SOCIAL MEDIA: intelligence USA a caccia di terroristi sulle reti sociali, privacy a rischio per l’Epic

di Flavio Fabbri |

VINTI

Sono centinaia le parole considerate ‘sensibili’ dagli agenti dello U.S. Department of Homeland Security che da tempo monitorano, giorno e notte, siti di social networking e microblogging come Facebook e Twitter.

 

In base all’Analyst’s Desktop Binder, guida all’antiterrorismo online di 39 pagine prodotta dal DHS, l’intelligence americana cerca sulle reti sociali le tracce di ogni eventuale cospirazione di stampo terroristico contro il Governo degli Stati Uniti.

 

Parole di uso comune nei discorsi, come ad esempio “target, Messico, metropolitana, sicurezza, trasporti, body scanner, attacco, Al-Qaeda, malattia, infezione, allarme“, che vengono vagliate all’interno di qualsiasi commento e post in rete come possibili indizi da non sottovalutare. Il documento è stato pubblicato e reso pubblico dall’Electronic Privacy Information Center che ne critica l’applicazione in termini di violazione della privacy e della libertà di espressione.

 

Mary Ellen Callahan, chief privacy officer del Department of Homeland Security, e Richard Chavez, direttore del National Operations Center, hanno più volte ribadito sull’Huffington Post che tali operazioni del DHS non sono rivolte ad un controllo poliziesco della rete, ma alla prevenzione di attività potenzialmente pericolose per la sicurezza della Nazione Americana.

 

Negli Stati Uniti, da oltre un anno, si parla molto del movimento culturale e politico Occupy Wall Street, che si è diffuso in maniera consistente tra i cittadini americani e in maniera trasversale rispetto alle tradizionali strutture sociali ed economiche. In molti si sono chiesti se tale ‘guida’ per gli agenti dell’intelligence USA non sia anche uno strumento per controllare e reprimere ogni forma di dissenso politico verso Washington e quindi da utilizzare anche contro Occupy.

 

Un’ipotesi che preoccupa l’Epic e che, in una lettera al ministero dell’Interno americano, ha voluto evidenziare come il manuale cozzi a pieno col primo emendamento della Costituzione, quello che difende la libertà di parola.