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Nuove sfide per le aziende cinesi: lanciato programma ministeriale ‘Smart city’ per i prossimi cinque anni

Cina


L’80% della popolazione rurale presto si riverserà nelle città di grandi e medie dimensioni, determinando uno dei fenomeni migratori interni ad ogni Paese tra i più impressionanti mai visti finora. Il dato è stato evidenziato dalle Nazioni Unite ed il fenomeno investirà, in proporzioni variabili, tutti i Paesi del mondo. Tra questi, ovviamente, particolare attenzione, per dimensione del territorio e percentuale della popolazione coinvolta, è rivolta alla Cina, che sta attraversando un’epocale trasformazione economica, sociale, culturale e tecnologica.

 

Lo stesso XVIII Congresso del Partito Comunista cinese, che si è chiuso proprio in queste ore, ha posto tra gli obiettivi principali lo ‘sviluppo scientifico e tecnologico’ del Paese. Per i prossimi dieci anni, insomma, parole d’ordine per la Cina saranno: ‘sviluppo tecnologico, scientifico ed economico’ per migliorare le condizioni di vita delle masse nelle campagne e soprattutto nelle città. I centri urbani si stanno ingrandendo a dismisura ed in maniera disorganizzata, serve una strategia di ‘sviluppo sostenibile’ dal punto di vista dei tre fattori sopra menzionati, con l’aggiunta (per la prima volta esplicita) della questione ambientale.

 

Il ministero dell’Housing and Urban-Rural Development della Cina ha dichiarato al China Daily che il Governo è in procinto di lanciare un programma quinquennale per la nascita di Smart city in tutto il Paese. Un messaggio rivolto soprattutto alle imprese, che dovranno fornire soluzioni tecnologiche e servizi innovativi in collaborazione con gli enti locali.

 

Secondo i nuovi dati forniti dal ministero dell’Industria e l’Informazione Tecnologica e dalla China Communications Industry Association (CCIA), sono 154 finora le città in tutta la Cina ad aver aderito al programma ‘Smart city’. L’associazione è uno degli attori più attivi nella promozione dell’idea di città intelligente nel Paese asiatico, il suo vice direttore esecutivo, Wang Yanjing, ha dichiarato che la collaborazione stretta tra aziende ed enti governativi sul territorio è uno dei punti critici per l’attuazione concreta del progetto.

Il Governo, centrale e locale, spesso appare diffidente nei confronti dell’innovazione tecnologica e chiede alle imprese di investire e di semplificare i processi per un governo diretto delle soluzioni proposte – ha spiegato il vice direttore della CCIA – allo stesso tempo il mondo delle aziende guarda con sospetto tale richiesta e non ha ben chiaro quali siano al momento i tempi di ritorno degli investimenti“.

 

Tra le proposte suggerite dalla CCIA, c’è l’idea di una grande piattaforma aperta in cui le aziende ed il Governo collaborino alla riuscita del programma condividendo i dati relativi ai diversi progetti in procinto di essere lanciati e quelli già partiti, di modo che il quadro d’insieme sia più chiaro e accessibile a tutti. Una piattaforma che deve essere aperta anche alle imprese straniere, precisa l’associazione, che in tal modo possono individuare subito le necessità e le criticità di ogni città che ha aderito al progetto.

 

Il know how cinese non ha niente da invidiare  a quello del resto del mondo – ha affermato Yanjing – ma spesso non siamo bravi quanto gli altri nell’applicarlo nel modo più proficuo“.

 

La Cina, con la sua immensa estensione e una popolazione di 1,5 miliardi di persone, è sicuramente il mercato più promettente in tema di città intelligenti e di smart community. Entro il 2016, solo le aziende cinesi investiranno miliardi di dollari in ICT (leggi articolo Key4biz) e quindi in tecnologia applicata ai centri urbani, infrastrutture per i servizi cloud e LTE prima di tutto, con l’obiettivo finale di sviluppare un modello di business nuovo e sostenibile che dia fiducia al mondo delle imprese e che convinca anche il Governo della bontà della scelta Smart city.

(f.f.)

 

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