PRIVACY: Twitter vende dati utenti a due research company

di Flavio Fabbri |

VINTI

Ogni volta che sui social media e i siti di microblogging pubblichiamo qualcosa, condividiamo contenuti, commentiamo e lasciamo note e preferenze sui nostri profili e su quelli degli altri, inevitabilmente produciamo dati. Dati relativi alle nostre abitudini, preferenze e necessità in relazione ad una miriade di argomenti: dallo shopping alla politica, dallo sport all’intrattenimento (musica, cinema, tv, teatro, giornali), dal cibo alle vacanze.

 

Miliardi di informazioni che società di ricerca, marketing e advertising pagano profumatamente alle stesse piattaforme dove vengono generati, in ogni momento del giorno (e della notte), per essere poi memorizzati ed elaborati all’interno dei database aziendali. È quanto successo di recente con Twitter che, secondo un articolo della Reuters, avrebbe venduto all’americana Boulder e alla britannica DataSift una grossa fetta di dati relativi a tweets e ai profili degli utenti iscritti.

 

La Boulder potrà gestire gli archivi Twitter dell’ultimo mese, mentre la società britannica quelli degli ultimi due anni. Ma quali possono essere i problemi concernenti la privacy e la tutela dei dati sensibili? Chi ci assicura che i nostri dati verranno gestiti nel rispetto della legge sulla privacy? Secondo Paul Stephens, Direttore dell’ufficio Policy and advocacy dell’americana Privacy Rights Clearinghouse: “Tutto ciò che facciamo sui social media e alter piattaforme di comunicazione elettronica connesse in rete è tracciato e tracciabile. Le compagnie che lavorano in rete lo sanno e sono pronte a tutto pur di venire in possesso dei nostri dati che potenzialmente possono avvantaggiarle nella competizione sul mercato“.

 

Twitter non ha voluto commentare la faccenda e solo DataSift ha accettato di rispondere alle domande dell’agenzia Reuters. L’amministratore delegato della società, Rob Bailey, ha voluto subito tranquillizzare tutti: “Nessuno potrà accedere ai messaggi privati e quelli cancellati. Il nostro scopo è solo comprendere in termini di trend e statistiche cosa la gente fa, perché e in che frequenza. Cose che può vedere chiunque sulla bacheca di chiunque altro in ogni istante“.

 

Eppure, ci ricorda Rebecca Jeschke, digital rights analyst e portavoce di Electronic Frontier Foundation: “Quello che fanno è legale. È frustrante per me quanto per tutti gli utenti di Twitter, ma è consentito dalla legge. Tutto ciò che facciamo in rete è memorizzato e rintracciabile, e a queste aziende è permesso di analizzare scientificamente questa enorme mole di informazioni personali che appartengono in teoria a noi, ma di fatto alle società proprietarie delle piattaforme“.