eHEALTH: negli Stati Uniti individuate centinaia di vulnerabilità in smart device sanitari

di Flavio Fabbri |

VINTI

L’immissione massiccia di smart device in ambito sanitario, ospedaliero e medico ha raggiunto importanti traguardi in diversi Paesi del mondo occidentale e non solo. Negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Francia, Giappone, Corea del Sud e altre nazioni, i più grandi fornitori di tecnologie ehealth, tra cui Google, Microsoft, IBM, hanno trovato una valida sponda istituzionale nei piani governativi dedicati alla sanità elettronica e digitale, dando inizio ad un intenso processo innovativo.

 

Il problema, però, è che l’introduzione di connessioni internet, wireless e mobili all’interno delle strutture medico-ospedaliere, pubbliche e private, ha di fatto reso possibile anche in questo settore la possibilità di attacchi informatici di diverso tipo.

Secondo uno studio condotto negli Stati Uniti dalla Food and Drug Administration, confermato anche da un’indagine di cybersecurity Cylance, sono già centinaia gli apparecchi digitali ed elettronici, attivi in strutture sanitarie, infettati da malware e virus di varia natura e pericolosità.

 

Il dipartimento americano di sicurezza nazionale, l’Homeland Security, ha subito emanato un alert per aggiornare i software antivirus, le password e prendere tutte le precauzioni di sicurezza informatica previste in determinati ambiti.

 

Secondo un esame più approfondito dei dati, relativi alle centinaia di apparecchiature risultate ‘infettate’, nessuna macchina sembra essere la conseguenza di un’azione mirata da parte dei cyber criminali, ma un evento fortuito legato alla presenza di Pc e device portatili entrati con il personale e che indirettamente hanno contagiato le macchine in rete presenti nelle strutture.