WEB: aumentate del 6% cause legali per nomi domini nel 2012

di Flavio Fabbri |

VINTI

La celebre casa di moda Gucci ha dovuto affrontare sei diverse cause per far togliere il proprio nome da oltre 100 siti web che illegalmente se n’erano appropriati. Situazioni simili si sono verificate anche per Swarovski, Armani, Nike e Adidas, ma sono solo alcuni dei più noti brand sui mercati mondiali che ogni anno devono affrontare dispute legali legate alla proprietà intellettuale, al nome e al suo utilizzo illecito soprattutto su internet.

 

Con il boom globale dell’ecommerce, i grandi marchi di ogni comparto economico hanno iniziato a monitorare il web per verificare l’utilizzo illegale del proprio nome da parte di compagnie rivali e organizzazioni criminali. Spesso vengono usati i nomi per intero, altre volte solo in parte, spesso si tratta di vere e proprie azioni di squatting.

 

Secondo lo studio legale Sweet & Maxwell, le denuncie per sottrazione di nome di dominio in rete sono aumentate del 6% nei primi sei mesi del 2012. la stessa World Intellectual Property Organisation riporta per quest’anno un incremento di quasi 3000 casi registrati da luglio 2011 a luglio 2012.

 

È ovviamente la Cina il Paese che riceve il maggior numero di proteste e di denuncie per possesso ed uso illecito di nomi di domini, praticamente il doppio dei casi dal 2009 a oggi. E sempre il gigante asiatico è al secondo posto, invece, per numero di denuncie inoltrare contro altri (il 12% del totale), subito dopo gli Stati Uniti.

 

Utilizzare illegalmente il nome di un dominio appartenente ad un brand è uno dei reati più diffusi nel settore della proprietà intellettuale, perché la rete è ormai un grande mercato e l’ebusiness, in particolar modo il B2C, sta macinando profitti in tutto il mondo“, ha spiegato John Olsen, partner dello studio Edwards Wildman e autore del libro “Domain Names: Global Practice and Procedure“, edito da Sweet & Maxwell (Gruppo Thomson Reuters).

 

Utilizzare un nome già celebre dirotta verso la tua piattaforma una buona parte di traffico internet, senza contare il numero di shoppers che possono acquistare un prodotto – ha dichiarato inoltre Olsen – è per questo motivo che i grandi brand hanno intensificato la guerra all’illegalità e alla pratica dello squatting, fenomeno tornato a crescere con l’affacciarsi massiccio della Cina sul web“.