Dopo tsunami e shock nucleare, il Giappone punta sulla ‘Smart City Agenda’

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Un programma pluriennale per la nascita di città energeticamente sostenibili, a basso impatto ambientale e sostenute da un network nazionale di smart community

Giappone


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È passato più di un anno e mezzo dal tremendo terremoto che ha sconvolto il Giappone Nord Orientale e dal successivo disastro nucleare dovuto allo tsunami che si scatenò l’11 marzo 2011. L’intero Paese si strinse attorno ai superstiti di quel tragico evento naturale (che costò la vita a quasi 19 mila persone) e in tanti cominciarono ad interrogarsi sul futuro energetico dell’isola.

 

I danni gravissimi che ancora oggi sono visibili alla centrale nucleare di Fukushima, non ancora messa in sicurezza per l’alto tasso di radioattività nell’aria e nell’ambiente circostante, hanno spinto il Governo nipponico a cambiar rotta (pur trovando una forte resistenza) e ad orientarsi verso fonti energetiche diverse dall’atomica. Da quest’autunno, infatti, è partita la Smart City Agenda giapponese, con nuovi investimenti in energie rinnovabili ed in tecnologie per la sostenibilità ambientale, le smart grids ed l’efficienza energetica in tutta la nazione.

 

I primi progetti coinvolgono le città di Fukushima, Yokohama e Fujisawa, con l’apporto di conoscenze e best practice di Accenture, General Electric, Nippon Steel, Toshiba, Panasonic, Fuji Electric e IBM nella progettazione e realizzazione di edifici energeticamente utosufficienti, uso di clean technology, soluzioni ICT avanzate, sistemi di trasporto intelligenti, mobilità elettrica (migliaia di veicoli già sono in produzione), servizi per il digital traffic mangement e molto altro. Parte centrale della Smart City Agenda nipponica, ha spiegato il Finantial Times, è la messa sicurezza delle reti energetiche della nazione, che prevede anche il lancio di un secondo progetto parallelo denominato ‘Smart community’, sempre dedicato alla promozione e la diffusione di tecnologie pulite, a basso impatto ambientale, sicure ed adatte ad un nuovo modello di sviluppo urbano.

Tante le high-tech company nazionali che hanno subito aderito al piano governativo, co-finanziato con fondi pubblici e teso a far entrare il Giappone nel grande network asiatico delle smart city. Si calcola, secondo un recente Rapporto di Pike Research, che il mercato delle infrastrutture per tecnologie dedicate alle smart city raggiungerà, entro il 2020, il valore di 108 miliardi di dollari.

 

Ma le smart community non sono solo una questione tecnologica e di standard, come ha più volte sottolineato anche l’esperto globale di climate strategy, Boyd Cohen, piuttosto si tratta di far emergere gruppi di persone (cittadini, professionisti, decisori politici e aziendali, rappresentanti delle istituzioni, investitori) sensibili al cambiamento, all’innovazione, alla nascita di nuovi modelli di consumo di risorse e di servizi, all’interno di una città più a misura di cittadino. Smart community per smart city, potrebbe essere lo slogan per il futuro del Giappone, che vede la percentuale di coloro che hanno più di ottanta anni crescere vertiginosamente.

Per questi motivi nell’isola si punta anche ad una diffusione della cultura tecnologica applicata ai più svariati settori della vita sociale, amministrativa, civile e quindi culturale. Si parte dalla telemedicina per arrivare alla sanità elettronica, all’eGovernment, al commercio elettronico, all’intrattenimento multimediale e multipiattaforma, alla formazione continua e a distanza, alle applicazioni mobili per il trasporto pubblico urbano e tanto altro.

 

Oltre agli ambienti pubblici, anche le abitazioni private dovranno entrare nei nuovi network cittadini e naziolnali, con l’utilizzo di tecnologie digitali connesse ed interconnesse con altri sistemi di comunicazione esterni alla casa. Apparecchi portatili e mobili, televisore, computer, internet of things, cloud, tutto deve trovare più di un’applicazione nelle smart home giapponesi e l’industria nazionale è forte in questo mercato. Una nuova occasione per le aziende nipponiche di prendere una boccata di ossigeno dopo la crisi economica e il disastro di Fukushima (che costerà alle casse del Paese oltre 100 miliardi di dollari) e di riaffermarsi a livello globale come fornitori di tecnologie avanzate di nuova generazione.

(f.f.)