PRIVACY: tribunale USA chiede a Twitter dati personali manifestante Occupy

di Flavio Fabbri |

VINTI

Secondo il tribunale, in nome della legge è possibile derogare alle leggi che proteggono la privacy dei cittadini in rete e Twitter deve collaborare con la giustizia. L’utente in questione, di cui i media hanno già reso pubblico il nome (Malcolm Harris), dovrebbe essere processato nei prossimi giorni, ma al magistrato servono dei tweets per dimostrare la partecipazione dell’imputato all’organizzazione della manifestazione e delle azioni illegali che ne sono seguite.

 

Non sono solamente gli Stati Uniti a fare questo tipo di richieste, hanno affermato dal quartier generale di Twitter a San Francisco, “nel 2012 sono aumentate drasticamente le domande di forniture dei dati personali di determinati utenti“, ha dichiarato Jeremy Kessel, il legal policy manager del sito di microblogging.

Il giudice di New York ha inoltre spiegato le motivazioni della decisione presa ieri, a partire dall’assunto che un messaggio su Twitter “non è un’informazione privata da tenere riservata“, perchè “tale informazione è in realtà condivisa con un gran numero di persone tanto da definirne  i contorni pubblici” e per legge è quindi “accessibile” agli inquirenti, senza nessuna “violazione del diritto di espressione e di quello relativo alla riservatezza della comunicazione“.

 

Lunedì mattina Twitter ha inoltre pubblicato il suo primo ‘Transparency Report‘, in cui sono registrate tutte le richieste governative pervenute nei primi sei mesi del 2012. A guidare questa ambigua classifica ci sono gli Stati Uniti, con 679 casi, seguiti dal Giappone, con 98, dalla Gran Bretagna e il Canada, con 11. Nel 75% dei casi si è fatto seguito alle domande con l’apertura dei file. A tali tipologie di richieste seguono quelle per la rimozione di tweets, che anche qui nel 38% dei casi sono state eseguite.