ANIE in audizione al MiSE: revamping energetico e ‘reti smart’ per il rilancio del sistema produttivo nazionale

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Claudio Andrea Gemme,“L'efficienza energetica è un'opportunità per l'industria nazionale, che sul tema può assumere una leadership anche al di là dei confini nazionali”

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L’innovazione tecnologica applicata alla reti di distribuzione delle risorse energetiche sul territorio urbano è al momento uno dei fattori chiave per trasformare la città ed implementarne la governance, facendo affidamento sui criteri di convergenza tecnologica e sostenibilità ambientale. Un grande contributo alla realizzazione delle smart city lo posso dare anche le tecnologie elettrotecniche ed elettroniche, tramite l’upgrade di reti e sistemi.

 

Sostenibilità ambientale, trasporti e comunicazione sono tutti elementi fondamentali nel dibattito sulla città intelligente, ma è la sfida energetica, probabilmente, l’argomento di maggiore criticità e sul quale si concentrano gli interessi di molti decisori ed investitori. Le imprese aderenti a Confindustria ANIE hanno la possibilità di raccogliere la sfida smart city, accelerando l’innovazione e valorizzando il ruolo delle tecnologie nei progetti in corso di realizzazione. Lo scorso anno, a dicembre, si è svolta la X edizione della Giornata della Ricerca della Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche, dedicata al tema “Le tecnologie ANIE per le Smart City: innovazione e pervasività digitale per le città del futuro“, e molti dei partecipanti, in rappresentanza delle centinaia di aziende associate ad ANIE, hanno presentato progetti e applicazioni già in uso per l’efficienza energetica di reti di distribuzione e di edifici abitativi.

 

Si va dall’ammodernamento in senso smart e più efficiente delle reti energetiche, all’integrazione fra le diverse fonti di produzione di energia, alla gestione dei picchi di carico, all’efficientamento delle strutture esistenti. La diffusione delle fonti di generazione rinnovabili impone un adeguamento tecnologico delle reti di trasmissione e distribuzione, in modo da permettere l’accumulo e la gestione bidirezionale dell’energia. Senza tralasciare l’importante capitolo dell’efficienza energetica, che si declina nella riduzione dei consumi imputabili ai trasporti e nella ridefinizione dell’assetto energetico degli edifici, in particolare residenziali.

 

Su questa linea si è sviluppata l’audizione di Claudio Andrea Gemme, presidente di Confindustria ANIE, al Ministero dello Sviluppo Economico, che ha ribadito: “Il Paese ha bisogno di un grande piano di efficientamento energetico” per il suo rilancio e per una sostanziosa ripresa economica. “L’industria italiana vuole lavorare. Intervenire sugli impianti già esistenti ma obsoleti con un grande progetto di revamping energetico potrebbe rimettere immediatamente in moto il sistema produttivo del Paese“.

 

Il manifatturiero italiano è un comparto all’avanguardia e competitivo, ma in questa fase rischia di rimanere soffocato dalla tenaglia del costo del lavoro da un lato e del costo dell’energia dall’altro, “La nostra proposta – ha chiarito il presidente ANIE – è quanto mai concreta e subito attuabile: sostituire il parco elettrico esistente, sia in ambito industriale che nel building. Basti pensare a quanto lavoro ci sarebbe da fare sugli impianti elettrici, di illuminazione, di domotica e sugli apparecchi domestici. L’efficienza energetica è un’opportunità per l’industria nazionale, che sul tema può assumere una leadership anche al di là dei confini nazionali“.

 

Nel piano di manutenzione e innovazione del sistema – ha precisato Gemme – rientra a nostro avviso anche la grande partita dello stoccaggio dell’energia e delle reti smart.” Durante l’audizione, Anie ha evidenziato il ruolo strategico che i sistemi di accumulo giocheranno in futuro. Si attende ora un piano di perimentazione in cui la filiera italiana potrà dimostrare la propria eccellenza.

 

Purtroppo l’Italia sconta un annoso ritardo nell’adeguamento agli standard internazionali in termini di investimenti in innovazione: la spesa in R&S è ferma a poco più di un punto percentuale del PIL. Un valore ben lontano dall’obiettivo del 3% del Prodotto interno lordo ribadito con forza dalla nuova Strategia Europa 2020. Dall’altro lato, l’utilizzo dei finanziamenti europei alla ricerca da parte delle imprese italiane resta inferiore alla media europea, scontando maggiori vincoli di accesso.

Il percorso per la trasformazione in chiave “smart” di spazi urbani e reti è già iniziato, a livello europeo e mondiale. Alcuni dati lo dimostrano. Guardando solo alla rete elettrica, secondo uno studio Jrc promosso dall’Unione europea, 5 miliardi di euro sono stati già investiti per elevarne il contenuto in chiave “intelligente” nel territorio comunitario. Si stima che arriveranno a superare i 55 miliardi entro il 2020. Il bando europeo, all’interno del 7° Programma Quadro, relativo alle smart city ha recentemente messo in campo i primi 40 milioni di euro dei 12 miliardi che verranno assegnati nei prossimi 10 anni ai progetti più avanzati. Obiettivi: il raggiungimento del 20% di risparmio energetico nel 2020 e la costruzione di un’economia “de-carbonizzata” entro il 2050.

 

Sono già attivi centinaia di progetti per la realizzazione di smart city a livello internazionale. Il primato spetta all’Europa con circa 40 progetti già approvati, seguita da Nord America (35) e Asia (circa 20). Uno studio Pike Research stima, nel decennio in corso, investimenti complessivi mondiali in tecnologie per l’implementazione delle smart city vicini ai 100 miliardi di dollari. Da qui al 2020 gli investimenti in infrastrutture tecnologiche riguarderanno, in particolare, le smart utility e gli smart building.