UNIVERSAL-EMI: accordo sotto la lente dell’Antitrust europeo

di Flavio Fabbri |

VINTI

La Commissione europea non guarda di buon occhio la fusione tra EMI e Universal. È quanto si apprende da un articolo del Finantial Times dedicato all’operazione finanziaria da 1,4 miliardi di euro. Secondo fonti ben informate, l’Antitrust europeo avrebbe già consegnato alla Universal un documento in cui si evidenziavano obiezioni consistenti relative all’accordo in corso tra i due giganti del mercato musicale internazionale, la prima delle quali un eccessivo potere sul mercato a scapito della libera concorrenza.

 

Insieme, le due major, controllano oltre un terzo del mercato globale. La Commissione Europea, infatti, vuole vederci più chiaro sulla ripartizione delle quote di mercato della Universal, secondo il documento calcolate in difetto tendendo fuori le tante controllate e le etichette indipendenti distribuite.

 

EMI-Universal è un accordo teso ufficialmente a rafforzare le piattaforme di musica digitale per aumentare i livelli di competitività nei confronti di Apple, nonchè in chiave anti pirateria. “Stiamo preparando una comunicazione dettagliata alla Commissione – ha spiegato un rappresentante Universal – nostra volontà è dialogare e collaborare con le istituzioni europee e allo stesso tempo insistiamo sull’utilità dell’operazione“.

 

Nei prossimi giorni dovrebbero iniziare le udienze a Bruxelles. Un caso di rilievo sul mercato europeo e non solo, perché la fusione dei due colossi non riguarda solo la vendita e la distribuzione di dischi, ma il controllo di band e musicisti, la gestione del diritto d’autore e la copertura mediatica (tv, radio, internet, stampa) delle produzioni musicali, con il rischio di occupare troppo spazio a svantaggio dei competitor.

 

Sull’altra sponda dell’Atlantico, invece, sembra andata a buon fine l’acquisizione di EMI Music da parte del consorzio Sony/ATV (che vede coinvolte diverse società dell’impero di Michael Jackson), per circa 2 miliardi di dollari. Poche ore prima dell’accordo era giunto il parere favorevole della US FTC (Federal Trade Commission), mentre anche per la Commissione europea non ci dovrebbero essere problemi, visto che il consorzio supera la quota media del 25% in nessuno dei mercati interni all’Unione.