezzogiorno? Ne abbiamo parlato con Domenico Talia, direttore dell’Istituto di calcolo e reti ad alte prestazioni del CNR e professore Ordinario di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università della Calabria.

 

K4B. In che modo le tecnologie ICT possono garantire maggiore sostenibilità ambientale?

 

Talia. La sostenibilità ambientale ha bisogno di essere “informata” nel senso che le decisioni e le strategie per uno sviluppo sostenibile devono necessariamente partire dalla conoscenza dei dati e dalla loro analisi. Le tecnologie ICT possono offrire, e in parte lo stanno già facendo, la raccolta, la distribuzione e l’elaborazione delle informazioni che servono ai decisori secondo un approccio bottom-up che non può prescindere dai dati. D’altro canto, le applicazioni dell’informatica offrono algoritmi e tecniche di monitoraggio, di analisi, di previsione e di controllo dei sistemi sociali ed ambientali molto sofisticati e pervasivi da poter essere sfruttati dai decisori e dagli operatori. In sostanza la “conoscenza digitale” può offrire una marcia in più verso una sostenibilità diffusa. Basta pensare al software per il risparmio energetico e l’ottimizzazione delle reti elettriche.

 

K4B. Perché i servizi di nuova generazione cambieranno la vita dei cittadini nei prossimi anni?

 

Talia. Perché a livello globale i servizi che l’ICT può mettere in campo oggi permettono di aggregare informazioni su larga scala e provenienti dalle sorgenti più disparate (sensori, telecamere, dati pubblici, reti wireless, smartphone, data center) che permettono di avere conoscenze non possibili in precedenza, e d’altra parte ogni cittadino tramite i dispositivi mobili può accedere a dati di interesse personale e di pubblica utilità everywhere e everytime. Le informazioni diventano ubique e i servizi utili, che i privati e la pubblica amministrazione (PA) possono costruire partendo dai dati, sono potenzialmente infiniti. Si tratta di avere capacità di uso dei dati digitali e sensibilità verso i bisogni personali e sociali.

 

K4B. A partire dal parco tecnologico attuale, e in prospettiva di un’ottimizzazione delle risorse disponibili, è già possibile realizzare città smarter?

 

Talia. La risposta è positiva sia perché vi sono ormai diverse realtà urbane nel mondo, compresa l’Italia, che lo dimostrano, cito ad esempio i casi di Copenhagen, di Genova, di Bologna e di Amsterdam, sia perché le tecnologie ICT che possono aiutare a rendere più vivibili (questo può essere un parametro per capire se una città è intelligente) sono già disponibili e a volte anche a costi limitati. Aiutano a risparmiare l’energia per l’illuminazione delle città, possono permettere di conoscere il livello degli inquinanti, possono ancora aiutarci a conoscere in tempo reale i flussi di traffico o i luoghi più visitati dai turisti. Tutte cose che permettono risparmi economici, di risorse e di tempo per i cittadini e gli utenti. Gli amministratori, pur nella difficile situazione finanziaria, dovrebbero investire anche su piccoli progetti che aiutino i cittadini a vivere meglio, magari accedendo alle informazioni tramite una semplice app su uno smart phone.

 

K4B. Che ruolo hanno le università ed i centri di ricerca  nello sviluppo delle Smart city?

 

Talia. La ricerca in Italia in tanti settori tecnologici (elettronica, informatica, energetica, domotica, ecc.) è alla frontiera e produce risultati scientifici e brevetti molto utili in questo settore. Gli investimenti pubblici sono limitati e andrebbero aumentati, tuttavia le innovazioni prodotte in Italia possono già essere usate dalle PA aprendo un dialogo continuo con le università e i centri di ricerca e orientando le applicazioni delle soluzioni tecnologiche verso i bisogni dei cittadini e della PA.

 

K4B. Esiste una consolidata relazione virtuosa tra atenei e ICT, quale futuro per la ricerca e l’innovazione italiana anche alla luce della crisi economica?

 

Talia. In passato si è discusso spesso di una dialettica tra ricerca di base e ricerca applicata. Oggi probabilmente sarebbe meglio discutere di ricerca di alta qualità e ricerca di bassa qualità. Dalla crisi si esce prima e meglio se si investe nella ricerca di qualità, sia essa di base o applicata; ricerca che possa produrre innovazione. Il caso del dominio applicativo delle smart cities è un chiaro esempio di come l’investimento nella ricerca in questo settore potrà portare risparmi e innovazione allo stesso tempo. Con un effetto collaterale che se l’Italia investe e lavora in questo settore potrà anche esportare tecnologie per smart cities verso l’estero.

 

K4B. Quali i progetti in campo per la nascita di città intelligenti nel mezzogiorno d’Italia?

 

Talia. Grazie ai recenti bandi PON del  MiUR sui temi “Smart cities and Communities” nelle regioni meridionali sono stati attivati molti progetti di ricerca e innovazione nel settore delle città intelligenti. Per citare solo alcuni progetti in cui è coinvolto l’ICAR-CNR, vi sono interventi nel settore dell’ehealth, come STAYWELL e SmartFSE, che serviranno a migliorare i servizi sanitari al cittadino, RES NOVAE, che ha l’obiettivo di sviluppare nuove applicazioni in ottica Smart Grids per la gestione della rete di distribuzione elettrica, oppure il progetto Dicet-InMoto, per la diffusione delle informazioni turistiche e culturali dei territori secondo un modello di reti sociali e open data.

 

 

K4B. Che impatto avranno le nuove tecnologie su alcuni comparti strategici come turismo e beni culturali?

 

Talia. Come dicevo, progetti quali Dicet- InMoto, svolto in stretta collaborazione tra aziende, centri di ricerca e amministrazioni locali, nasce dal bisogno attuale e reale di creare le premesse per lo sviluppo sostenibile di un “territorio intelligente” in ambito turistico e culturale. Il punto di partenza è un territorio in cui gli attori culturali e turistici si presentano frazionati ed eterogenei e quindi è necessario rendere efficienti i processi di distribuzione di servizi turistici, agevolare la mobilità turistica e supportare la formazione e conoscenza delle risorse turistiche e dei beni culturali del territorio tra i cittadini e i turisti. In questo contesto le tecnologie ICT possono fare molto per raccogliere, organizzare e sfruttare la “conoscenza digitale” dei territori.

 

 

K4B. Internet of Things, Cloud, Open Data e PA italiana, come si sviluppa un territorio intelligente a partire da tali risorse?

 

Talia. Molte tecnologie per le smart cities sono già disponibili (sensori, dispositivi mobili, wireless networks, NFC devices, sistemi cloud, body sensors).  Adesso occorre pensare alle applicazioni che servono alle città e ai cittadini e naturalmente potenziare le reti di comunicazioni e la loro diffusione, perché senza internet veloce tutto questo non può essere accessibile. Naturalmente occorre anche informare ed educare i cittadini e gli amministratori, che possono facilitare questi processi di innovazione. In futuro potremo avere ecosistemi di apps per l’urban computing che potranno cambiare il modo di fruire il territorio e i suoi servizi. La sfida non è semplice, ma la risposta sta nel saper combinare la buona amministrazione e l’innovazione tecnologica.


(f.f.)

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