APPLE: partite le verifiche negli impianti Foxconn. Dubbi sull’imparzialità della FLA

di Flavio Fabbri |

VINTI

Sono tutti al lavoro gli uomini della Fair Labor Association (FLA) che da stamattina si aggirano per gli impianti cinesi della Foxconn, il grande fornitore dei componenti per i gioielli Apple (iPhone, iPad, iPod, Mac). Ai dipendenti dell’azienda cinese è stato presentato un questionario relativo alle loro condizioni di vita e lavoro all’interno delle strutture a cui potranno rispondere vero o falso tramite un iPad 2.

 

A gruppi di 30 persone, per un totale di 35 mila unità, i lavoratori dovranno compilare il questionario e per circa 20 giorni saranno tenuti sotto stretta sorveglianza da parte degli inviati della FLA. È la prima volta che succede una cosa del genere all’interno delle aziende partner della Apple. Proprio Cupertino, qualche giorno addietro, aveva annunciato l’invio di osservatori stranieri in Cina con lo scopo di verificare se ci sono bambini sulle linee di produzione delal Foxconn, se i dormitori sono o no puliti e sovraffollati, quante ore di lavoro toccano a ciascuno e se vengono utilizzati in catena prodotti tossici.

 

Sempre durante la scorsa settimana, soprattutto negli Stati Uniti, più di un’organizzazione per i diritti civili e le libertà dell’individuo avevano dato vita ad iniziative molto seguite davanti agli Apple Store americani e di altre metropoli sparse per il globo per sensibilizzare i consumatori sulla sorte drammatica che spetta ai lavoratori della Foxconn (e non solo) che producono i pezzi dei tanto amati iPhone e iPad.

 

Il problema, secondo alcuni attivisti, è che la Fair Labor Association potrebbe essere d’accordo con il management Apple. Tim Cook, CEO Apple, sempre durante la scorsa settimana, aveva confermato l’adesione dell’azienda alla FLA rendendo pubblici alcuni dati relativi al rispetto del codice di condotta sul posto di lavoro che, a quanto si legge nel documento offerto da Cook, è rispettato dall’84% delle imprese partner. Per Scott Nova, direttore del Work Rights Consortium: “E’ piuttosto strano che la FLA affermi di già, in maniera perentoria, che nella maggior parte delle fabbriche cinesi non siano state rilevate condizioni allarmanti“. In un’intervista al New York Times Nova dichiara: “Dicono che i problemi non sono riconducibili alla presenza di bambini negli impianti o al carico di lavoro opprimente, quanto ad una certa routine quotidiana ed un po’ di noia“.

 

La presenza nel board di FLA di rappresentanti di aziende molto potenti come Apple, Nike o Adidas, rende difficile il lavoro di verifica della Fondazione nel Sud Est asiatico, in Africa e in Sud America, Paesi dove queste società hanno grossi interessi da difendere“, ha invece affermato Chantal Peyer responsabile della campagna ‘High Tech – No Rights’. I risultati dell’indagine in corso in Cina saranno comunque resi pubblici a metà marzo 2012.